“Non c’è un nesso di causalità diretto tra numero dei reati commessi e quello delle persone incarcerate.”
La crescita della popolazione detenuta non è certo l’esito di un’impennata nell’andamento della criminalità in Italia. Le spiegazioni vanno ricercate altrove. Tra il 2015 e il 2017 il numero dei detenuti nelle carceri italiane è aumentato di oltre 5.000 unità. Contestualmente, sono stati consumati oltre 250.000 delitti in meno. Non c’è dunque un nesso di causalità diretto tra numero dei reati commessi e quello delle persone incarcerate. Certamente una tale massiccia diminuzione della delittuosità non è da spiegarsi invocando l’efficienza del sistema repressivo. Se così fosse, non dovremmo contare solamente qualche migliaio di detenuti in più, bensì qualche decina di migliaia se non addirittura qualche centinaia di migliaia.
Nel corso del 2015 il numero dei delitti è stato pari a 2.687.249. Al 31 dicembre di quell’anno i detenuti erano 52.164. Nel 2017 il numero dei delitti commessi è sceso a 2.429.795 mentre alla fine del periodo i detenuti erano saliti a 57.608.
Andamento della delittuosità. 2013-2017
Andamento della popolazione detenuta. 2013-2017
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT e DAP
delitti commessi | numero detenuti al 31 dicembre | |
2013 | 2.892.155 | 62.536 |
2014 | 2.812.936 | 53.623 |
2015 | 2.687.249 | 52.164 |
2016 | 2.487.389 | 54.653 |
2017 | 2.429.795 | 57.608 |
“L’andamento della criminalità evidenzia la distanza tra sicurezza vera e sicurezza percepita, tra delitti commessi e delitti immaginati”
Nonostante il ridursi dei crimini, negli ultimi anni il legislatore – facendo leva su un’indistinta e indotta percezione pubblica di insicurezza – ha più volte modificato il codice penale, motivando tali interventi con l’obiettivo di contrastare presunti fenomeni criminali predatori in aumento. È accaduto nel caso della nuova legge sulla legittima difesa o in quello dei vari aumenti di pena voluti nel tempo per i reati di rapina o di furto in appartamento (anch’essi in calo, come vedremo a breve). L’andamento della criminalità evidenzia la distanza tra sicurezza vera e sicurezza percepita, tra delitti commessi e delitti immaginati.
Lo scorso febbraio il Ministero dell’Interno ha presentato la relazione annuale al Parlamento per l’anno 2017 sul lavoro delle forze di Polizia e sulla sicurezza. In essa si legge che nel 2017 si conferma il trend decrescente dell’andamento della delittuosità in Italia, con un calo del 2,32% rispetto al 2016. L’intera campagna elettorale era stata tuttavia condizionata da una presunta emergenza criminale.
Il decremento nel numero dei reati commessi si è confermato nei primi nove mesi del 2018, durante i quali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i delitti sono diminuiti di un ulteriore e significativo 8,3%. Nel periodo che va da gennaio a settembre 2018, rispetto agli stessi mesi del 2017, gli omicidi volontari sono calati del 18,5%. Ne sono stati commessi 233, vale a dire 53 in meno rispetto all’anno precedente (nel 2017 erano stati 370, ovvero 34 in meno rispetto al 2016). Ancora nei primi nove mesi del 2018 sono calate le rapine (-9,1%), con una diminuzione assai rilevante delle rapine in banca (-30%) nonché di quelle in appartamento (-15,6%). Sono inoltre diminuiti i furti (-8%) e le violenze sessuali (-6,1%).
Nell’arco di tempo considerato, l’incidenza degli stranieri sul totale delle persone segnalate è stato del 32,2%, una percentuale di poco superiore a quella dei detenuti condannati stranieri presenti in carcere sul totale dei condannati e di poco inferiore a quella dei detenuti stranieri complessivi sul totale della popolazione detenuta.
“La tendenza decrescente nei delitti commessi continua a confermarsi anche nei primi quattro mesi del 2019”
La tendenza decrescente nei delitti commessi continua a confermarsi anche nei primi quattro mesi del 2019 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, registrando un calo del 15%. In particolare, gli omicidi registrano una diminuzione del 12,2%, i tentati omicidi del 16,2%, le rapine del 20,9%, i furti del 15,1%, le lesioni dolose del 21,8%, le violenze sessuali addirittura del 32,1% e l’usura del 47%.
Merita senz’altro una menzione l’aumento dei reati in materia di stupefacenti riscontrato nel 2017 rispetto al 2016 (+9,57%) e ancora lievemente nel 2018 rispetto al 2017 (+0,7%), invece in calo in questi primi mesi del 2019 (-9,9%). La repressione penale del traffico di droghe, a partire da quelle leggere, comporta un notevole dispendio di energie da parte delle forze dell’ordine. Esiste un legame confermato tra i delitti commessi in violazione della legge sulle droghe e i delitti contro il patrimonio o di criminalità organizzata. Una politica meno repressiva sulle sostanze stupefacenti avrebbe effetti di contenimento anche su altri reati e farebbe perdere una parte cospicua dei propri affari al crimine organizzato.
Uno sguardo va rivolto a quei delitti che hanno a che fare con l’immigrazione o con la condizione di povertà. Tra il 2016 e il 2017 è diminuito da 125 a 88 il numero delle segnalazioni riferite a persone denunciate o arrestate per il reato di impiego di minori nell’accattonaggio. Proprio quando cresceva la retorica di odio verso le popolazioni rom, sinti e camminanti, a ennesima testimonianza dell’assenza di connessione tra l’andamento della criminalità e la reazione sociale e politica ai fatti di cronaca. Ancora tra il 2016 e il 2017, il numero delle segnalazioni riferite a persone denunciate o arrestate per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio italiano è diminuito da 46.669 a 33.596. Nonostante ciò, la questione dell’immigrazione è stata al centro del dibattito pubblico e c’è chi su questo ha costruito la propria fortuna elettorale.
Se diamo infine uno sguardo ai reati ascritti a coloro che si trovavano in carcere al 31 dicembre 2018, vediamo che i più rappresentati sono i reati contro il patrimonio (33.137), seguiti dai reati contro la persona (23.921) e da quelli legati alla normativa sulle droghe (21.080). Si distanziano i numeri legati alle violazioni della legge sulle armi (rappresentate in carcere 10.182 volte) e quelli dei reati contro la pubblica amministrazione (8.519). Rientra tra questi ultimi la resistenza a pubblico ufficiale e non è dunque un caso che nel 39% dei casi siano coinvolti detenuti stranieri. A questi ultimi sono ascritti il 28% dei reati contro il patrimonio (il 4% è ascritto è detenute donne), il 31,1% dei reati contro la persona (il 3,5% è ascritto a donne) e il 37,4% dei reati legati alla legge sugli stupefacenti (il 3,9% è ascritto a donne) e solo l’8,6% delle violazioni della legge sulle armi.