“L’Italia è il primo paese dell’UE per incremento del tasso di detenzione tra il 2016 e il 2018, in controtendenza rispetto al resto del continente (che presenta un trend negativo).”
In Europa diminuiscono i reati e di conseguenza diminuisce il numero di detenuti. Tra il 2015 e il 2016 gli omicidi sono calati del 3,3% (ma la tendenza va avanti dal 2008). Le rapine, nel periodo che va dal 2012 al 2016, sono diminuite del 24%; i furti in abitazione del 10%. Parallelamente, negli ultimi 10 anni la popolazione detenuta europea è diminuita del 13,1%; negli ultimi due del 3,2%.
In Italia i reati sono diminuiti in misura superiore rispetto alla media del continente . Gli omicidi, per limitarci al più grave tra i reati, tra il 2015 e il 2016 sono diminuiti del 14,6%, contro una media del 3,3 . Il nostro è uno dei paesi in cui si uccide di meno. Meno che in Germania, in Francia e nel Regno Unito. Nonostante ciò – e nonostante il calo generale dei reati – la popolazione detenuta è aumentata dell’1% negli ultimi dieci anni e addirittura del 7.5% negli ultimi due, a riprova del fatto che non esiste una relazione lineare tra l’andamento dei reati e il numero di persone detenute. L’Italia è il primo paese dell’UE per incremento della popolazione detenuta tra il 2016 e il 2018, in controtendenza rispetto al resto del continente (che presenta un trend negativo).
Country | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2018 |
Francia | 104,2 | 103 | 103,5 | 111,3 | 117,1 | 119,5 | 117,9 | 114,5 | 102,6 | 103,5 |
Germania | 90,9 | 89,3 | 87,6 | 88,4 | 86,2 | 84,1 | 81,4 | 78,4 | 78,4 | 77,5 |
Italia | 95,2 | 108,4 | 115,5 | 113 | 111,6 | 108,6 | 89,3 | 86,2 | 89,3 | 96 |
Polonia | 218,2 | 220,3 | 212,3 | 213,8 | 221,1 | 207,5 | 203,5 | 186,4 | 188,4 | 194,4 |
Romania | 132,1 | 132,2 | 138,9 | 147,6 | 158,7 | 165,4 | 158,6 | 144,1 | 140,5 | 118,1 |
Spagna | 161,5 | 175,2 | 166,8 | 156,4 | 151,2 | 148 | 144,2 | 141,1 | 133,2 | 129,7 |
UK: Irlanda del nord | 86 | 81,5 | 82 | 94,1 | 97,8 | 99,7 | 101,2 | 91,5 | 80,7 | 77 |
UK: Scozia | 156 | 155,5 | 150,4 | 156,6 | 153,5 | 149 | 147,6 | 144,6 | 142,4 | 136,5 |
Media | 134,7 | 136,3 | 136,4 | 138,4 | 139,3 | 135,2 | 129,6 | 123,7 | 120,7 | 112,2 |
Trends in prison population rates from 2008 to 20186
“Una delle prime cause dell’eccessiva presenza di persone detenute è da ricercare senz’altro nell’inefficace e repressiva legislazione sulle droghe, che rappresenta una delle principali cause di ingresso e permanenza in carcere”
Sul fronte dell’affollamento delle strutture penitenziarie i dati aggregati mostrano che le carceri italiane sono più affollate della media dei paesi europei, con un tasso del 115%, a fronte di una media europea del 93%. Ciò vuol dire che in Italia, laddove dovrebbero stare al massimo 100 persone, ce ne stanno 115.
Una delle prime cause dell’eccessiva presenza di persone detenute è da ricercare senz’altro nell’inefficace e repressiva legislazione sulle droghe, che rappresenta una delle principali cause di ingresso e permanenza in carcere. Al 31 gennaio 2018, il 31,1% delle persone detenute era ristretto per violazione del Testo Unico sulle droghe: circa un terzo del totale. La media europea è del 18%, 13 punti percentuali in meno. In Germania i detenuti per droga erano il 12,6%, in Francia il 18,3% e in Spagna il 19%. Solo Grecia e Lettonia facevano peggio di noi.
