Nel 2015 in Italia quasi 1 milione di persone sono state arrestate o fermate dalle forze di polizia. Un numero piuttosto impressionante di individui è stato insomma oggetto di provvedimenti temporanei restrittivi della libertà personale ad opera delle forze dell’ordine e si è quindi trovata a transitare in caserme e stazioni di polizia.
Per questo, in collaborazione con la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, abbiamo voluto mettere insieme una guida essenziale che illustri in maniera chiara ed accessibile a tutti i diritti di cui si è titolari davanti alle forze di polizia e durante l’intera durata dello stato di arresto o fermo.
96 ore di vulnerabilità
Quella del trattenimento da parte della polizia è infatti una situazione, che si può prolungare fino a 96 ore, durante la quale l’arrestato/fermato si trova evidentemente in una condizione di particolare vulnerabilità. In questa fase - e soprattutto nelle prime 24 ore, in attesa di essere messo a disposizione del PM e della successiva udienza di convalida con il giudice - il soggetto si trova infatti in uno stato di profonda incertezza per quello che concerne la propria situazione giuridica, gli elementi e le accuse a proprio carico, e soprattutto i propri diritti.
IL SENATO APPROVA LA LEGGE SULLA TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA E ANTIGONE: “SI CONFERMA UN TESTO IMPRESENTABILE E DISTANTE DALLA CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE”
È stata approvata oggi dal Senato (con 195 voti a favore e 8 contrari) la proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“Questa legge qualora venisse confermata anche dalla Camera sarebbe difficilmente applicabile. Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione.”
Roma, 17 maggio 2017
Tortura, Amnesty International Italia e Antigone: "dopo 28 anni di ritardo il Senato approverà un testo impresentabile"
Alla vigilia dell’approvazione al Senato della proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
"Il Senato si avvia ad approvare una legge sulla tortura internazionalmente impresentabile, in cui la definizione del reato è in evidente contrasto con quanto imposto dalla Convenzione internazionale contro la tortura, che ormai solo in apparenza quella legge ha lo scopo di attuare. L'accanimento con cui si insiste nel limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo (un'ipotesi ripudiata solo qualche anno fa dall'intero arco costituzionale) e a circoscrivere in modo inaccettabile l'ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo. A questi limiti si accompagna la confusione di una definizione che pare scritta apposta per renderne difficile l'applicazione. É davvero triste che il parlamento stia perdendo un'occasione storica di porre in qualche modo rimedio a 28 anni di inerzia sul tema".
DISCUSSIONE SU REATO DI TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA E ANTIGONE AI CAPIGRUPPO DEL SENATO: DOPO 28 ANNI NIENTE PIÙ ALIBI SUL REATO DI TORTURA, IL PARLAMENTO HA IL DOVERE DI FARE PRESTO E BENE
Alla vigilia della discussione sui sub-emendamenti alla proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno scritto ai presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato chiedendo che si giunga – dopo un ritardo di oltre 28 anni - “a una definizione del reato, a una previsione di sanzioni e, più in generale, a una disciplina della nuova fattispecie in linea con quanto imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che l’Italia ha ratificato nel 1989, e in attuazione di sentenze della Corte di Strasburgo che hanno accertato violazioni sia dell’aspetto materiale che di quello procedurale dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani da parte del nostro paese”.
Giovedì 25 maggio a Roma presenteremo il nostro XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione: "Torna il carcere".
Non che sia mai sparito, in realtà. Ci si era illusi che, dopo la condanna per trattamenti inumani e degradanti della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani, 2013), il carcere potesse tornare a perseguire gli obiettivi dettati dalla Costituzione. I provvedimenti che incentivavano l’utilizzo delle misure alternative, le proposte degli Stati Generali dell’Esecuzione penale, l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà ci avevano resi fiduciosi di un positivo cambio di clima politico. E invece numeri e politiche ci stanno riportando indietro: 56.436 è il numero di persone detenute - duemila persone in più in soli quattro mesi -, la riforma dell’ordinamento penitenziario è ferma al palo, l’introduzione del reato di tortura è stata ancora rinviata, il populismo penale sembra essere l’unica risposta all’insicurezza dei cittadini. Il Rapporto di Antigone è la fotografia di questo prepotente ritorno.