"L'associazione Antigone si unisce al cordoglio per la morte di Papa Francesco. Uno degli ultimi impegni pubblici del Papa è stato lo scorso giovedì Santo, quando si è recato al carcere di Regina Coeli per incontrare le persone detenute. Si tratta di un appuntamento che il Pontefice aveva rinnovato di anno in anno.
“A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere”, aveva detto il Papa.
Durante il suo dicastero con frequenza ha manifestato preoccupazione per le condizioni di detenzione, chiedendo anche provvedimenti di clemenza per le persone detenute. Ribadendo questa richiesta e questa vicinanza anche con un gesto fortemente simbolico, aprendo una delle Porte Sante dell'anno giubilare nel carcere di Rebibbia.
Auspichiamo che in ricordo del Papa i governi, a partire da quello italiano, facciano proprio l'appello per un atto di clemenza per le persone detenute". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Gentili candidate e candidati,
come accaduto nei due anni precedenti, ancora una volta abbiamo sentito da parte vostra un grande entusiasmo e tanta competenza riguardo i temi che ci coinvolgono.
Vi ringraziamo di cuore per l'interesse dimostrato nei confronti della nostra associazione. Avremmo voluto avervi tutte e tutti con noi, ma ovviamente non è possibile. Come è giusto che sia, ci siamo affidati alle valutazioni obbligate dal bando di concorso.
Per coloro che non fossero stati selezionati, il nostro invito e di restare in contatto con noi.
Se Antigone potrà esservi utile per motivi di studio, di ricerca o di qualsiasi altra cosa, siamo a disposizione.
Continuare a portare avanti uno sguardo consapevole e critico sul carcere e sulla penalità è fondamentale per una società aperta e democratica.
Diamo dunque il benvenuto a chi si unirà ad Antigone per il servizio civile.
Nessuno Escluso. E’ questo il titolo del Report annuale 2024 di Antigone Marche, presentato lo scorso 12 aprile ad Ancona. L’iniziativa, con il patrocinio del Comune di Ancona, è stata organizzata in collaborazione con Amnesty Marche, nell'ambito del cartellone di eventi ‘Primavera della Legalità’.
Il rapporto, oltre a raccontare un anno di volontariato di Antigone Marche fuori e dentro il carcere, con le visite di monitoraggio effettuate nei 6 istituti regionali e gli sportelli di informazione legale presenti in tre delle carceri marchigiane (Pesaro, Fermo e Montacuto), ha un focus specifico sulla giustizia minorile e sulla situazione delle persone migranti.
10 aprile 2025 - "Oggi il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha emanato una circolare per assicurare, finalmente, il diritto alla affettività e alla sessualità nelle carceri. Un diritto sancito dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2024 e ribadito nelle settimane scorse da ben tre tribunali di sorveglianza, che avevano accolto i ricorsi presentati da altrettante persone detenute i quali denunciavano l'impossibilità di svolgere rapporti intimi con i propri partner". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
In particolare la circolare del DAP fornisce indirizzi operativi per garantire il diritto all’affettività delle persone detenute. Sottolineando come questa sia un diritto fondamentale, da esercitare anche durante la detenzione, demanda ai direttori degli istituti penitenziari di attrezzarsi per mettere a disposizione spazi dedicati ai colloqui privati tra detenuti e persone con cui abbiano relazioni affettive stabili. Inoltre viene sottolineato come le richieste di colloqui intimi vadano valutate caso per caso, considerando la stabilità della relazione, la condotta del detenuto e le esigenze di sicurezza, prevedendo anche una dichiarazione congiunta delle parti e documentazione a supporto della relazione. Si prevede infine che gli istituti dovranno individuare e, se necessario, adeguare locali per garantire privacy e sicurezza e che le visite intime non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutate individualmente, anche in base alla capienza e alle risorse dell’istituto.
"La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Molto è rinviato a loro e ora il diritto dovrà essere pienamente assicurato a livello territoriale. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo. Le sentenze della Consulta vanno rispettate. Non ci sono più giustificazioni per ulteriori ritardi. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia più umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella.
"Oggi il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha emanato una circolare per assicurare, finalmente, il diritto alla affettività e alla sessualità nelle carceri. Un diritto sancito dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2024 e ribadito nelle settimane scorse da ben tre tribunali di sorveglianza, che avevano accolto i ricorsi presentati da altrettante persone detenute i quali denunciavano l'impossibilità di svolgere rapporti intimi con i propri partner". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
In particolare la circolare del DAP fornisce indirizzi operativi per garantire il diritto all’affettività delle persone detenute. Sottolineando come questa sia un diritto fondamentale, da esercitare anche durante la detenzione, demanda ai direttori degli istituti penitenziari di attrezzarsi per mettere a disposizione spazi dedicati ai colloqui privati tra detenuti e persone con cui abbiano relazioni affettive stabili. Inoltre viene sottolineato come le richieste di colloqui intimi vadano valutate caso per caso, considerando la stabilità della relazione, la condotta del detenuto e le esigenze di sicurezza, prevedendo anche una dichiarazione congiunta delle parti e documentazione a supporto della relazione. Si prevede infine che gli istituti dovranno individuare e, se necessario, adeguare locali per garantire privacy e sicurezza e che le visite intime non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutate individualmente, anche in base alla capienza e alle risorse dell’istituto.
