E' passato un anno da quando è stata approvata la legge che prevede l'istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della libertà.
Dopo un anno, tuttavia, questa istituzione resta ancora senza nomina.
Antigone ha quindi promosso una petizione, tramite la piattaforma change.org, diretta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiedendo che il suo ultimo atto, prima di lasciare il Quirinale, sia quello di nominare il garante.
"Nel corso del suo mandato - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - il Presidente Napolitano ha posto grande attenzione al problema delle carceri, stimolando il Parlamento e il Governo a porre rimedio a situazioni gravissime". "Il Garante è una figura che molte democrazie si sono date e che le Nazioni unite ci chiedono di far nascere al più presto. Per questo - conclude Gonnella - auspichiamo si passi dalle enunciazioni ai fatti e si provveda a una nomina nel segno della competenza, dell’esperienza, dell’impegno civico a sostegno delle persone private della libertà".
Oltre allo stesso Patrizio Gonnella, i primi firmatari della petizione sono Luigi Manconi (senatore, Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani) e Franco Corleone (Garante dei detenuti della Regione Toscana).
La petizione si trova a questo link: http://chn.ge/1vm2K6Y
Sono finora solo 87 i detenuti che hanno ottenuto un risarcimento per le condizioni di detenzione inumana e degradante (così come sancito dall'articolo 3 della Convenzione Europea per i Diritti Umani) sui 7mila ricorsi esaminati degli oltre 18mila presentati.
"La magistratura di sorveglianza sta adottando una politica sbagliata. Confidiamo nei ricorsi in Cassazione". È il commento che Simona Filippi, avvocato e difensore civico dell'associazione Antigone, ha rilasciato all'Agenzia del Redattore Sociale. "C'è qualcosa che non torna – aggiunge -. E ci auguriamo che la Cassazione si pronunci in linea con le indicazioni che ci vengono dall'Unione europea dopo la sentenza Torreggiani".
"Il rischio è che tra un anno i detenuti italiani tornino a fare ricorsi alla Corte di Strasburgo perché di fatto nel loro Paese non viene riconosciuto il diritto al risarcimento. Non dimentichiamo, inoltre, che è vero che le carceri ora sono meno sovraffollate, ma ci sono ancora tante persone rinchiuse in condizioni disumane, con celle che ospitano il doppio dei detenuti previsti".
Il 26 dicembre scade inoltre il termine dei sei mesi di tempo dall'approvazione della Legge sui rimedi compensativi, per coloro che erano usciti dal carcere da oltre questo arco temporale, avendo vissuto in situazioni inumane e degradanti.
Nel febbraio 2013 è stato presentato a Roma l’Osservatorio Penitenziario Europeo. Attivo in 8 paesi (Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna) monitora e analizza le attuali condizioni dei vari sistemi penitenziari nazionali e dei relativi sistemi delle alternative alla detenzione, confrontandole con le norme internazionali rilevanti per la protezione dei diritti fondamentali dei detenuti, in particolare le Regole Penitenziarie Europee (EPR) del Consiglio d’Europa.
Dal lavoro svolto in questi mesi, pubblicato sul sito www.prisonobservatory.org, emerge come nessuno di questi paesi abbia pienamente abbracciato la filosofia del Consiglio d’Europa o violando invece molte delle sue raccomandazioni. Tuttavia i lavori dell’ Osservatorio Penitenziario Europeo individuano anche delle “buone pratiche” che, in sintonia con la filosofia del Consiglio d’Europa, potrebbero essere da ispirazione per altri paesi.
Tra queste alcune in particolare sembrano parlare al sistema penitenziario italiano dove, ancora ad oggi, sembrano un miraggio: l’accesso a internet e il diritto all’affettività in carcere.
Venerdì 19 dicembre alle ore 20.30 presso il Circolo Arci Zei Spazio Sociale, in via Corte dei Chiaramonti 2 Lecce, verrà presentato il libro “Recluse, lo sguardo della differenza femminile sul carcere” a cura di Grazia Zuffa e Susanna Ronconi,edito da Ediesse Edizioni.
Intervengono:
- Pietro Rossi, garante dei diritti dei detenuti Regione Puglia
- Susanna Ronconi, autrice del libro "Recluse", esperta di metodologie
- Fabio Zacheo, responsabile area trattamentale Casa Circondariale di Lecce
- Anna Caputo, presidente Arci Lecce.
Modera:
- Avv. Mariapia Scarciglia, referente per la Puglia dell’Associazione Antigone e responsabile del progetto “Storie d’amore e libertà”, che un anno organizza i corsi di street art, musica e scrittura creativa all’interno del carcere di Lecce, Borgo San Nicola. I corsi hanno come partner principale il garante dei diritti dei detenuti della Regione Puglia.
Antigone: condizioni migliorate a Poggioreale, ma l’attenzione deve rimanere alta sul carcere giudicato in passato “il peggiore d’europa”.
Napoli, 11 dicembre 2014. Il giorno 10 dicembre 2014 una delegazione di Antigone si è recata in visita presso la Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale, che si era conquistata la fama del carcere peggiore d’Europa. 1910 detenuti presenti al momento della visita, di cui 300 definitivi, 236 stranieri, 614 tossicodipendenti, 230 in alta sicurezza offrono il quadro dell’istituto che è stato oggetto delle attenzioni del Parlamento europeo per le condizioni inumane e degradanti riservate ai ristretti.