Cagliari, Buoncammino, Casa Circondariale : È in corso il processo nei confronti di 3 agenti
di polizia penitenziaria per lesioni ad un detenuto (danni ad un timpano). I
fatti risalgono al 1999.
Nuoro, casa Circondariale : Luigi Acquaviva muore nel carcere di Nuoro il 23 gennaio 2000. Le
prime informazioni parlavano di suicidio. Acquaviva era stato protagonista
qualche giorno prima di una protesta in cui aveva preso in ostaggio per quattro
ore un agente di polizia penitenziaria. La procura della Repubblica ha iscritto
nel registro degli indagati il direttore, poi rimosso, e alcuni agenti. Acquviva,
secondo gli esami necroscopici, nelle ore precedenti la morte avrebbe subito una
brutale aggressione. Nel corpo del detenuto sono riscontrate una infinità di
ecchimosi e contusioni. Anche il Comandante di reparto viene rimosso. Nei mesi
successivi i detenuti denunciano un aggravarsi del clima interno. I familiari
dei detenuti e l’intero consiglio comunale di Nuoro nei primi mesi del 2001
protestano duramente contro quella che chiamano deportazione dei loro parenti
detenuti. I parlamentari locali lamentano i trattamenti di eccessivo rigore
presenti nel carcere. Il 7 giugno 2001 il procuratore della Repubblica di Nuoro
Roberto Faceva e il sostituto Maria Grazia Genovese hanno richiesto il rinvio a
giudizio di 8 agenti di polizia penitenziaria. Per uno di essi l’accusa è di
omicidio colposo, per gli altri sette di lesioni.
Sassari,
Casa Circondariale San Sebastiano : Il 27 marzo 2000 i detenuti iniziano una protesta pacifica
rumoreggiando con le sbarre delle celle a mezzanotte meno un quarto. Battono con
le posate sulle grate, danno fuoco alle lenzuola e fanno esplodere le bombolette
di gas. La protesta scaturisce dallo sciopero dei direttori che si lamentano del
numero scarso di funzionari rispetto alle necessità operative. A causa dello
sciopero i detenuti sono stati lasciati senza viveri, senza acqua minerale,
senza il sopravvitto e senza sigarette. Nei giorni successivi viene rimosso il
comandante degli agenti, sostituito da Ettore Tomassi, proveniente da Benevento.
Il 10 aprile viene organizzato uno sfollamento generale dei detenuti da
trasferire in altre carceri dell’isola. A gestire l’operazione vi sono
almeno cento agenti di polizia penitenziaria. E durante la traduzione più o
meno trenta detenuti comuni vengono brutalmente picchiati. Gran parte di essi
sono tossicodipendenti. I parenti dei detenuti protestano a lungo per quanto
accaduto e scattano le prime denunce alla procura della repubblica. Il 18 aprile
l’associazione Antigone incontra i responsabili del Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria segnalando la gravità degli episodi
sassaresi. Il 20 aprile le madri dei detenuti picchiati organizzano una
fiaccolata contro le violenze subite dai loro figli. Il 3 maggio i primi
sviluppi dell’inchiesta. La Procura emette 82 provvedimenti di custodia
cautelare, di cui 22 in carcere e 60 agli arresti domiciliari. Coinvolti la
direttrice del carcere Cristina Di Marzio, il provveditore regionale
dell’amministrazione penitenziaria Giuseppe Dalla Vecchia, il comandante di
reparto Ettore Tomassi. L’amministrazione penitenziaria trasferisce in altre
sedi i tre responsabili coinvolti e molti degli agenti. L’accusa: pestaggi
selvaggi, detenuti costretti a denudarsi, trascinati per terra ammanettati,
colpiti con calci e pugni alla schiena e alle gambe, lanciati da un agente
all’altro. Il 9 marzo 2001 il sostituto procuratore del Tribunale di Sassari,
Gianni Caria, ha depositato al giudice delle indagini preliminari la richiesta
di rinvio a giudizio per 95 fra agenti e dirigenti dell'amministrazione
penitenziaria coinvolti nel pestaggio, ivi compresi alcuni medici delle carceri
di Sassari, Oristano e Macomer, e i direttori delle carceri di Macomer e
Oristano (Monteverde e Farci), questi ultimi accusati di aver omesso di
denunciare la condizione dei reclusi al momento dell'arrivo nei loro
penitenziari. Le accuse contestate agli agenti variano dalle lesioni personali
gravi, all'abuso di ufficio sino alla violenza privata. Nel corso dell'inchiesta
- secondo l'accusa - è emerso il coinvolgimento anche di agenti in servizio nel
carcere “San Sebastiano”' la notte del pestaggio e che i detenuti che
avrebbero subito pestaggi e vessazioni sarebbero 46. Le posizioni più gravi
sono quelle del provveditore Giuseppe Della Vecchia, dell'ex direttrice Maria
Cristina Di Marzio, e di Ettore Tomassi, il capo degli agenti, accusati insieme
di aver “organizzato e diretto” il pestaggio. A Tomassi vengono mosse le
accuse più pesanti, con una serie di aggravanti che vanno dall'aver adoperato
sevizie e aver agito con crudeltà (un detenuto sarebbe stato caricato sul
cellulare ferito e ricoperto di escrementi, con addosso solo un sacco per
l'immondizia), non aver provveduto a medicare i detenuti per le lesioni subite,
ad aver abusato di potere e di autorità. A Tomassi, inoltre, viene contestato
di aver esercitato pressioni, minacciando i detenuti, anche nei giorni dopo il
pestaggio per evitare che denunciassero i fatti.
A
novembre 2001 iniziano le udienze davanti al giudice dell’udienza preliminare.
Il Gup Antonio Luigi Demuro ha sciolto la propria riserva e ha decretato
l’incompetenza territoriale per 5 indagati (i direttori delle carceri di
Macomer e Oristano Monteverde e Farci, il comandante degli agenti di Macomer, i
medici di Macomer Oristano) rinviando gli atti alla Procura della Repubblica di
Oristano. Una grande fetta di imputati (circa 50) ha chiesto il rito abbreviato
semplice o condizionato. Il 28 gennaio 2002 si sono tenute le prime udienze
degli imputati che hanno chiesto il rito abbreviato per evitare aggravamenti
alla posizione processuale.
Macomer. Dicembre
2001. 100 detenuti circa divisi in 45 celle. L’amministrazione penitenziaria
intende trasformare la casa circondariale in carcere duro per i detenuti
sottoposti all’articolo 41 bis, secondo comma dell’ordinamento
penitenziario. Il coordinamento provinciale di Forza Italia, e non solo, si
schiera però drasticamente contro.
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