Era la fine del 2000, il 27 dicembre per la precisione, quando un ragazzo di 35 anni detenuto presso il carcere di Rovigo si fece dare dell’eroina dal compagno di cella appena rientrato da un permesso premio. All’alba del giorno seguente il ragazzo morì di overdose nel chiuso della sua stanza di detenzione. Era un tossicodipendente e aveva anche seri problemi di alcol. Diana Blefari Melazzi, la neobrigatista condannata all’ergastolo per l’omicidio di Marco Biagi che si è impiccata lo scorso 31 ottobre nel carcere femminile di Rebibbia a Roma, era depressa. Evidentemente depressa.
È di qualche giorno fa l’inattesa notizia che racconta di un giudice civile che ha condannato il Ministero della Giustizia a risarcire la sorella del trentacinquenne morto a Rovigo con 182.000 euro. Eppure, il ragazzo si è ucciso con le proprie mani. Proprio come Diana Blefari.