“Anche la presenza di stranieri nel sistema penitenziario italiano è percentualmente molto più elevata che nel resto del continente.”
Fonte: nostra elaborazione su dati SPACE Consiglio d’Europa 2018
Drug offences | |
% | |
France | 18,3 |
Germany | 12,6 |
Greece | 32,8 |
Hungary | |
Ireland | 11,3 |
Italy | 31,1 |
Latvia | 40,7 |
Lithuania | 12,7 |
Luxembourg | 22,2 |
Malta | |
Netherlands | 16,8 |
Poland | 3,3 |
Portugal | 17,2 |
Romania | 5,3 |
Slovak Rep. | 12,1 |
Slovenia | 12,1 |
Spain (total) | 19,3 |
Sweden | 20,7 |
UK: Engl. & Wales | 16,4 |
UK: North. Ireland | 8,5 |
UK: Scotland | NA |
Average | 18 |
Si tratta di una politica illiberale, che aggrava con la detenzione le sofferenze individuali dei consumatori di droghe pesanti, non risolvendo minimamente quella che dovrebbe essere affrontata come una questione di salute pubblica.
Anche la presenza di stranieri nel sistema penitenziario italiano è percentualmente molto più elevata che nel resto del continente. I non italiani ristretti nelle carceri italiane al 31 gennaio 2018 erano il 33,6% del totale, contro una media europea del 20% (che scende però al 18 se si esclude il piccolo Lussemburgo). Ciò è in parte dovuto al fatto che l’Italia è più d’altri un paese di immigrazione, ma in altra e più ampia parte è conseguenza di una legislazione che, ostacolando percorsi di lavoro regolari, spinge nel circuito dell’illegalità un alto numero di persone. In Inghilterra gli stranieri rappresentavano appena il 10% della popolazione detenuta, in Francia il 22% (oltre 10 punti in meno dell’Italia) e in Spagna il 28%. Tra i paesi più grandi solo la Germania – che però ha un tasso di detenuti per abitanti ben più basso dell’Italia (77 persone detenute ogni 100.000 abitanti, contro i 96 dell’Italia) – aveva un numero più alto.
Per quanto riguarda le donne, con un 4,2% sul totale della popolazione detenuta l’Italia presenta un dato inferiore alla media europea, del 5,4%.
I detenuti nelle carceri italiane hanno pene molto più alte dei vicini europei. L’idea secondo cui in Italia ci sarebbero pene troppo lievi e permanenze in carcere di brevissima durata è platealmente smentita dai dati: le persone detenute che scontano la pena dell’ergastolo rappresentano il 4,4% dei condannati, contro una media europea del 3,5%. Le condanne comprese tra i 10 e i 20 anni riguardano poi il 17% dei detenuti con condanna definitiva: ben 6 punti percentuali in più della media dei paesi europei (dell’11%). E ancora: il 27% di chi sconta una condanna in carcere ha una pena compresa tra i 5 e i 10 anni, a fronte di una media europea del 18%, di 9 punti percentuali in più bassa. Ciò vuol dire che in Italia si sta in carcere più che negli altri paesi, con pene che finiscono per essere de-socializzanti.
“L’idea secondo cui in Italia ci sarebbero pene troppo lievi e permanenze in carcere di brevissima durata sono platealmente smentiti dai dati”
Fonte: nostra elaborazione su dati SPACE Consiglio D’Europa 2018
Tipo pena | Percentuale sul totale dei condannati nei paesi dell’UE | Percentuale sul totale dei condannati in Italia |
Ergastolo | 4,5% | 4,4% |
Più di 20 anni | 3,8% | 6,0% |
Compresa tra 10 e 20 anni | 11,9% | 17,3% |
Compresa tra 5 e 10 anni | 19,4% | 25,6% |
Compresa tra 3 e 5 anni | 16,6% | 22,3% |
Compresa tra 1 e 3 anni | 28,0% | 19,0% |
Meno di un anno | 16,5% | 5,0% |
Trends in prison population rates from 2008 to 20186
L’Italia si colloca da sempre in vetta alla classifica dei paesi coi più alti tassi di persone detenute senza una condanna definitiva (ovvero, stando alla Costituzione, di persone innocenti in carcere): ad oggi rappresentano il 34,5% della popolazione detenuta. La media europea è del 23%, oltre 10 punti in meno. Il nostro è un dato in diminuzione rispetto al passato, quando ha raggiunto punte del 40%, ma ancora troppo alto.