"La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Molto è rinviato a loro e ora il diritto dovrà essere pienamente assicurato a livello territoriale. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo. Le sentenze della Consulta vanno rispettate. Non ci sono più giustificazioni per ulteriori ritardi. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia più umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella.
Il Ministro della Giustizia Nordio ci dice che il sovraffollamento è prodotto dai giudici e non invece dalle leggi approvate dal governo. Ovviamente ciò non è vero. Ma con questa affermazione Nordio ammette dunque che le leggi introdotte sono pensate per costruire consenso e non servono a reprimere comportamenti effettivamente meritevoli di pena. Ossia ammette che il governo sta facendo semplice propaganda penale e ha usato tutte le tecniche del populismo penale fin dalla norma che introdusse il reato legato ai rave party.
Il sovraffollamento carcerario - che oggi è arrivato anche nelle carceri minorili, cosa mai accaduta prima - è indubbiamente colpa di alcune leggi del governo, come l'inasprimento delle pene per i reati di lieve entità legati alle droghe e le altre norme del decreto Caivano. E quando sarà in vigore il decreto sicurezza, con il delitto di rivolta penitenziaria che punirà chi protesta senza uso della violenza, le carceri esploderanno.
Il discorso pubblico del governo, inoltre, spinge le forze di polizia a effettuare più arresti, come sottolineano anche i dati relativi a Milano, diffusi ieri dal Questore, il quale ha riportato come negli ultimi mesi ci sia stato un aumento degli arresti a fronte di un calo dei reati. La questione della sicurezza è usata come anestetico sociale, per impaurire.
Di fronte alla catastrofe penitenziaria, alle morti, alle tragedie, alla vita resa impossibile a detenuti e operatori, non si possono proporre le solite ricette edilizie e qualche posto in più in container improvvisati. Oggi ci sono 15.000 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Il sistema è illegale. Lo Stato così perde credibilità.
La Corte di appello di Firenze ha confermato le condanne per tortura a carico di alcuni agenti penitenziari per le violenze inferte ad una persona detenuta nel carcere di San Gimignano. Le pene inflitte vanno dai 4 anni e 2 mesi ai 3 anni e 8 mesi, con l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
"Si tratta della prima condanna in appello per il reato di tortura di cui con forza abbiamo chiesto l'introduzione nel codice penale, ottenuta nel 2017. In un paese democratico non deve esserci spazio per la tortura di Stato e crediamo che questa sentenza sia una vittoria innanzitutto per lo stato di diritto, le istituzioni e i cittadini", ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Antigone, fin dall'inizio, era costituita parte civile nel processo.
"Sebbene non vi sia un obbligo generale di liberare una persona detenuta per motivi di salute, in certe situazioni il rispetto dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, che vieta i trattamenti inumani e degradanti, può imporne la liberazione o il trasferimento in una struttura di cura. Ciò si verifica, in particolare, quando lo stato di salute del detenuto è talmente grave da rendere necessarie misure di carattere umanitario, oppure quando la presa in carico non è possibile in un contesto penitenziario ordinario, rendendo necessario il trasferimento del detenuto in un servizio specializzato o in una struttura esterna". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito della sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso "Niort c. Italia". Una decisione con cui la Corte ha riconosciuto la responsabilità dello Stato italiano per la violazione del diritto alla salute e alle cure mediche di questa persona detenuta.
In particolare il ricorrente era una persona affetta da importanti disturbi psichiatrici, appurati da una relazione compilata da un tecnico nominato d'ufficio che, dopo un periodo di osservazione psichiatrica aveva accertato che la malattia di Simone si era aggravata ulteriormente in carcere dove il giovane aveva sviluppato una “sindrome reattiva al carcere”, come racconterà uno degli avvocati che ha curato il ricorso alla Cedu. Una relazione che rimane tuttavia riservata e che il ricorrente e il suo difensore non riusciranno a vedere.
"È assolutamente necessario che si discuta ai più alti livelli e in Parlamento di quanto sta accadendo nelle carceri e si prendano decisioni che portino il sistema nella legalità. Siamo...
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COMUNICATO STAMPA "Dal suo insediamento il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte parlato dell'importanza del lavoro in carcere per il reinserimento sociale delle persone detenute e per abbattere il...
"Un anno fa il governo approvò il decreto Caivano e, a 365 giorni di distanza, si possono vedere tutti i risultati negativi di un provvedimento che - e lo avevamo...