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Comunicazione del ministro della Giustizia,Clemente Mastella, alla Camera dei Deputati, 23/1/07

 

 

Onorevoli Colleghi,

Nel dare conto al Parlamento, massima espressione della sovranità popolare,

delle vicende che hanno riguardato l’amministrazione della Giustizia nell’anno

appena concluso e prima di delineare i tratti principali dei progetti di riforma

che mi accingo a presentare al Consiglio dei Ministri, sento forte l’esigenza di

richiamare e fare mio il monito rivolto dal Capo dello Stato nel suo

messaggio di fine anno: un confronto politico caratterizzato da toni suscettibili

di sovrapporsi al merito dei problemi da affrontare e delle soluzioni che

abbiamo il dovere di progettare e adottare nell’interesse degli italiani, rischia

di produrre una crisi irreversibile nel rapporto tra cittadini e istituzioni.

Tale monito, che totalmente condivido, bene si presta a diretta applicazione

nel settore della Giustizia.

Non è, infatti, soltanto la politica a ricevere un giudizio negativo da parte dei

nostri concittadini: il sistema giudiziario è tra quelli verso il quale il livello di

fiducia e di affidamento delle persone è sceso negli ultimi anni in modo più

significativo e continua a produrre nell’opinione pubblica segni di insofferenza

e di incomprensione.

Ciò che mi preoccupa di più è proprio l’insoddisfazione che i cittadini

traggono dal rapporto con il sistema giustizia.

Una sensazione diffusa, anche se poco misurabile, che pur tuttavia è sotto gli

occhi di ciascuno di noi.

Secondo alcun ricerche, i tre quarti delle persone che ogni giorno varcano la

soglia degli uffici giudiziari ne esce con sentimenti di impotenza, se non di

vera e propria rabbia, capaci di favorire la progressiva presa di distanza dei

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cittadini non solo dalla Giustizia, ma, più in generale, dallo Stato e dalle

Istituzioni repubblicane.

Certo, questa crisi di fiducia tra il cittadino e la Giustizia è stata talvolta

accentuata proprio dalla insufficiente qualità del confronto politico.

Troppo spesso il recente passato è stato caratterizzato da toni gridati che

anche in materia di Giustizia hanno reso assai difficile il percorso virtuoso

indicatoci con tanta autorevolezza dal Capo dello Stato.

Per quanto mi riguarda, la centralità del sistema di Giustizia, vero pilastro

dell’ordinamento democratico per la difesa dei diritti individuali e la sicurezza

dei cittadini, la sua straordinaria importanza per la competitività economica

del Paese, la sua rilevanza strategica per dare nuovo slancio alla costruzione

di un’Europa vicina ai bisogni di ogni cittadino dell’Unione, costituiscono

altrettanti elementi che mi fanno sentire vincolato ad un metodo di confronto

pacato e aperto, attento esclusivamente al merito dei problemi, delle proposte

e delle possibili soluzioni.

Tengo a ribadirlo: la Giustizia è tema di tale importanza, snodo istituzionale di

tale delicatezza, che la sua riduzione a semplice occasione per marcare una

discontinuità col recente passato contrasta profondamente con la mia cultura,

il mio modo di fare politica e di concepire le istituzioni.

Ritengo quindi auspicabile che il percorso dei disegni di legge che il Governo

si accinge a presentare possa registrare non solo il positivo concorso di tutto

il Parlamento nella ricerca di riforme largamente condivise, ma anche

l’apertura al contributo di idee e proposte da parte delle istituzioni e di tutti gli

attori del sistema-Giustizia.

Voglio però anche dire con forza che la stella polare della mia azione di

governo non sono associazioni o gruppi professionali, pure autorevoli e

influenti, bensì i cittadini, le persone in carne ed ossa con il loro quotidiano e

pressante bisogno di una giustizia rinnovata ed efficace, autonoma e

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indipendente nell’esercizio di tutte le sue funzioni, credibile perché

responsabile della qualità del servizio offerto al Paese.

Verso di loro sento il dovere di un’iniziativa riformatrice che intendo sostenere

con coerenza dinanzi al Parlamento, in adempimento dei compiti affidatimi

dall’articolo 110 della Costituzione e nel pieno rispetto del programma con il

quale ci siamo presentati di fronte agli elettori.

Sono convinto che l’insoddisfazione montante, tra gli utenti e gli stessi

protagonisti del mondo giudiziario, si può arginare soltanto con progetti

complessivi e coerenti che incidano sugli aspetti problematici del sistemagiustizia

che pesano di più alla collettività.

