Gli eventi tragici dei giorni scorsi hanno scosso alle fondamenta il sistema penitenziario italiano. Quasi 50 istituti sono stati coinvolti in proteste che in alcuni casi, fortunatamente pochi, sono degenerate in manifestazioni violente. Tra le conseguenze più tragiche vi sono i 14 morti e le diverse persone detenute in ospedale in condizioni precarie. La paura, la solitudine, la disperazione, il sovraffollamento e i rischi di contagio da Covid-19 sia per i detenuti che per lo staff penitenziario impongono risposte urgenti ed efficaci, allo scopo di non recidere i rapporti con il mondo esterno.
I posti disponibili nelle carceri italiane sono 50.931, cui vanno sottratti quelli resi inagibili nei giorni scorsi. I detenuti presenti, alla fine di febbraio, erano 61.230. Alcuni istituti arrivano a un tasso di affollamento del 190%. Ogni giorno i detenuti sentono dire alla televisione che bisogna mantenere le distanze, salvo poi ritrovarsi in tre persone in celle da 12 metri quadri. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti: in quasi la metà c’erano celle senza acqua calda, in più della metà c’erano celle senza doccia. Spesso mancano prodotti per la pulizia e l’igiene. Con questi numeri, se dovesse entrare il virus in carcere, sarebbe una catastrofe per detenuti e operatori. Per gli uni e per gli altri bisogna muoversi subito.
Queste le proposte da noi elaborate per superare l’isolamento dei detenuti, per deflazionare il sistema penitenziario senza ripercussioni per la sicurezza, per proteggere i lavoratori. Ci auspichiamo che siano immediatamente adottate.
"12 morti tra le carceri di Modena e Rieti. E' questo il tragico bollettino delle proteste verificatesi in molti penitenziari italiani. Una violenza verso cose e persone che abbiamo chiesto in più occasioni, attraverso appelli diretti ai detenuti, di cessare e che ha anche danneggiato la maggior parte dei reclusi che hanno protestato pacificamente. Proprio la fine delle violenze è elemento fondamentale per portare avanti alcuni dei provvedimenti che già nei giorni scorsi auspicavamo per rispondere alle limitazioni che l'emergenza coronavirus ha portato anche nelle carceri". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
"L'emergenza legata al diffondersi del Covid-19 - prosegue Gonnella - richiede nelle carceri provvedimenti diretti ad affrontare quanto sta accadendo, salvaguardando i più vulnerabili e i rapporti con le famiglie. Per questo, come Antigone, abbiamo avanzato 6 proposte all'Amministrazione Penitenziaria e alla Magistratura di Sorveglianza che potrebbero essere implementate nell'arco di pochi giorni, rispondendo all'urgenza e alla serietà che la situazione richiede" conclude il presidente di Antigone.
Di seguito le 5 proposte:
"Il nuovo decreto legge del governo per rispondere all'emergenza coronavirus contiene, nella parte relativa alla gestione degli istituti penitenziari, l'apertura a delle misure che avevamo sollecitato nei giorni scorsi riguardante l'aumento della durata delle telefonate e l'incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Ci appelliamo dunque - prosegue Gonnella - a tutti i direttori delle carceri e a tutti i magistrati di sorveglianza affinché assicurino un contatto telefonico quotidiano dei detenuti con i propri famigliari e affinché più gente possibile, che sta scontando una parte finale della propria pena, possa accedere alle suddette misure alternative alla detenzione. E' un grande sforzo - sottolinea il presidente di Antigone - che va fatto immediatamente, anche per allentare la tensione che sta crescendo negli istituti di pena, oltre che per riconoscere i diritti fondamentali".
"Sta crescendo la preoccupazione tra i detenuti e i famigliari degli stessi. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto decine di chiamate e e-mail da parenti di reclusi. Ci si rende conto che se il coronavirus arrivasse a contagiare qualche detenuto potrebbe in breve tempo diventare un problema enorme e difficilmente gestibile. Di fronte a restrizioni di ogni forma di comunicazione con i famigliari e con l'esterno, come avevano purtroppo previsto, stanno dunque aumentando le tensioni. Ai detenuti va spiegato quello che sta accadendo affinché possano anche loro esserne pienamente consapevoli". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
"Quando siamo arrivati a Salerno - commenta Luigi Romano, presidente di Antigone Campania - abbiamo trovato il carcere presidiato dalle forze dell'ordine con anche il Questore sul posto, mentre all'interno stavano operando i reparti antisommossa della celere e dei carabinieri. La rivolta si è scatenata nel padiglione dei comuni, dopo che i detenuti hanno appreso dal tg nazionale la notizia delle restrizioni prevista nei nuovi decreti per i colloqui.
LA NOSTRA MAPPA E' ALLA FINE DEL TESTO - Le disposizioni prese dal governo per contrastare l’emergenza coronavirus restringono le possibilità di accesso di familiari ed operatori in carcere e quelle di uscuita dei semiliberi e dei detenuti in Art.21. Sono provvedimenti di buon senso adottati per limitare le possibilità di contagio in un ambiente dove la diffusione potrebbe avere conseguenze drammatiche.
Quelle stesse disposizioni però prevedono che si facilitino le altre forme di comunicazioine a distanza tra detenuti e familiari, che si adottino i più rigorosi standard per la prevenzione della diffusioine del virus, e che si promuova il più possibile l'accesso alle misure alternative.