Violenze fisiche, forme di scherno e umiliazione nei confronti di persone con disturbi psichici, secchiate di acqua e urina lanciate nelle celle anche in piena notte, frasi offensive condite da razzismo. L’inchiesta trapanese ci conferma quanto sia importante, se non decisivo, avere una magistratura indipendente che indaghi sul potere, in tutte le forme nelle quali esso si esprime.
L’inchiesta è durata circa due anni (2021-2023), segno che non ha riguardato un singolo episodio ma una modalità criminale, violenta, truce, e purtroppo non estemporanea, di gestione della pena carceraria nei confronti dei più vulnerabili. La documentazione delle torture sarebbe terminata solo perché a un certo punto, nell’agosto del 2023, è stato chiuso il reparto di isolamento, dove si consumavano le violenze e dove era stata posta l’attenzione, anche con le riprese video (come sempre decisive), da parte degli investigatori. Ed è proprio la non episodicità che dovrebbe allarmare tutti noi.
La tortura è qualcosa che riguarda l’intera comunità nonché lo stato della democrazia di un paese. Se non ci si indigna di fronte a un poliziotto che riempie di urina una cella di un detenuto o lo pesta senza ragione, vuol dire che siamo di fronte a un processo diseducativo di massa che ha investito le nostre coscienze. Vuol dire che è in corso la bancarotta delle agenzie della formazione pedagogica e dei corpi intermedi.
"Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall'altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato. Come già accaduto in altri casi, infatti, l'indagine - scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute - è stata condotta dal nucleo investigativo della Polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale.
Ora ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità. Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all'interno dell'Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute, riconoscendo i loro inalienabili diritti".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 16 novembre 2024
“Far sapere ai cittadini chi sta dietro questo vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro questo vetro oscurato”. La presentazione di una nuova macchina blindata per trasportare detenuti sottoposti al 41-bis o all’alta sicurezza è diventata una parata. Con armi pesanti e espressioni enfatiche del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove. Frasi non proprio riguardose di quei principi inderogabili sul trattamento delle persone detenute che dovrebbero governare ogni paese autenticamente democratico. Sono certo che al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ci siano le intelligenze sociali e professionali per far respirare i detenuti e assicurare loro un trasporto sicuro e non lesivo della loro integrità psico-fisica. E ci siano le intelligenze per investire non nell’uso di mitra, fucili o taser (come vorrebbe il ministro Salvini) bensì nel dialogo, nell’ascolto, nel proporre una pena conforme ai principi costituzionali.
Il disegno di legge sicurezza rappresenta il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana. Così lo abbiamo definito, guardando alle norme che introduce e ai comportamenti che reprime.
Abbiamo deciso di pubblicare questo ebook, in cui abbiamo raccolto commenti, approfondimenti e documenti elaborati dalla comunità di Antigone sul pacchetto sicurezza di iniziativa governativa, presentato alla Camera dei deputati il 22 gennaio 2024. Il disegno di legge, nel corso dell’esame alla Camera dei Deputati, è stato ulteriormente allargato da una serie di norme. Per questo alcuni contributi non fanno riferimento alle successive disposizioni.
Abbiamo inoltre voluto inserire i pareri dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e di Amnesty International Italia allo scopo di fornire al lettore una più ampia comprensione dei rischi correlati ai contenuti delle norme presenti nel pacchetto sicurezza.
Questo ebook ha lo scopo di fornire argomenti per tutti coloro che in tutte le sedi - istituzionali e non - vorranno esprimersi sui contenuti del pacchetto sicurezza.
"Il numero delle persone detenute nelle carceri italiane ha superato le 62.000 unità. Era dal 2013, cioè dall'anno della Sentenza Torreggiani con cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo aveva condannato l'Italia per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati nelle carceri italiane, che non si registravano numero così elevati. Solo nell'ultimo anno sono quasi 3.000 i detenuti in più presenti nelle carceri, laddove i posti disponibili conteggiati dal Ministero della Giustizia sono 51.196, mentre a metà ottobre sappiamo che tra questi 4.445 non lo erano realmente.
In 23 delle 73 carceri visitate da Antigone nell'ultimo anno sono state trovate celle che non rispettavano il parametro minimo dei 3mq. Una condizione riconosciuta dagli stessi Tribunali di Sorveglianza italiani che sistematicamente condannano l'Italia. Nel 2023, su 9.574 istanze per sconti di pena ne avevano decise 8.234 e di queste accolte 4.731 (il 57,5%).
Le politiche governative, a partire dal ddl sicurezza, non fanno altro che spingere il sovraffollamento carcerario. Per questo chiediamo in prima istanza di bloccarne l'approvazione. Poi di prendere immediati provvedimenti al fine di ridurre il numero di persone detenute e garantire la legalità del sistema penitenziario, dove oggi ci sono 15.000 persone che non hanno un posto regolamentare, e condizioni di lavoro dignitose per gli operatori, su cui si stanno scaricando le conseguenze delle attuali politiche penal-populistiche".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.