In primo luogo i tempi, di cui la gente non comprende la continua dilatazione

e che incidono negativamente su utilità e pertinenza di ogni decisione

giudiziaria, anche di quella più giusta.

Quindi i costi, non solo legati all’esborso di denaro necessario per l’accesso

alla giustizia, ma anche, e forse soprattutto, al negativo impatto su individui e

società che i ritardi nella resa giustizia producono.

Infine la stessa certezza del diritto, sovente messa in discussione, anche di

recente, dall’intreccio tra mediatizzazione e taluni comportamenti di singoli

attori.

Fronteggiare questa crisi di affidabilità della giustizia non è solo una priorità

per il Governo, del resto enunciata senza equivoci dal Presidente del

Consiglio, ma un’urgenza ed una sfida per tutta la classe dirigente del Paese:

una vera e propria questione nazionale.

La giustizia nel 2006 – Nell’esporre sinteticamente quanto nel corso del

Nell’esporre sinteticamente quanto nel corso del

2006 si è verificato nell’amministrazione della giustizia, limiterò il mio discorso

ad alcuni snodi ed elementi essenziali, rinviando per il resto a più completo e

complesso documento, che verrà proposto all’attenzione del Parlamento

corredato di dati statistici di maggior dettaglio.

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Tali dati non sono certo ancora sufficienti, nonostante i ripetuti annunci del

precedente Governo, a rispondere all’esigenza di disporre di strumenti di

misura e conoscenza idonei a consentire una valutazione esatta delle

performance complessive e di settore del sistema giudiziario. Dotare

complessive e di settore del sistema giudiziario. Dotare

l’amministrazione di affidabili strumenti di rilevazione statistica è un campo

nel quale impegnare con decisione in futuro l’azione dell’intero Governo.

È noto che il Parlamento ha provveduto, su mia proposta, a adottare un

provvedimento di parziale sospensione della riforma dell’ordinamento

giudiziario sostenuta dal precedente Governo. Sono noti altresì i conflitti e le

tensioni laceranti che quella riforma aveva prodotto nel tessuto istituzionale,

mettendo a rischio i principi fondamentali di autonomia e indipendenza della

magistratura.

Il 2006 è dunque profondamente segnato da un radicale cambiamento di

rotta nel progetto complessivo di Giustizia affermato dal nostro Governo.

L’intervento del Parlamento ha rappresentato a mio avviso un atto di grande

responsabilità, che se da un lato ha realizzato un’utile, seppur non perfetta,

sintesi sostenuta da un largo consenso politico, dall’altro rende ora

necessaria un’ulteriore, urgente iniziativa legislativa, di cui darò meglio conto

nella seconda parte del mio intervento.

Del metodo auspicabile in questo prossimo percorso e delle mie convinzioni

circa i veri aventi diritto di un servizio-giustizia efficiente e moderno ho già

detto.

Politiche penitenziarie - L'anno appena trascorso ha segnato una svolta

L'anno appena trascorso ha segnato una svolta

nelle politiche penitenziarie a seguito dell'approvazione del provvedimento di

indulto, che si innesta in un contesto di iniziative finalizzate alla

umanizzazione della pena.

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Il mantenimento stabile del livello della popolazione detenuta in circa 39000

unità, a mesi ormai dal prodursi degli effetti dell’indulto; il rilancio delle aree

educative con la introduzione di un nuovo modello di trattamento; le iniziative

in favore della detenzione sociale - dalle misure per le detenute madri

all'opera di recupero dei tossicodipendenti - sono state tutte attività che

hanno caratterizzato positivamente l'anno appena trascorso, ristabilendo

condizioni di "legalità" nella fase di esecuzione della pena.

L'anno 2006 ha visto inoltre sensibili iniziative nel settore del lavoro e della

sanità in ambito penitenziario. Si sono infatti consolidate le attività ammesse

ai benefici della legge Smuraglia, che offre sgravi fiscali alle aziende che

offrono lavoro ai detenuti, e si registrano significative esperienze di

formazione lavorativa.

Pur in contesto critico di finanza pubblica, è stata poi introdotta la cartella

clinica informatizzata che consentirà in breve di conoscere in modo completo

le esigenze sanitarie della popolazione detenuta, per una sempre migliore

razionalizzazione degli interventi.

Accanto a queste iniziative, va pure segnalato il piano di interventi per la

ristrutturazione e l'ampliamento di alcune importanti strutture penitenziarie,

che consentirà l'incremento della capienza detentiva ed il miglioramento delle

condizioni di vita all'interno delle carceri.

La giustizia civile – I dati statistici riferibili al 2005 e al dato tendenziale

I dati statistici riferibili al 2005 e al dato tendenziale

annuale rilevato a giugno 2006 indicano un costante aumento della domanda

di giustizia.

