“E allora, da cosa potrebbe dipendere questa crescita della popolazione detenuta? “
Come già accennato in questo rapporto negli ultimi anni stiamo assistendo ad una crescita della popolazione detenuta significativa ed allarmante, alla quale non è facile dare una spiegazione.
Dopo il picco delle presenze in carcere registrato nel 2010, e la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella nota sentenza Torreggiani del 2013, di fatto i numeri della popolazione detenuta sono scesi significativamente, passando dai 68.258 della metà del 2010 ai 52.164 della fine del 2015.
Ma come detto da allora la musica cambia e i numeri del carcere tornano a crescere. Al 30 aprile 2019 le persone detenute nelle nostre carceri erano 60.439, 8.275 in più della fine del 2015. Ma a cosa è dovuta questa crescita?
Il primo fenomeno a cui sembra logico pensare è un aumento degli ingressi in carcere, ma come già detto così non è. Al contrario si è in questi anni registrato un crollo degli ingressi, che sono passati dai 92.800 nel corso del 2008 ai 45.823 registrati nel corso del 2015. Da allora questo numero è leggermente cresciuto, attestandosi tra i 47.000 ed i 48.000 ingressi l’anno, ma si tratta di numeri lontanissimi da quelli degli anni passati e comunque relativamente stabili.
E allora, da cosa potrebbe dipendere questa crescita della popolazione detenuta? Nel grafico che segue è rappresentata la percentuale di quanti, tra le persone detenute in esecuzione di una sentenza definitiva, scontano una pena fino a 5 anni, quanti una pena superiore ai 5 anni, e quanti infine scontano la pena all’ergastolo.
Come si vede chiaramente la percentuale di quanti scontano le pene più basse è scesa nettamente tra il 2009 ed il 2014, quella delle pene più alte ha subito un andamento opposto, mentre la percentuale degli ergastolani è rimasta relativamente stabile.
“Il fenomeno è dunque innegabile, le persone in carcere hanno mediamente condanne più lunghe che in passato. “
Andamento della popolazione detenuta per durata della pena. Percentuale sul totale.
Fonte: nostra elaborazione su dati DAP
Anno
|
fino a 5 anni
|
fino a 5 anni
|
oltre 5 anni
|
oltre 5 anni
|
ergastolo
|
ergastolo
|
Totale
|
2008 | 15.444 | 58,1% | 9.735 | 36,6% | 1.408 | 5,3% | 26.587 |
2009 | 19.682 | 59,4% | 12.002 | 36,2% | 1.461 | 4,4% | 33.145 |
2010 | 21.045 | 56,2% | 14.875 | 39,7% | 1.512 | 4,0% | 37.432 |
2011 | 19.444 | 51,1% | 17.051 | 44,8% | 1.528 | 4,0% | 38.023 |
2012 | 18.931 | 49,0% | 18.144 | 46,9% | 1.581 | 4,1% | 38.656 |
2013 | 17.944 | 46,6% | 18.944 | 49,2% | 1.583 | 4,1% | 38.471 |
2014 | 14.613 | 42,9% | 17.836 | 52,4% | 1.584 | 4,7% | 34.033 |
2015 | 15.004 | 44,3% | 17.259 | 50,9% | 1.633 | 4,8% | 33.896 |
2016 | 16.177 | 45,7% | 17.536 | 49,5% | 1.687 | 4,8% | 35.400 |
2017 | 17.329 | 46,3% | 18.387 | 49,1% | 1.735 | 4,6% | 37.451 |
2018 | 18.204 | 45,8% | 19.786 | 49,8% | 1.748 | 4,4% | 39.738 |
Se si guarda invece alla pena residua che le persone in carcere devono ancora scontare, chiaramente i numeri, o in questo caso le percentuali, cambiano. Chi è stato condannato ad una pena lunga passerà molti anni in carcere, ma nel frattempo il fine pena si avvicina, e il residuo pena si accorcia. Per anni della sua detenzione anche lui sarà censito tra quanti hanno un residuo pena breve. È per questo che la grande maggioranza dei detenuti ha un residuo pena breve. Alla fine del 2018 erano 29.213 (il 73,5% dei definitivi) ad avere una pena fino a 5 anni, 8.777 (il 22,1%) oltre i 5 anni e 1.748 (il 4,4%) gli ergastolani.
