Anche noi ci uniamo alle altre organizzazioni di società civile in Europa che dichiarano il proprio sostegno alle ONG ungheresi.
Il 18 gennaio scorso, infatti, il governo ungherese ha annunciato una serie di progetti di legge per restringere ulteriormente il campo di azione della società civile, richiedendole di etichettare falsamente le proprie attività come promozione dell'immigrazione clandestina, imponendo in modo arbitrario e sproporzionato oneri amministrativi e multe esorbitanti, nonché imponendo ingiustificate restrizioni al diritto alla libertà di movimento.
Crediamo che le nuove proposte rappresentino l'ultima iniziativa nel governo ungherese per reprimere il lavoro legittimo delle organizzazioni di società civile che lavorano alla promozione e alla difesa dei diritti umani, che forniscono servizi legali e sociali alle persone in difficoltà nel Paese, che esprimono pubblicamente opinioni dissenzienti. Antigone è solidale con la società civile in Ungheria, impegnata a creare una società più giusta.
Chiediamo al governo ungherese di ritirare i progetti di legge e di permettere alle ONG di continuare a svolgere il loro lavoro.
Di questo tema ne parla anche la Civil Liberties for Europe.
Cara amica e caro amico,
era il lontano 1998 quando Antigone ottenne per la prima volta l'autorizzazione a entrare in tutti gli Istituti penali italiani. Nacque così il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione, un’esperienza che non conosce eguali nel mondo. Da allora abbiamo visitato senza interruzione tutte le carceri d'Italia, abbiamo monitorato le condizioni di detenzione, la disponibilità di spazi, di attività, di servizi per i detenuti. Abbiamo, per quanto possibile, abbattuto il muro che separa il carcere dalla società. Tutto quel che osserviamo lo raccontiamo nel nostro annuale rapporto indipendente, uno strumento unico per chiunque voglia conoscere il sistema penitenziario italiano. Da qualche anno siamo autorizzati a visitare le carceri anche con macchine fotografiche e videocamere. Abbiamo potuto così realizzare dei video che raccontano l’interno degli Istituti anche attraverso la voce e le testimonianze dirette di operatori e detenuti. Da qui è nato il reportage a puntate “Prigioni d’Italia”, realizzato con Repubblica.it, visto a oggi da 500.000 persone.
Il 9 gennaio 2018, Oyub Titiev, Direttore della sede regionale del Human Rights Center “Memorial” di Grozny (Repubblica Cecena), è stato arrestato con l’accusa di possesso di stupefacenti. Oyub Titiev è uno stimato difensore dei diritti umani, diventato Direttore dell’Ufficio di Grozny dopo l’assassino della sua collega Natalia Estemirova nel 2009.
La pratica di arrestare gli attivisti accusandoli di possesso di stupefacenti sta crescendo in Cecenia come in Russia al fine di scoraggiare il loro lavoro di difesa dei diritti umani.
L’arresto di Oyub Titiev è stato eseguito in violazione dei suoi diritti e gli abusi e le intimidazioni contro di lui e la sua famiglia continuano tuttora. Una parte della sua famiglia ha dovuto lasciare la Repubblica Cecena dopo aver ricevuto minacce, mentre Oyub Titiev attraverso una lettera ha dichiarato che una sua eventuale ammissione di colpevolezza sarebbe il risultato di torture o minacce.
Abbiamo scritto al Ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, perché faccia pressioni per ottenere il suo rilascio.
Da quasi trent’anni Antigone propone una riflessione sul diritto penale improntata al paradigma di una sua minimizzazione, a quel diritto penale minimo capace di limitare il potere punitivo dell’istituzione al più basso livello necessario.
L’elenco dei reati andrebbe oggi ripensato sulla base di un serio principio di offensività. Andrebbero previste pene non detentive, togliendo al carcere la sua attuale centralità e riservandolo alla sola prevenzione e punizione di quei comportamenti capaci davvero di arrecare gravi danni ai diritti fondamentali della persona e alla convivenza sociale.
Alcuni punti più specifici e di immediata possibile attuazione devono costituire una priorità della prossima legislatura. Sono quelli che abbiamo incluso in un documento inviato a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Eccoli:
Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini secondo cui il numero degli stranieri in carcere è sintomo di scontro sociale, è utile chiarire le idee al segretario della Lega.
Innanzitutto I detenuti stranieri reclusi nelle carceri italiane non sono il 40% del totale, ma il 34% che, con i numeri attuali, significano 3.500 persone in meno rispetto a quanto lui dice. Dieci anni fa, nei periodi di governo del centro-destra (Lega compresa) erano di più, arrivando ad oltre il 37% del totale. Anche nel periodo del secondo governo Berlusconi (2001-2006), con il leghista Castelli al ministero della Giustizia, erano circa 20.000, lo stesso dato che si registra oggi, quando la retorica sull'invasione e sulla presunta criminalità straniera, agitata da Salvini, vorrebbe far pensare ad una situazione di allarme diffuso.
Inoltre gli stranieri hanno pene mediamente più basse dei detenuti di origine italiana, questo perché finiscono molto più facilmente in carcere, anche per quei reati per cui gli italiani accedono a misure alternative alla detenzione. Finiscono mediamente di più in carcere anche da presunti innocenti. Tra quelli in custodia cautelare gli stranieri sono il 41%. Dati questi che dimostrano come ci sia una sovra-rappresentazione nella presenza di stranieri nelle carceri italiane, anche a fronte del numero degli arresti. Ogni 100 persone fermate dalle forze dell'ordine solo 29 sono infatti straniere. Questi vengono quindi arrestati di meno ma finiscono di più in carcere.