Le cause iscritte nel 2005 sono state 4.330.305, a fronte di 4.252.875 cause

nel 2004.

La capacità di risposta del sistema a tale aumento reagisce secondo un tasso

di incremento pari a circa il 2% annuo, in linea con l’evoluzione registrata nel

quinquennio.

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Il numero di procedimenti definiti è stato nel 2005 pari a 4.207.469, allorché

nel 2004 era stato pari a 4.097.990. Le previsioni per il 2006, sulla base del

dato del primo semestre 2006, non si discostano in modo significativo da

quanto finora osservato, con un aumento di procedimenti esauriti presso le

Corti d’appello e i giudici di pace ed un sostanziale equilibrio del dato per

tribunali e tribunali per i minorenni.

Il dato da sottolineare per comprendere l’ineludibilità e l’assoluta urgenza di

scelte deflattive forti è che, nonostante il lieve andamento crescente, il

numero dei procedimenti definiti ha continuato a mantenersi, come nel 2004,

al di sotto del numero dei nuovi iscritti, con conseguente crescita del

contenzioso arretrato.

Il numero dei procedimenti pendenti sfiora dunque i cinque milioni, in area

prossima al numero annuale sia dei procedimenti iscritti che dei definiti.

Tali dati vanno interpretati in relazione a quelli relativi alla durata prevedibile

dei processi iscritti nel 2005 (cosiddetti tempi di giacenza), nei quali si

registra, con poche eccezioni, un peggioramento da un anno all’altro che può

ormai ritenersi cronico.

30 mesi di giacenza media attesa per un processo di cognizione ordinaria

iscritto nel 2005 in primo grado a Roma (ma addirittura 52 a Messina!) o 44

mesi su scala nazionale per la definizione di un analogo processo in appello,

rappresentano indici di durata indegni di un Paese civile ed ai quali non

possiamo rassegnarci.

La giustizia penale – Nonostante la quasi generalizzata diminuzione dei

Nonostante la quasi generalizzata diminuzione dei

procedimenti iscritti nel 2005 rispetto al 2004, tanto presso le Procure della

Repubblica (- 2% contro autori noti e – 8% contro ignoti) che presso i tribunali

(- 10 % per il rito collegiale e – 1% per il monocratico) e giudici di pace (- 9%),

con unico dato in controtendenza relativo alle Corti d’appello (+ 8,7%), la

giacenza media in giorni nelle varie tipologie di ufficio non registra variazioni

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di rilievo (ad esempio da 619 a 622 giorni per il dibattimento collegiale in

tribunale).

La variazione più alta attiene al dibattimento presso il giudice di pace, la cui

giacenza passa da 225 giorni nel 2004 a 285 giorni nel 2005.

Notevole la variabilità tra le giacenze dei singoli uffici, secondo territorialità e

dimensione. Nel caso delle Corti d’appello, ad esempio, si passa dai 230-250

giorni per le Corti di Palermo o di Potenza, ai 1200 giorni di Ancona e

Venezia, a fronte di una media nazionale pari a 622 giorni).

Anche nel settore penale gli indici disponibili indicano dunque la necessità di

interventi urgenti per garantire il principio costituzionale di ragionevole durata

del processo.

Le iniziative del Governo per una Giustizia più rapida al servizio del

cittadino – Ho impegnato fin dal mio insediamento tutte le strutture

Ho impegnato fin dal mio insediamento tutte le strutture

ministeriali e apposite Commissioni in vista di un profondo intervento

riformatore sull’ordinamento giudiziario e sulle diverse discipline processuali e

sostanziali.

L’urgenza e la gravità dei problemi innanzi descritti necessita di risposte

altrettanto urgenti, di un vero e proprio Piano straordinario per la Giustizia.

È necessario in primo luogo l’impegno del Governo sulla riforma

dell’ordinamento giudiziario, consentita dalla legge di sospensione già

approvata dalla maggioranza.

Il relativo disegno di legge va rapidamente licenziato dal Consiglio dei Ministri

e va assunto l’impegno di tutte le forze politiche della maggioranza di

consentirne l’approvazione entro il 31 luglio 2007.

Vanno quindi adottate immediate riforme volte alla semplificazione e

all’accelerazione dei processi civili e penali. Tali riforme devono essere

peraltro compatibili con una prospettiva di più lungo periodo, in quanto

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preparatorie dei successivi interventi di sistema che risulteranno dai lavori

delle Commissioni ministeriali da me istituite.

Alcuni di questi interventi non necessitano di impegni finanziari aggiuntivi.