Il rapporto tra i due andamenti è però dello stesso segno di quello già registrato per le pene inflitte, anche se più stabile. Diminuiscono, seppur di poco, i residui di pena breve mentre i residui di pena lunghi variano in senso inverso.
Il fenomeno è dunque innegabile, le persone in carcere hanno mediamente condanne più lunghe che in passato.
Una conferma a questa ipotesi ci viene dai dati pubblicati dall’Istat relativi al numero di condannati per delitto in Italia con sentenza irrevocabile alla pena della reclusione. Confrontando l’ultimo dato disponibile, quello del 2017, con quello del 2008, lo stesso anno preso in considerazione sopra, la differenza è evidente. Il numero complessivo delle condanne è notevolmente diminuito, si è passati dalle 146.368 del 2008 alle 104.615 del 2017, ma questo calo è dovuto interamente alla diminuzione delle condanne più brevi, mentre quelle più pesanti sono addirittura aumentate.
“Le condanne inferiori ai 5 anni, sono diminuite del 30%,mentre quelle più lunghe, sono aumentate del 53%”
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
2008 | 2008 | 2017 | 2017 | Variazione | |
Fino a 5 anni | 143783 | 98,20% | 100661 | 96,20% | -30,0% |
Oltre 5 anni | 2585 | 1,80% | 3954 | 3,80% | 53,0% |
Come si vede le condanne inferiori ai 5 anni, che sono comunque la larghissima maggioranza delle condanne inflitte (il 96,2% nel 2017) sono diminuite del 30%, passando da 143.783 a 100.661, mentre quelle più lunghe, che pur essendo una esigua minoranza sono quelle che hanno il maggior impatto sul carcere, sono aumentate del 53%, passando da 2.585 a 3.954.
La conseguenza di tutto questo sul carcere è evidente. Si allunga l’entità della pena che in media scontano i detenuti e, come è logico attendersi, aumenta la loro età media.
Anche questo è un fenomeno evidente ed anche in questo caso è possibile un confronto tra i dati registrati al 31 dicembre del del 2008 e quelli registrati al 31 dicembre del 2018.
“Aumenta dunque la durata delle pene, aumenta l’età media della popolazione detenuta stessa, cresce il numero complessivo dei detenuti ed aumenta il sovraffollamento.
Il tutto a fronte di una criminalità da anni in calo. “
Anno | Tra 18 a 39 anni | 40 e oltre |
2008 | 62,4% | 37,6% |
2018 | 48,8% | 51,2% |
Fonte: nostra elaborazione su dati DAP
Lo scarto è chiaro. Nel corso di 10 anni le persone detenute di età compresa tra i 18 ed i 39 anni, che erano larga maggioranza tra i presenti, ben il 60%, sono divenute minoranza e sono oggi il 37,6% mentre coloro che hanno 40 o più anni sono divenute maggioranza.
Come è noto il D.L. n. 92 del 2014 (convertito con legge n. 117 del 2014) ha portato a 25 anni l’età massima di permanenza nel circuito penale minorile per i soggetti che abbiano commesso reati da minorenni. Ma anzitutto l’età massima era prima 21, e non 18, e il conseguente aumento delle presenze in IPM è stato comunque molto limitato (erano 401 alla fine del 2013 e 453 il 15 dicembre 2018). C’è da supporre che anche sul carcere degli adulti l’impatto di questa novità legislativa sia stato limitato e in ogni caso l’aumento di chi tra i detenuti ha 40 o più anni non si è verificato solo in percentuale ma anche in valore assoluto, con una crescita di ben 8.700 unità.
Aumenta dunque la durata delle pene, aumenta l’età media della popolazione detenuta stessa, cresce il numero complessivo dei detenuti ed aumenta il sovraffollamento.
Il tutto a fronte di una criminalità da anni in calo. È superfluo dire che in tutto questo qualcosa oggi non torna.