L’Italia paga ogni anno numerosi milioni di euro (circa 600 tra il 1992 e il 2015) per risarcire le ingiuste detenzioni. Le ragioni di una cifra percentuale tanto alta vanno ricercate sia nell’irragionevole lunghezza dei processi che nell’abuso di uno strumento come la custodia cautelare in carcere.
È infine istruttivo comparare i dati del personale in carcere in Italia con quelli europei, guardando in particolare alla distribuzione del personale tra agenti di polizia penitenziaria, dirigenti ed educatori, oltre che al numero di detenuti per ogni agente.
La maggior parte del personale impiegato dall’Amministrazione penitenziaria svolge funzioni custodiali: l’83,6%, laddove la media europea è del 69% (vi è però da dire che alcune figure professionali, come quelle che svolgono ruoli sanitari, in Italia, a differenza di altri paesi, non sono dipendenti dall’Amministrazione Penitenziaria). Salta all’occhio la bassissima percentuale di dirigenti rispetto al totale del personale impiegato. In Italia sono lo 0,4%, a fronte di una media dell’1,9, quasi il quintuplo. In Germania sono il triplo (1,2%), in Spagna oltre il triplo (1,4%) e in Francia più del doppio (0,9%). Ciò mostra quanto sia urgente bandire un concorso per nuovi direttori.
È troppo basso il numero di educatori nelle nostre carceri: sono appena il 2% del personale, un punto sotto la media europea, del 3%.
Un dato eloquente riguarda infine il tasso di detenuti per ogni agente. Se in Europa sono in media 2,6 i detenuti per agente, in Italia sono 1,6 (in Francia 2,6, in Germania 2,5 e in Spagna 3,2, il doppio rispetto all’Italia). Ciò significa che o la tanto denunciata carenza di agenti nelle piante organiche è da relativizzare o che molte mansioni altrove svolte dal personale civile in Italia sono in carico al personale con funzioni custodiali.
“La maggior parte del personale impiegato dall’Amministrazione penitenziaria svolge funzioni custodiali: l’83,6%, laddove la media europea è del 69%”
Fonte: nostra elaborazione su dati SPACE Consiglio d’Europa 2018
Country | Ratio of inmates per total custodian |
Austria | 3 |
Bulgaria | 2,3 |
Croatia | 2 |
Cyprus | *** |
Czech Rep. | 3,8 |
Denmark | 1,7 |
Estonia | 4,9 |
Finland | 2,2 |
France | 2,6 |
Germany | 2,5 |
Greece | 2,6 |
Hungary | |
Ireland | 1,5 |
Italy | 1,6 |
Latvia | 2 |
Lithuania | 3,6 |
Luxembourg | 2 |
Malta | |
Netherlands | 1,8 |
Poland | 4,7 |
Portugal | 3,1 |
Romania | 3,2 |
Slovak Rep. | 3,2 |
Slovenia | 2,6 |
Spain (total) | 3,2 |
Sweden | 1,2 |
UK: Engl. & Wales | 3,6 |
UK: North. Ireland | 1,2 |
UK: Scotland | 2,4 |
MEDIA | 2,6 |
Trends in prison population rates from 2008 to 20186
Per quanto riguarda infine i morti nelle carceri europee, l’Italia rientra appieno nella media europea, che vede uno 0,2% di detenuti perdere la vita dietro le sbarre per le cause più svariate. È invece più alta della media la percentuale dei suicidi sul totale delle morti: il 38,1% del totale, a fronte di una media europea del 28%. Il triste primato è detenuto dalla Francia, con il 57,5%, seguita dalla Germania (46,6%).