Insieme ad Archivio Disarmo abbiamo lanciato un appello affinché il Parlamento non approvi la proposta di riforma della legge sulla legittima difesa. Attualmente in discussione, questa vorrebbe eliminare definitivamente il principio di proporzionalità tra il bene minacciato dall’autore del reato e il bene offeso, assicurando una sorta di immunità a chi usa le armi contro un presunto ladro.
Vorrebbe evitare l’intervento del giudice. Ma l’azione giudiziaria è obbligatoria, non si può impedirne l’avvio sulla base di una presunzione di innocenza di chi uccide una persona. È il giudice a dovere sempre verificare i fatti. Il suo intervento è ineliminabile: in un paese democratico solo un giudice può verificare l’esistenza effettiva di un’intrusione e accertarsi dell’identità e del ruolo della persona uccisa.
Così com’è concepita, la riforma della legittima difesa metterà a rischio la sicurezza di tutti determinando un aumento esponenziale delle armi in circolazione e una conseguente maggiore probabilità del loro uso. Una silenziosa corsa dei cittadini ad armarsi individualmente non è la soluzione. Come dimostra l'esperienza degli Stati Uniti, la diffusione delle armi da difesa personale non fa altro che diffondere il senso di insicurezza e di sfiducia nelle Istituzioni.
All'appello hanno aderito in tanti tra associazioni, giuristi, magistrati ed esponenti della società civile.
ECCO IL TESTO CON LE ADESIONI
"Prendiamoci la Libertà. Cosa fare quando si esce dal carcere" è una mini guida che Antigone, grazie al supporto dell'Ambasciata degli Stati Uniti d'America a Roma, ha realizzato per i detenuti e le detenute che sono prossimi a fare il loro ritorno in libertà.
Il momento del fine pena rappresenta per molti ex detenuti una fase di disorientamento e questa piccola guida si pone l'intento di fornire informazioni semplici e di aiuto immediato.
La guida si occupa anche di problemi burocratici legati al mondo del lavoro, al sussidio in caso di disoccupazione e agli eventuali strascichi che una detenzione si porta con sé. Due sezioni sono dedicate alle questioni aperte con carcere e giustizia, dalle spese di mantenimento alla richiesta, nella maggior parte dei casi trascorsi tre anni dalla fine della pena, della riabilitazione penale. Inoltre vi sono contenute informazioni utili per ottenere documenti di identità, certificati anagrafici e anche per trovare un medico di famiglia".
Infine, soprattutto per quanto riguarda la città di Roma, sono riportati degli indirizzi utili in caso di necessità primarie, come un pasto caldo, un posto per dormire o un centro che possa affrontare il problema della dipendenza da sostanze.
Durante la prima udienza dibattimentale che si è tenuta il 30 gennaio il Giudice del Tribunale di Pordenone ha ammesso Antigone - rappresentata dall'Avvocato Simona Filippi - quale parte civile nel processo per la morte di Stefano Borriello, deceduto nel carcere di Pordenone il 7 agosto 2015, a soli 29 anni, nel quale imputato è il medico del carcere friulano.
"Fin dai primi mesi successivi alla morte del ragazzo Antigone, attraverso il proprio Difensore civico, come accaduto anche in altre occasioni, ha seguito l'intera vicenda" dichiara Patrizio Gonnella, Presidente dell'Associazione.
"Le incongruenze sulla morte di Stefano Borriello - come ricorda Simona Filippi, già difensore civico di Antigone e avvocato che sta seguendo il processo - erano molte, cosa che ci spinse l'8 aprile 2016 a presentare un esposto davanti alla Procura della Repubblica di Pordenone e poi a seguire la fase delle indagini, con apposite perizie realizzate da medici incaricati dalla nostra associazione, sino ad opporci alla richiesta di archiviazione. E' proprio questa attività - conclude l'avvocato Filippi - che ci ha spinto a presentarci come parte civile".
"Questo processo - precisa Patrizio Gonnella - pone il tema del rispetto del diritto alla salute che è connesso al diritto alla vita. Noi siamo nel processo non perché vogliamo capri espiatori ma per stare dalla parte di chi cerca giustizia. Inoltre si tratta di un caso che pone in modo paradigmatico il tema del trattamento medico e della necessità di pensare a più elevato livelli di assistenza psico-fisica nelle carceri".
Di seguito una breve cronistoria sul caso Borriello.
A cinque anni dalla sentenza pilota con cui la Corte Europea ha condannato l’Italia nel caso Torreggiani, il Parlamento ha approvato tre decreti legislativi di riforma dell’ordinamento penitenziario (D.Lgs. n. 121/2018, D.Lgs. n. 122/2018, D.Lgs. n. 124/2018).
Nell'istant book "La riforma dell'ordinamento penitenzario", edito da Giappichelli Editore, sono commentate in modo analitico da esperti della nostra associazione, avvocati, ricercatori, professori universitari le norme approvate, soffermandosi anche sulle parti di legge delega non attuate.
"L'episodio accaduto fuori dal carcere di Campobasso è quanto mai grave e stigmatizzabile. Apprezziamo l'iniziativa del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che prontamente ha avviato gli accertamenti necessari sul fatto e un'eventuale azione disciplinare nei confronti dell'agente della polizia penitenziaria coinvolto".
A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito di quanto avvenuto ieri nel capoluogo molisano. Al rientro da una visita medica in ospedale un detenuto ha provato ad evadere. Prontamente raggiunto da alcuni agenti di polizia penitenziaria è stato fermato. Tuttavia, benché l'uomo pare fosse disarmato e non opponesse alcuna resistenza, al momento del fermo uno dei poliziotti intervenuti ha estratto la pistola di ordinanza e, caricatala, ha puntato la stessa più volte al volto del detenuto, mentre i colleghi tentavano di riportarlo alla calma. Le immagini di questo episodio sono state immortalate in un video amatoriale.
A questo link la scheda del nostro Osservatorio che offre maggiori informazioni sulla situazione del carcere di Campobasso.