Altri interventi straordinari, invece, pure assolutamente necessari per

recuperare con rapidità livelli accettabili di efficienza, dovranno essere

accompagnati a regime dagli opportuni aggiustamenti di bilancio.

Gli interventi che propongo riguardano dunque i seguenti temi: ordinamento

giudiziario; processo civile; processo penale; misure di organizzazione e

razionalizzazione della macchina giudiziaria; correzione delle cosiddette

"norme ad personam".

La riforma dell’ordinamento giudiziario – Il vecchio sistema ordinamentale

Il vecchio sistema ordinamentale

e la stessa riforma immaginata con la legge 150/2005 non tengono in conto la

condivisa consapevolezza che il sistema di valutazioni dei magistrati non è

più adeguato.

La professionalità del magistrato non può più essere affermata solo per

presunzioni e soltanto in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati

nel tempo. Allo stesso modo il bizantino sistema dei concorsi previsto dalla

riforma sospesa dal Parlamento non valorizzava adeguatamente l’attività dei

magistrati, basando la progressione su esami e titoli teorici e formali, spesso

non conferenti con l’attività concreta svolta nella giurisdizione.

Al contrario, la mia riforma punta ad un magistrato più preparato, perché

reclutato nel migliore dei modi, scelto negli incarichi successivi perché

migliore per le funzioni da attribuire. In altri termini, la previsione di un

continuo controllo sulla professionalità e la scelta per gli incarichi direttivi

dell’uomo giusto al posto giusto.

Pertanto sarà previsto un sistema di selezione più efficace in cui per

accedere alla magistratura non basterà soltanto la laurea ed un concorso

teorico. Si tratterà di un concorso di secondo grado ed un corso-concorso, in

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cui ad una prima selezione teorica farà seguito un corso ed una selezione

finale teorico pratica.

Saranno previsti momenti ravvicinati, ogni quattro anni, di valutazione

dell’attività dei magistrati, anche con conseguenze di rilievo economiche e di

carriera nel caso di riscontrata inadeguatezza.

L’analisi delle capacità organizzative e dell’attitudine agli incarichi direttivi

dovrà essere elemento costante della valutazione periodica, da riprendere ed

approfondire in occasione della valutazione specifica richiesta per il

conferimento di un incarico direttivo. L’esercizio delle funzioni direttive, poi,

sarà caratterizzata da un maggior controllo di professionalità e di gestione,

con limiti di tempo ben definiti: 4 anni rinnovabili una sola volta.

La carriera resta unica. Alla marcata separazione tra funzioni giudicanti e

requirenti deve sostituirsi un sistema di distinzione delle funzioni, in cui il

passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa viene

consentito, ma resta subordinato alla frequenza di un corso di qualificazione

professionale e ad un giudizio di idoneità specifica, con limiti di incompatibilità

a livello distrettuale.

La scuola della magistratura si occuperà soltanto della formazione iniziale e

continua dei magistrati, senza alcuna invasione di competenze con il CSM,

unico organo che potrà procedere alla valutazione dei magistrati.

L’assetto ordinamentale che vi propongo, poi, per la maggiore attività

valutativa richiesta, dovrà essere accompagnato da una riforma del Consiglio

Superiore della Magistratura, in cui i componenti siano aumentati e 30 e la

struttura amministrativa potenziata adeguatamente.

Gli interventi sul processo civile – Ogni processo dovrà pervenire a

Ogni processo dovrà pervenire a

decisione definitiva entro un termine prestabilito sulla base della

giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell’uomo per procedimenti

dello stesso tipo. La durata di un processo ordinario di media complessità

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non dovrà oltrepassare i cinque anni nei tre gradi di giudizio (due anni in

primo grado, due anni in appello e 1 anno in cassazione).

L’obiettivo è quello di ottimizzare e rendere prevedibile per le parti la durata

del processo, in linea con le più recenti raccomandazioni del Consiglio

d’Europa.

Viene allo scopo istituita un’udienza di programmazione dei tempi del

processo, già introdotta con successo nel sistema francese, nel corso della

quale il giudice stabilirà, nel contraddittorio delle parti, un vero e proprio

calendario del procedimento. Saranno imposti termini vincolanti, garantiti da

apposite preclusioni e non prorogabili se non in caso di gravi e giustificati

motivi.

Sono attribuiti al giudice, che riceverà la qualifica di responsabile del

procedimento, poteri officiosi che consentano il governo del processo. In caso

di mancato rispetto del termine massimo di ragionevole durata, il magistrato

dovrà tempestivamente informare il dirigente del suo ufficio, che avrà

l’obbligo di prendere ogni necessaria iniziativa, sia essa di carattere

organizzativo o disciplinare.

