Il rapporto di Antigone. Negli ultimi quindici anni al triplicare degli stranieri residenti in Italia abbiamo assistito alla riduzione del loro tasso di detenzione di tre volte
di Patrizio Gonnella - il manifesto del 20/04/2018
Tante, troppe le falsità sentite e subite sul rapporto tra immigrazione e criminalità. Sembrava che gli stranieri fossero tutti delinquenti e galeotti. Invece scopriamo ben altre verità nel 14esimo rapporto di Antigone sulle carceri.
Ieri abbiamo presentato "Un anno in carcere", il XIV rapporto di Antigone sullo stato delle carceri italiane.
Al suo interno raccontiamo cosa abbiamo visto in un anno di visite del nostro Osservatorio negli istituti di pena. Abbiamo girato anche dei video, liberamente consultabili in una delle sezioni del rapporto. Oltre ai dati e alla loro analisi, abbiamo scelto di raccontare alcune storie legate agli eventi critici che avvengono in carcere.
Anche quest'anno il rapporto è on-line e gratuito.
Buona lettura, dunque. E buona visione.
Qui potete trovare la cartella stampa con tutti i dati del rapporto. Qui la cartella stampa in inglese.
Il prossimo 19 aprile alle ore 10.30, presso il CESV (via Liberiana 17, Roma), si terrà la presentazione di "Un anno in carcere", XIV Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione.
Il rapporto prenderà in esame numeri e dati sulle carceri. Verrà illustrata la situazione del sovraffollamento e in quali istituti la condizione è più critica. Inoltre verrà offerto il quadro sulla composizione della popolazione carceraria: quali sono i reati per i quali si finisce in galera, i regimi nei quali si è detenuti, la provenienza geografica. Un focus particolare verrà offerto sul tema dei detenuti radicalizzati e dei progetti di deradicalizzazione in atto, nonché sui detenuti stranieri. Saranno inoltre illustrate alcune storie relative ad eventi critici accaduti all'interno delle carceri.
La pistola elettrica. Da Milano a Catania, in sei città italiane è iniziata la sperimentazione per polizia e carabinieri. Usata negli Stati uniti soprattutto in strada e in carcere, non è un’alternativa alle armi da fuoco, ma può provocare la morte. Vedi i dati dell'inchiesta Reuters
di Patrizio Gonnella da il manifesto del 28/03/2018
Il 20 marzo il ministero degli Interni, Direzione anticrimine, ha diramato una circolare diretta a sei questure italiane di grandi città Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia autorizzandole a una sperimentazione all’uso della pistola Taser.
PARTIAMO DAL NOME. Perché le pistole si chiamano Taser? Taser International Incorporation è un’azienda americana che ha sede a Scottosdale in Arizona e produce per l’appunto le pistole Taser (per la precisione Taser X26 ECD) che non sparano proiettili ma usano l’elettroshock. Con la pistola Taser vengono sparate scariche elettriche. Negli Usa è almeno dal 2000 che la pistola Taser viene usata da polizie locali e statali. Come sempre gli Stati uniti fanno da apripista rispetto all’Europa e all’Italia sulle politiche di sicurezza, anche quelle più ardite.
Non è infrequente che pubblici ministeri conquistino le prime pagine dei giornali e influenzino l'opinione pubblica con dichiarazioni su procedimenti penali mai nati o pendenti in una fase molto iniziale. Così è avvenuto nel caso degli attacchi alle Ong, senza che ci fosse una presa di distanza da parte delle istituzioni.
Accade però che media, politici e addirittura alcune istituzioni reagiscano duramente e indignati alle parole del procuratore Enrico Zucca sulla tortura e l'impunità. Il procuratore Zucca, a cui dobbiamo le inchieste genovesi, ha parlato a procedimento penale concluso. La questione dell'impunità da lui sollevata è importante. La tortura è un crimine contro l'umanità. Gli organismi internazionali hanno condannato l'Italia per quanto avvenuto a Genova nel lontano 2001. L'impunità produce una legittimazione di pratiche illegali. Noi siamo contro l'impunità. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al procuratore Zucca.