Il prossimo 11 febbraio, Antigone presenterà "Keep it trill. Sesto Rapporto sulla giustizia minorile in Italia". L'appuntamento, per ragioni legate alle disposizione per il contrasto del diffondersi del Covid-19, sarà in presenza solo per la stampa. Per tutti sarà possibile invece seguirlo in diretta sulla nostra pagina facebook o il canale youtube.
Il titolo del rapporto deriva dallo slang hip hop, che nell'unione delle parole true e real individua qualcosa di genuino e autentico. Nell'intenzione di Antigone, ciò indica il ruolo che la giustizia minorile dovrebbe sempre avere: quello di proteggere i sogni più autentici dei ragazzi senza mai cedere a percorsi stereotipati, promuovendo per loro ogni possibilità futura e mantenendo genuine le loro vite. Nel Rapporto sarà illustrato lo stato di tutti gli Istituti Penali per Minorenni italiani, che Antigone ha visitato nell'ultimo anno. Saranno raccontati i numeri e le storie emerse da questo monitoraggio, nonché mostrati e resi disponibili per la stampa i video con le riprese raccolte dall'associazione all'interno delle carceri minorili.
Una serie per raccontare le carceri minorili attraverso le storie dei ragazzi che lì sono reclusi. E' Keep it trill, il progetto di Antigone, con protagonista il rapper Kento, la cui prima storia sarà lanciata il 31 gennaio in esclusiva da Huffpost e dal giorno successivo sui canali dell'Associazione.
Trill è una parola che nasce dall'unione di true e real e che nello slang hip hop indica un qualcosa di genuino, autentico. L'hip hop è un linguaggio che accomuna tanti ragazzi, fuori e dentro. Dentro dove li incontra Francesco "Kento" Carlo attraverso i laboratori di rap che ormai da tanti anni tiene in numerosi istituti per minorenni. E "trill" sono le storie dei ragazzi che finiscono nel circuito penale e che vengono raccontate nella serie, con le loro difficoltà, fragilità, possibilità.
La serie di Antigone è sviluppata in quattro puntate, pubblicate in quattro settimane, ognuna dedicata ad un tema specifico,. Il titolo della prima puntata è "Il quaderno giallo di Adrian".
Keep it trill sarà anche il nome del nuovo rapporto di Antigone sulla giustizia minorile che sarà presentato il prossimo 11 febbraio, a partire dalle ore 10.00, presso la sede di Legance - Avvocati Associati (Via San Nicola da Tolentino 67, Roma).
È stato approvato il progetto di Servizio civile universale di Antigone. Il progetto vuole contribuire ad aumentare le attività di conoscenza, comunicazione e divulgazione delle condizioni di vita delle persone detenute, per stimolare iniziative e attività tese al loro miglioramento, per la difesa dei diritti di questi cittadini in condizione di particolare svantaggio e per formare e educare la comunità alla difesa e promozione della legalità anche in questo difficile contesto.
Prevede attività in supporto alle azioni di monitoraggio delle condizioni di detenzione negli istituti di pena - per adulti e per minori - incrementando la costante raccolta di informazioni e facilitandone la successiva disseminazione.
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Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione entro il 9 marzo alle ore 14.00 esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it dove, attraverso un semplice sistema di ricerca con filtri, è possibile scegliere il progetto per il quale avanzare la candidatura.
Nella sezione “Selezione volontari” del sito www.serviziocivile.gov.it ci sono tutte le informazioni e la possibilità di leggere e scaricare il bando.
Anche quest’anno, per facilitare la partecipazione dei giovani e, più in generale, per avvicinarli al mondo del servizio civile, è disponibile il sito dedicato www.scelgoilserviziocivile.gov.it che, grazie al linguaggio più semplice, diretto proprio ai ragazzi, potrà meglio orientarli tra le tante informazioni e aiutarli a compiere la scelta migliore.
Per ulteriori informazioni scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
A pochissimi giorni dalla decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condannava l’Italia per avere tenuto una persona in carcere senza titolo, nonostante le sue precarie condizioni psichiche (caso Sy contro Italia), arriva l’attesa pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità del sistema delle Rems e delle “misure di sicurezza psichiatriche”. La Consulta, interrogata dal giudice di Tivoli, aveva dapprima emesso un’ordinanza in cui chiedeva dati e elementi di valutazione ai ministeri competenti.
Sulla base anche delle informazioni fornite, il ricorso è stato rigettato, dunque “salvando” l’intero sistema delle misure di sicurezza psichiatriche, ma sollevando alcune criticità che richiederanno un intervento legislativo.
“Queste due decisioni, quella della Corte europea e della Corte Costituzionale danno indicazioni su un percorso che Governo e Parlamento devono seguire per evitare altre condanne e nuove violazioni dei diritti fondamentali. È molto significativo che entrambi le Corti sottolineando l’esigenza di aumentare il dialogo tra la magistratura e gli operatori sanitari per trovare le soluzioni migliori per i singoli casi. Troppo spesso tra magistratura e servizi psichiatrici si crea un inutile braccio di ferro. Il senso della riforma è chiaro, non esistono solo le Rems, così come non esistevano solo gli Opg, vanno prese in considerazione anche altre soluzioni, di tipo comunitario o residenziale. Ora Governo e parlamento hanno a disposizione tutti gli elementi per mettere in campo alcuni correttivi. Oggi è chiaro che nessuno può pensare di risolvere la questione semplicemente aprendo più Rems. Uno dei passaggi più significati scritti dalla Corte riguarda la grave mancanza di risorse che colpisce, in tutta Italia, i servizi di salute mentale, destinatari di meno del 3% dell’intero budget del Servizio sanitario nazionale. Una scelta che pone l’Italia agli ultimi posti nel panorama europeo. Senza investimenti, è difficile fare le riforme”.
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Nonostante i tribunali nazionali e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) avessero ordinato il trasferimento in un centro dove potesse essere curato, un uomo con gravi problemi psichiatrici è stato trattenuto in carcere. Per questo la stessa Corte Europea ha oggi condannato l'Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea, ovvero per trattamenti inumani e degradanti. Oltre all’articolo 3 il nostro Paese è stato condannato anche per la violazione dell’articolo 5 comma 1, riguardante il periodo di detenzione illegittima; la violazione dell'articolo 5 comma 5, relativamente al mancato riconoscimento del diritto al risarcimento); dell’articolo 6 comma 1 (diritto a un processo equo) e l’articolo 34 (diritto di ricorso individuale).
“Non si può tenere una persona in carcere senza titolo, se il suo stato di salute è incompatibile con la detenzione e se ha bisogno di cure. La decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è solo uno dei tanti casi simili pendenti che riguardano la questione delle persone con patologie psichiatriche nel circuito penale. E a giorni si aspetta anche la sentenza della Corte Costituzionale (ordinanza 131/2021)”, ricorda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, il cui lavoro, insieme a quello della società civile in generale, è stato molto intenso sul tema e viene esplicitamente citato dalla Corte nella sua decisione.