La valorizzazione del ruolo conciliativo del giudice nella prima fase del

procedimento, accompagnata dalla previsione di sanzioni processuali a

carico della parte che abbia, senza giusti motivi, rifiutato la proposta

conciliativa avanzata dalla controparte o proposta dal giudice, si muovono

pure nel senso della responsabilizzazione di tutte le parti di fronte alla

domanda della giustizia.

Sarà inoltre alleggerito il peso delle questioni di competenza, prevedendo un

procedimento semplificato in luogo del farraginoso meccanismo del

regolamento di competenza. Se si considera che solo nel 2005 sono

pervenuti alla Corte di cassazione 2.243 ricorsi per regolamento di

competenza su una sopravvenienza totale di 29.975 ricorsi, si possono

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facilmente cogliere i riflessi positivi che, anche sul versante più generale della

deflazione dei carichi e dei flussi, tale misura può garantire.

Sono poi previsti altri interventi sul processo tesi a ridurne la durata.

Tra questi lo snellimento del sistema delle notifiche, l’aumento della

competenza per valore del giudice di pace, la semplificazione del regime

delle nullità processuali, attraverso la riduzione delle relative ipotesi e il

rafforzamento degli strumenti di sanatoria degli atti processuali nulli.

La modifica degli articoli 181 e 309 del codice di rito, in modo che l’assenza

delle parti in udienza determini immediatamente la cancellazione della causa

dal ruolo, al fine di ovviare ad una delle cause più frequenti di allungamento

dei processi.

L’introduzione del procedimento sommario non cautelare, per consentire la

definizione della controversia attraverso una procedura semplificata e veloce.

La trasformazione dell’appello da gravame devolutivo, che consente una

nuova delibazione sulla fondatezza della domanda, a mezzo di impugnazione

a motivi chiusi e specifici, come peraltro da tempo auspicato dalla migliore

dottrina. In tal modo, oggetto dell’appello diventerebbe la sentenza di primo

grado eventualmente viziata, come attualmente accade nel giudizio di

cassazione.

La razionalizzazione dei meccanismi di liquidazione delle spese processuali,

attualmente strettamente correlate alla durata (anche se eccessiva) del

processo. Il meccanismo di liquidazione dovrebbe essere sganciato dalla

durata del processo e, anzi, dovrebbe prevedere incentivi in caso di minor

durata, valorizzando così l’impegno e la qualità professionale degli avvocati.

Sono anche convinto della necessità di una sostanziale riduzione dei termini

di sospensione del processo nel periodo feriale, che attualmente decorrono

dal 1° agosto al 15 settembre e che, con la riforma, saranno ridotti di 1/3 e

andranno dal 1° al 31 agosto.

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Nella situazione di grave crisi fin qui descritta, non è accettabile che i tribunali

e le corti italiane non apprestino l’ordinario servizio di udienza per ben 45

giorni!

Gli interventi sul processo penale – Come si è visto, interventi normativi

Come si è visto, interventi normativi

sono non solo necessari, ma indifferibili.

Sarà mio impegno preciso affrontare anche per il processo penale il problema

dell’efficienza e della durata ragionevole del processo.

Anche in questo caso, e per cogliere una metafora sportiva particolarmente

efficace, bisogna evitare che qualcuno possa far "melina" nel gioco

processuale, sperando di lucrare di una pronuncia sulla prescrizione. Nello

stesso tempo vanno responsabilizzati anche in questo ambito magistrati,

avvocati, periti e personale amministrativo per garantire che il processo

penale abbia un termine massimo ben preciso (massimo cinque anni nei tre

gradi di giudizio) e non possa superarlo, fatta eccezione per quei processi di

particolare complessità, legati all’accertamento di fatti connessi alla

criminalità organizzata od al terrorismo.

Intendo proporre per l’approvazione un provvedimento legislativo, già

elaborato dai miei uffici, che preveda anche nel settore penale la necessaria

ed efficace programmazione dei tempi del processo. Questo intervento, nel

rispetto degli standard imposti dalla Convenzione europea per la

salvaguardia dei diritti dell’Uomo e dalla giurisprudenza della Corte di

Strasburgo, è volto da un lato a garanzia dei diritti delle parti e, dall’altro, ad

assicurare la soddisfazione della legittima pretesa punitiva Stato, baluardo

della libera convivenza civile.

In questa ottica intendo, poi, rivedere il regime delle nullità che non incidano

sulle garanzie di difesa, introducendo delle più rigide preclusioni temporali

alla loro proponibilità. Ciò eviterà di far regredire il processo ponendo nel

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nulla attività complesse e costose, innalzando al tempo stesso l’effettività del

complessivo sistema delle garanzie.

