Carcere. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria elabora una circolare per ridisegnare il trattamento penitenziario nel circuito di media sicurezza, il quale è il più grande contenitore dei 54 mila detenuti presenti nelle carceri italiane
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 27 ottobre 2021
In questi giorni sono accaduti tre fatti che hanno a che vedere con la questione carceraria. Non vanno tutti nella stessa direzione. Primo fatto: la Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha nominato una Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, affidandone la presidenza al prof. Marco Ruotolo, che molti anni e impegno ha speso sul tema della dignità umana e dei diritti fondamentali dei detenuti. Si esplicita nel decreto di nomina che la Commissione avrà il compito di individuare “possibili interventi concreti per migliorare la qualità della vita delle persone recluse e di coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari”.
Dunque l’innovazione richiesta è funzionale ad aumentare la qualità della vita negli istituti di pena. È questo un fatto indubbiamente positivo. Secondo fatto: arriva nelle sale il film Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, meravigliosamente interpretato da Toni Servillo, Silvio Orlando e Salvatore Striano.
Antigone ha inviato ai componenti della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati un documento (consultabile a questo link) contente le proprie proposte in materia di ergastolo ostativo. È qui che sono in discussione attualmente tre proposte di legge che sembrano più orientate a salvaguardare le ragioni alla base del regime speciale di cui all'art. 4-bis dell'Ordinamento penitenziario che al rispetto delle chiare e vincolanti indicazioni provenienti dalla Corte Costituzionale nonché dalla Corte di Strasburgo.
Entro il prossimo maggio il Parlamento dovrà infatti modificare la disciplina dell’ergastolo ostativo prevedendo che la collaborazione con la giustizia non sia più il solo strumento per ottenere la liberazione condizionale. Così ha chiesto la Consulta con l’ordinanza 97 del 2021, affermando che “il condannato alla pena perpetua è caricato di un onere di collaborazione, che può richiedere la denuncia a carico di terzi, comportare pericoli per i propri cari, e rischiare altresì di determinare autoincriminazioni, anche per fatti non ancora giudicati. Ciò non significa affatto svalutare il rilievo e utilità della collaborazione, intesa come libera e meditata decisione di dimostrare l’avvenuta rottura con l’ambiente criminale, e che certamente mantiene il proprio positivo valore, riconosciuto dalla legislazione premiale vigente, qui non in discussione. Significa, invece, negarne la compatibilità con la Costituzione se e in quanto essa risulti l’unica possibile strada, a disposizione del condannato all’ergastolo, per accedere alla liberazione condizionale”.
Nel documento inviato al legislatore, Antigone precisa in particolare tre punti fra quelli in discussione, riguardanti l'onere probatorio, le condizioni generali per accedere alla liberazione condizionale e la proposta competenza unica nazionale in capo al Tribunale di sorveglianza di Roma.
Gli ergastolani in regime ostativo sono oggi circa il 70% del totale dei condannati alla pena perpetua, si tratta perciò di oltre 1.250 detenuti che – salve le ipotesi di collaborazione – non hanno alcuna possibilità di reintegrazione sociale, come invece prescrive l’art. 27 della Costituzione.
Sono aperte le iscrizioni alla Web School che la nostra associazione promuove insieme al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino.
La scuola si propone come momento di alta formazione sui temi del carcere, controllo sociale, penalità e tutela dei diritti fondamentali rivolto a studenti, laureati, dottorandi, avvocati, operatori e in generale a soggetti interessati ad acquisire una specifica formazione sul campo della privazione della libertà e della tutela dei diritti.
Questa quinta edizione si pone in continuità con l’evento dello scorso anno in via telematica, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, attraverso la predisposizione di un webinar di 10 incontri, in grado di coinvolgere un pubblico potenzialmente ampio e di delineare lo specifico orizzonte formativo proposto.
Relativamente a questa edizione, la Scuola si propone di esaminare il tema dei diritti all’interno del contesto penitenziario, attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi tra i maggiori esperti nazionali sul tema dei diritti fondamentali. I temi potranno essere trattati attraverso moduli distinti o come percorsi che si intrecciano durante i momenti formativi. A prescindere da tale scelta organizzativa, ciò che preme rilevare è la necessità che la formazione non si realizzi solo ed esclusivamente attraverso la forma di “lezione”, ma anche attraverso un dibattito aperto tra i relatori ed i partecipanti. È poi prevista – se le condizioni sanitarie lo permetteranno - una visita presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino come evento conclusivo della Scuola.
A questo link potrete trovare la brochure con tutte le informazioni su queste edizione della Web School, che trovate anche sul sito del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Torino.
La domanda di iscrizione va presentata entro il 27 settembre 2021.
E' stato lanciato oggi un quesito referendario che punta ad abrogare alcuni passaggi della legge 309/90 (il testo unico sulle sostanze stupefacenti), superando 30 anni di approccio proibizionista e criminalizzante sulla cannabis.
L'obiettivo è ambizioso, raccogliere oltre 500.000 firme entro il 30 settembre. Per questo, fin da subito, è importante firmare e far firmare sul sito referendumcannabis.it (per farlo basta essere in possesso dello Spid o della Carta di Identità Elettronica).
Circa il 35% dei detenuti reclusi oggi all'interno di un penitenziario è condannato per reati legati alle droghe. Il 25% dei detenuti ha poi una diagnosi di tossicodipendenza. Il carcere non può essere la soluzione, né per affrontare una questione complessa come quella delle droghe, né per trattare in maniera adeguata chi ha problemi legati alla propria salute. La cannabis rappresenta ancora oggi la sostanza che porta più persone a finire tra le maglie della giustizia.
Con questo referendum si vogliono affrontare alcuni aspetti in particolare, superando la criminalizzazione per chi coltiva cannabis per uso personale e cancellando le pene per chi ne vende piccole quantità. Inoltre, intervenendo sull'art. 75 del testo unico, si prevede di eliminare il ritiro della patente conseguente all'uso di cannabis, anche quando quest'uso non avvenga mentre si è alla guida o non si avvenuto poco prima di mettersi al volante.
Un passo deciso in avanti, verso politiche che siano guidate da un approccio pragmatico e scientifico.
I dati del Viminale. Nell’ultimo anno (l’arco di tempo prescelto è 1 agosto 2020-31 luglio 2021), rispetto all’analogo periodo precedente, gli omicidi sono calati di circa il 6%, nonostante le donne assassinate.
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 17 agosto 2021
L’Italia è un Paese che non ha un’emergenza criminalità. I dati statistici di agosto lo confermano in modo inequivoco. In base ai numeri forniti dal ministero degli Interni, nell’ultimo anno (l’arco di tempo prescelto è 1 agosto 2020-31 luglio 2021), rispetto all’analogo periodo precedente, gli omicidi sono calati da 295 a 276, ossia di circa il 6%. Siamo a un tasso di omicidi pari allo 0,46 ogni 100 mila abitanti, una dei più bassi in Europa. E gli omicidi calano nonostante sia ancora troppo alta la quota di donne assassinate, ben 105. Guardando le statistiche criminali, dunque, possiamo osservare che sono diminuiti significativamente negli ultimi vent’anni gli omicidi riconducibili alla criminalità organizzata, alla criminalità comune, o quelli avvenuti a seguito di furti o rapine. Mentre non è rallentata la violenza di genere. Sempre nell’ultimo anno sono decresciuti i furti (-12,8%) e le rapine (-3,8%), nonostante l’anno precedente era stato quello del lockdown con almeno due mesi di criminalità anestetizzata.