di Patrizio Gonnella, da Il Manifesto del 21 giugno 2018
La proposta della Lega sulla legittima difesa è un atto di sfiducia nei confronti dello Stato, delle forze dell'ordine, dei giudici, di studiosi e giuristi. Essa significa abdicare alla funzione di controllo dell'ordine pubblico da parte delle polizie.
Significa dare un messaggio per la proliferazione delle armi e del loro uso scriteriato, non fidarsi dei giudici e del loro sapiente lavoro di indagine e analisi dei fatti. La proposta, fortemente voluta dall'attuale sottosegretario leghista al ministero degli Interni Nicola Molteni, ripropone quella già presentata nella scorsa legislatura. Essa prevede, in modo contorto, una sorta di presunzione assoluta di legittima difesa nonché il solito aumento di pena per il furto in appartamento. Di aumento in aumento - è il terzo negli ultimi anni - puniremo il ladro quanto un terrorista dell'Isis.
Un breve riassunto di quanto avvenuto negli ultimi anni spero aiuti il lettore di fronte a mille annunci di leggi salvifiche. L'articolo 52 del codice penale era stato già modificato nel febbraio del 2006, sul finire della legislatura berlusconiana, proprio per volontà della Lega. Fu introdotta la norma secondo cui comunque è consentito usare l'arma ogni qual volta c'è un'intrusione nella propria casa, negozio, ufficio o azienda. Per cui la proposta di Molteni va a modificare una legge voluta dalla Lega che a sua volta aveva cambiato una norma del codice fascista del 1931. Verrebbe da dire, da cittadino, ci si può mai fidare di costoro?
Aveva ragione Vittorio Ferraresi, attuale sottosegretario alla Giustizia del M5S, che in sede di dibattito parlamentare, nel 2017, affermava che qualunque fosse la norma scritta l'indagine giudiziaria mai potrà essere evitata. L'indagine infatti è dovuta, qualunque sia la proposta di legge, di destra o di sinistra. L'indagine è una forma di tutela nei confronti di chi si è difeso, se lo ha fatto in modo legittimo, onesto, proporzionato. Se c'è stato un morto il giudice ha il dovere di indagare, comunque. D'altronde la persona uccisa potrebbe non essere un ladro, ma un vicino di casa, un poliziotto in borghese.
Contro la proposta leghista vi sono argomenti giuridico-costituzionali (la vita non può mai essere posta sullo stesso piano della proprietà privata: la proporzionalità tra offesa e difesa salvaguarda la ragionevolezza) e di politica criminale (la percezione di poter usare liberamente le armi ne determinerà un uso improprio, pericoloso anche nei confronti di persone innocenti).
L'opposizione nei confronti della proposta leghista è giusto che sia fatta nel nome del grande calciatore della Lazio Luciano Re Cecconi, ammazzato nel 1977 da un gioielliere romano quando entrò nel suo negozio. Pare che scherzando Re Cecconi avesse simulato una rapina. Secondo un'altra ricostruzione non era avvenuto neanche quello. Re Cecconi, a 29 anni, fu ammazzato per legittima difesa. Infine poche parole sulla missione dei giuristi.
Prendo in prestito le parole di papa Francesco: "In questo contesto, la missione dei giuristi non può essere altra che quella di limitare e di contenere tali tendenze. È un compito difficile, in tempi nei quali molti giudici e operatori del sistema penale devono svolgere la loro mansione sotto la pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza scrupoli e delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società". In quest'epoca la missione dei giuristi deve essere quella di smascherare e limitare le pericolose falsità del populismo penale.