Analogamente la disciplina delle questioni di competenza deve contemplare

rigide preclusioni temporali e l’immediata ricorribilità in cassazione, in modo

da pervenire sul punto ad una rapida e definitiva decisione.

Intendo, poi, adempiere ad un preciso impegno di programma riguardante

una profonda riforma della disciplina della prescrizione introdotta dalla Legge

cd. ex Cirielli. Il cuore dell’intervento deve ancorare il termine finale della

prescrizione ad un momento precedente alla formazione del giudicato,

evitando la moria dei processi, scoraggiando impugnazioni meramente

dilatorie e incentivando il ricorso ai riti alternativi. Va precisato che tale

intervento potrà riequilibrare il vigente sistema di inappellabilità della

sentenza di assoluzione da parte del pubblico ministero, pure attualmente

sottoposto a vaglio di costituzionalità (cd. Legge Pecorella).

Per quanto riguarda i riti alternativi, all’effetto di spinta indotto dalla certezza

della conclusione del processo in tempi ragionevoli, vanno affiancate

preclusioni temporali al patteggiamento; un patteggiamento ammesso in

grado di appello costituisce uno spreco di risorse non giustificato, sicché alla

parziale rinuncia dello Stato alla pena deve corrispondere effettivamente un

recupero di risorse e di efficienza del sistema.

È allo studio inoltre la possibilità dell’allargamento del patteggiamento alle

pene, pur non condizionalmente sospese, per le quali l’imputato abbia titolo

per l’affidamento in prova al servizio sociale. Tale strumento, del quale stiamo

verificando il possibile impatto quantitativo, consentirebbe di unificare nella

fase preliminare del processo, con evidenti effetti deflattivi, le decisioni

relative alla pena da irrogare ed alla sua futura esecuzione.

L’intervento, che intendo proporre in uno dei prossimi Consigli dei Ministri,

comporta altre importanti disposizioni, quali la riforma delle impugnazioni

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delle misure cautelari e l’archiviazione dei procedimenti per fatti di particolare

tenuità.

È stato inoltre avviato un tavolo tecnico per la razionalizzazione, il

coordinamento e la modernizzazione delle leggi in materia antimafia.

Il gruppo di lavoro, coordinato dall’Ufficio legislativo del Ministero della

Giustizia, si compone di magistrati di altre articolazioni del dicastero, nonché

di tecnici appartenenti agli uffici legislativi del ministero dell’Interno, della

Difesa, dell’Economia, delle Finanze, di magistrati della Procura Nazionale

Antimafia e di esperti del Dipartimento della P.S., della DIA e dei Comandi

Generali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il programma prevede la redazione in tempi brevi di un disegno di legge

delega che, oltre a coordinare la normativa esistente, vada ad incidere, con

profonde innovazioni in materia di:

- Previsioni del codice penale e di procedura penale e delle connesse

leggi speciali, in chiave di accresciuta efficienza della complessiva

risposta repressiva al fenomeno mafioso (in accordo sinergico con le

Commissioni Ministeriali già insediate e la stessa Commissione

Parlamentare Antimafia).

- Misure di prevenzione, con particolare riguardo a quelle di carattere

patrimoniale, in modo da rendere più agevole e veloce il procedimento

che porta alla confisca dei beni delle cosche mafiose, da migliorare la

gestione degli stessi beni durante il tempo del procedimento, da

disciplinare, migliorandola, anche la fase della destinazione finale di

essi.

- Misure di contrasto alle infiltrazioni mafiose nei settori dell’economia,

dei lavori pubblici e della pubblica amministrazione (miglioramento ed

aggiornamento delle norme atte a prevenire il riciclaggio, con

particolare riferimento al "tracciamento" dei movimenti dei flussi di

danaro; accrescimento del sistema di prevenzione e controllo in materia

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di gare pubbliche; rivisitazione della normativa in materia di

certificazioni antimafia; predisposizione di regole costituzionalmente

compatibili in materia di elettorato passivo).

La giustizia minorile

Devo dire che l’abbassamento della soglia di età della responsabilità penale,

pure presente come ipotesi nel dibattito politico, non solo italiano, non mi

sembra una ricetta efficace per combattere la delinquenza minorile.

Nei Paesi dove questa soluzione è stata adottata, le evidenze statistiche non

ne hanno dimostrato la pertinenza. Altri strumenti, di carattere socioeducativo,

mi paiono più congrui rispetto ai bisogni di prevenzione speciale e

culturalmente più vicini alla nostra tradizione giuridica e alle migliori prassi

dei nostri uffici giudiziari.

