Il 7 ottobre scorso, con l'ordinanza n. 2559, il Tribunale di Genova ha accolto il ricorso ex art. 35 ter o.p. presentato da un uomo che era stato recluso nei carceri di Cremona e Milano San Vittore denunciando una condizione di detenzione inumana, in violazione di quanto previsto dall’art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali
Riportiamo qui l'ordinanza del Giudice del Tribunale di Genova, l'ordinanza del Giudice Istruttore e una nota di commento da parte degli Avvocati Alessandra Ballerini e Nicola Rossi.
Da gennaio 2016 prende il via il Progetto “Antigone: Another side off life” portato avanti da lo “Sportello per i Diritti” del Difensore Civico, attivo presso la Casa Circondariale di Rebibbia N.C., e il Segretariato Italiano studenti in Medicina, sede di Roma - Università "La Sapienza".
Il progetto prevede la partecipazione alle attività dello sportello di sei studenti in medicina che affiancheranno i volontari dell'associazione In questi anni, grazie all'importante impegno profuso dai medici volontari del Difensore civico (Dott.ri Antonio Cappelli e Susanna Zecca) sono state riscontrate diverse criticità del sistema sanitario penitenziario: il rapporto tra detenuto e medico di reparto, il diritto all'informazione (anche dei familiari), il diritto alla certificazione, i tempi di attesa delle prestazioni, la tempestività degli interventi urgenti, l'assistenza psicologica e psichiatrica, le modalità di somministrazione di psico-farmaci, la continuità assistenziale tra i servizi sanitari intramurali e quelli esterni e in occasione di trasferimenti, le attività di riabilitazione, le modalità di redazione del diario clinico, l'aggiornamento del personale saniatario e il rischio burn out, le prestazioni odontoiatriche, le attività di prevenzione e di educazione sanitaria di base.
Con l'avvio di questo progetto, si cercherà di dare un ulteriore contributo per la ricerca di strumenti validi a tutela del diritto alla salute delle persone detenute.
Dalle visite e dai colloqui con gli operatori, sia a Bologna che a Casale dei Mezzani, emerge con chiarezza che il ruolo delle Rems - e quindi della misura di sicurezza detentiva - deve divenire residuale rispetto ai progetti di cura e riabilitazione da svolgersi nel circuito del servizi di salute mentale territoriali (proprio come indica la Legge 81/2014).
Il 14 gennaio 2016 una delegazione del comitato nazionale stopOpg ha visitato le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza REMS (le strutture previste dalla legge 9/2012 per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari OPG) dell’Emilia Romagna a Casale dei Mezzani e a Bologna. Le tappe in Emilia seguono le visite alle Rems in Friuli Venezia Giulia, Campania e Lazio (vedi Report 30 novembre, 3 e 4. Dicembre 2015).
A questo link proponiamo un bilancio, sintetico e generale, su quanto visto, su quanto emerso dalla discussione con gli operatori e dall'incontro con le persone internate nelle due Rems visitate in Emilia Romagna.
Antigone/Depenalizzazione cannabis: il provvedimento non avrà alcun impatto su carceri e vite. Bisogna depenalizzare la coltivazione per uso personale
È stato approvato stamattina il “pacchetto depenalizzazione” che, tra le varie misure, prevedeva anche la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico, provvedimento al centro del dibattito negli scorsi giorni.
Tuttavia questa depenalizzazione interessa solo la violazione dell’autorizzazione alla coltivazione a scopo scientifico o per la produzione di farmaci a base di cannabis. Non avrà quindi alcun impatto sulla condizione delle carceri né, tantomeno, su quella delle tante persone che si curano già oggi con la cannabis terapeutica, autocoltivandola, con tutte le conseguenze penali del caso, come ci raccontano storie di attualità.
Lo scorso 23 novembre lo Stato italiano ha offerto 45.000 euro ciascuno a due detenuti che, con l’aiuto di Antigone e di Amnesty International, erano ricorsi alla Corte di Strasburgo per non aver avuto giustizia in Italia riguardo alle violenze brutali da loro subite in anni passati nel carcere di Asti. Oggi il governo torna a offrire la stessa cifra per il medesimo motivo, una compensazione amichevole che chiuda la questione ed eviti di arrivare a una sentenza europea.
Come si trattasse di zucchine o patate: 45.000 euro al chilo per un po’ di tortura a buon mercato. Adesso questo denaro il ministero degli Esteri lo offre alle vittime delle violenze commesse durante il G8 genovese del 2001 nella caserma di Bolzaneto, che sono ricorse a Strasburgo ancora per l’incapacità italiana di punire i torturatori. Un evento che ha segnato la storia d’Italia, quella ‘macelleria messicana’ che ha scosso il mondo, sottratta alla giustizia e alla pubblicità dei tribunali e trattata a suon di compravendita.