In sintonia con i sistemi di Giustizia minorile, con le politiche giovanili dei

paesi dell’U.E e coerentemente con gli orientamenti del Governo di

razionalizzazione ed innovazione delle pubbliche amministrazioni, sarà

istituito un Centro per la Ricerca, la Formazione e l’Innovazione del

Dipartimento Giustizia Minorile. Il Centro garantirà la razionalizzazione delle

risorse umane ed economiche e si occuperà di sviluppare la ricerca

finalizzata ad azioni innovative ed interventi di qualità in area tecnicooperativa,

sostenendo e rafforzando le competenze degli operatori che

lavorano in ambito minorile e la cooperazione a livello nazionale, europeo e

internazionale.

Parallelamente ritengo che vada diffusa la strategia della mediazione penale,

fortemente sostenuta dalle istanze europee.

Sarà costituita, poi, una Commissione incaricata di proporre una

complessiva riforma ordinamentale, nella prospettiva di riunire in un unico

organo tutte le competenze che attengono alla persona al minore e alla

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famiglia. Una diversa Commissione studierà in particolare l’organizzazione

del sistema penitenziario minorile.

Le misure di organizzazione, razionalizzazione ed assorbimento

dell’arretrato – Sono tutti interventi necessari al raggiungimento degli

Sono tutti interventi necessari al raggiungimento degli

obiettivi prefissati.

Di particolare rilievo la realizzazione dell’Ufficio per il processo, inteso come

struttura amministrativa di supporto all’attività giudiziaria.

La piena attuazione dei principi costituzionali del giusto processo e della sua

ragionevole durata richiede una nuova metodologia di organizzazione del

lavoro del personale dell’amministrazione giudiziaria, orientato alle moderne

prospettive di lavoro di gruppo e al raggiungimento di obiettivi di efficienza.

Il nuovo modello organizzativo proposto è inteso come contenitore flessibile

delle diverse professionalità dell’amministrazione, idoneo a rispondere alle

esigenze di ammodernamento attraverso lo sviluppo della collaborazione e

delle sinergie possibili, il migliore utilizzo delle risorse umane e degli

strumenti analitici, statistici ed informatici, la disseminazione di

sperimentazioni diffuse sul territorio e la circolazione delle migliori esperienze

e pratiche professionali.

Il disegno di legge su "Costituzione dell’Ufficio per il processo e riordino

dell’inquadramento del personale dell’Amministrazione giudiziaria", sviluppato

in un’ottica di dialogo con gli operatori del settore e di concertazione con le

organizzazioni sindacali dei lavoratori, si propone come intervento normativo

quadro di definizione dei principi generali della riorganizzazione.

L’ufficio per il processo garantisce il compimento, debitamente monitorato,

delle attività correlate all’attività giurisdizionale, consentendo anche

l’occasione, senza oneri per l’Amministrazione, di svolgimento presso di esso

di attività di tirocinio legale.

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L’istituzione dell’ufficio per il processo è accompagnata da uno specifico

percorso di valorizzazione del personale, ridefinizione delle mansioni,

ricollocazione nei rispettivi inquadramenti, anche in relazione al forte impulso

che viene impresso al processo telematico.

A questo proposito devo dire che siamo arrivati ad un passaggio cruciale, che

ci consentirà il passaggio dal supporto cartaceo al collegamento in rete, per

arrivare appunto al processo telematico.

L’informatizzazione degli uffici giudiziari può realizzare un salto di qualità

mettendo a frutto le sperimentazioni ed i progetti che sono stati condotti dal

Ministero negli Uffici Giudiziari. La nostra intenzione è di far divenire le

esperienze virtuose condotte in molti uffici da punte di eccellenza in realtà di

nicchia, a quotidianità di tutti gli uffici.

La prima dimostrazione di ciò è stata la partenza nello scorso dicembre del

decreto ingiuntivo telematico con valore legale presso il Tribunale di Milano e

nostra intenzione è adesso estenderlo ad altre sedi.

L’obiettivo è di realizzare entro il 2010 decreti ingiuntivi, notifiche ai legali,

processo previdenziale e processo esecutivo in via telematica e con valore

legale in tutti gli uffici giudiziari. La realtà più complessa ed articolata del

processo penale non ha per ora consentito una diffusione così ampia del

processo telematico, ma sono in corso sperimentazioni in particolare per la

dematerializzazione e facile consultazione degli atti depositati ai sensi dell’art.

415 bis C.P.P., per la realizzazione della banca dati delle misure cautelari,

per il sistema informativo dell’esecuzione penale e per il sistema informativo

delle misure di prevenzione personali e reali (beni confiscati alla criminalità

organizzata).

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La riforma organizzativa è altresì diretta alla semplificazione delle attività di

pagamento di contributi, diritti e spese processuali ed alla razionalizzazione

della gestione delle somme confluenti nei depositi giudiziari.

Tutto ciò nel quadro di uno sforzo più generale che la mia amministrazione

sta assicurando per il contenimento e la razionalizzazione delle spese.

In particolare, sul tema delle intercettazioni telefoniche, appare ineludibile una

concorde azione del Governo per modificare sostanzialmente le prestazioni

obbligatorie dei gestori di telefonia e correggere, anche per il passato,

evidenti distorsioni nei meccanismi e nei risultati di spesa.

La spesa per le intercettazioni telefoniche e ambientali è infatti elevatissima.

Nel quadriennio 2003/2006 il costo globale è stato di circa 1 miliardo e 300

mila euro e in tale somma non è compreso il costo delle trascrizioni.

Tali costi sono il risultato di una gestione non centralizzata e del tutto

irrazionale, assolutamente non governata nello scorso quinquennio

dall’amministrazione centrale.

I contratti di nolo degli apparati su base circoscrizionale registrano altissime

variazione dei costi da sede a sede (il ventaglio dei costi va da 1 a 18).

Inoltre dovrà essere rivista la base di costo fissata con i gestori di telefonia

obbligati per legge a fornire la prestazione.

Nel disegno di legge (n. 1638 Camera) presentato dal Governo è prevista

una radicale trasformazione del sistema, con privilegio della riduzione dei

centri di ascolto e l’acquisto degli apparati (anche con il sistema della

locazione finanziaria).

I centri di intercettazioni saranno istituiti su base distrettuale in numero di 26

strutture (rispetto alle 166 attuali).

Il costo per spese di investimento, cablaggio, misure di sicurezza dei locali,

postazioni informatiche, acquisto software, manutenzione, è stimato in €

19.292.500,00 (diciannovemilioniduecentonovantaduemila500 euro).

19

All’evidenza è possibile un enorme recupero di risorse (da oltre 300 a circa

20 milioni per anno).

Ma ciò che mi sembra cruciale è che vengano pienamente tutelati la

sovranità ed il pieno controllo dell’autorità giudiziaria sul dato investigativo,

garantendo concretamente l’accessibilità ad uno strumento di indagine

insostituibile nelle indagini più complesse e delicate.

L’efficacia delle nuove norme processuali e organizzative si confronterà però

con uno spaventoso arretrato, per il quale vanno realizzati interventi

straordinari di abbattimento.

Per il civile è possibile procedere con meccanismi di stralcio per la rapida

evasione di tutte quelle cause rimaste prive di sufficiente trattazione

probatoria che abbiano superato o stiano per superare gli standards di

ragionevole durata determinati dalla giurisprudenza della Corte europea di

salvaguardia dei diritti dell’uomo. Questa misura straordinaria necessita, per

raggiungere rapidamente gli obiettivi di azzeramento dell’arretrato del

reclutamento e retribuzione di magistrati onorari in ragione di ogni sentenza

prodotta. Solo così si garantisce che la retribuzione sia direttamente collegata

al risultato, evitando al contempo future rivendicazioni di stabilizzazione.

Per i processi penali l’unica misura allo stato possibile è una norma transitoria

che consenta l’applicazione del patteggiamento per reati coperti da indulto

con una deroga agli attuali sbarramenti temporali.

Si impongono, inoltre, in coerenza con gli impegni di programma le modifiche

radicali agli interventi normativi cd. ad personam, in primo luogo in materia di

falso in bilancio.

Onorevoli Colleghi, questo è il progetto che ho in mente per riannodare in

tempi rapidi il rapporto di fiducia tra giustizia e cittadini.

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Ogni singolo intervento mi sembra coerente con un disegno globale della

giurisdizione fedele al dettato costituzionale ed insieme innovativo quanto a

strutture processuali, modelli ordinamentali e forme di organizzazione

dell’attività amministrativa.

Processi più rapidi giovano a tutti i soggetti coinvolti, trasformando garanzie

scritte sulla carta in tutela effettiva della persona.

Giovano all’intero Paese, del quale la Giustizia costituisce un fattore

essenziale di sicurezza e competitività.

Tra il progetto e la sua solidificazione in norma, sono essenziali il ruolo del

Parlamento ed un aperto dibattito con la società civile.

Tra la norma e la sua applicazione concreta esiste però talvolta lo spessore

di resistenze psicologiche e il peso di radicate abitudini professionali.

La decisiva importanza della Giustizia per la democrazia impone a tutti noi

un impegno coerente e coeso.