Quasi una guerriglia urbana nel popolare quartiere di via Sarpi
Tutto è nato dalla multa a una commerciante che scaricava merci fuori orario
Milano, rivolta a Chinatown
Scontri, feriti e auto distrutte
La protesta è degenerata. Solo intorno alle 14 le cariche sono cessate
Il sindaco Moratti: "Le regole vanno garantite, non tolleriamo zone franche "
MILANO - Corteo con bandiere, cariche della polizia, feriti, auto distrutte. La rivolta di circa trecento cinesi è scoppiata nella piccola "Chinatown" di Milano nella zona di via Sarpi. I disordini sono scoppiati intorno alle 13 quando la polizia ha multato una commerciante cinese. La protesta della donna, molto veemente, ha scatenato una reazione violenta da parte dei connazionali accorsi. Rapidamente, la protesta si è trasformata in una specie di guerriglia urbana con cariche e contrattacchi che è durata un paio d'ore.
Un primo bilancio degli scontri è di 5 feriti tra i manifestanti cinesi mentre il vice sindaco Riccardo De Corato ha dichiarato che sono 14 i vigili rimasti feriti. Nove di loro sono ricoverati al Fatebenefratelli, 3 in radiologia mentre 6 sono stati medicati. Altri quattro poliziotti risultano contusi.
Nel tardo pomeriggio, il sindaco Letizia Moratti ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha difeso l'operato delle forze dell'ordine: "Nella nostra città - ha detto - non tolleriamo zone franche. Ci dispiace per quello che è avvenuto oggi, ma l'amministrazione manterrà la sua posizione".
Ruowei B. è la donna all'origine degli scontri. E' una ragazza magra in jeans e maglietta fucsia. Vive in Italia da oltre dieci anni ed è sposata con un connazionale, hanno una bimba di 3 anni. La sua famiglia gestisce un negozio di scarpe. Dopo gli scontri si è fatta medicare all'ospedale. Il suo avvocato ha detto che ha diverse ecchimosi sul corpo. Non è chiaro se se li sia procurati nel diverbio iniziale con i vigili o, successivamente, durante gli scontri. Sembra che la sua auto fosse ferma in divieto di sosta, che stesse scaricando merci fuori orario e che non avesse provveduto alla revisione. Oltre alla multa di 40 euro, una vigilessa voleva ritirarle il libretto di circolazione. Pare che la donna, a questo punto, abbia alzato le mani. Altri, invece, assicurano che la prima a picchiare sia stata la vigilessa.
Fermata per controlli e in seguito rilasciata, Ruowei è stata denunciata per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. "Vogliamo solo lavorare - ha spiegato - vivere in Italia, crescere qua i nostri figli che sono nati a Milano. Non abbiamo mai fatto nulla, non siamo delinquenti, non ci meritavamo questo trattamento". Anche la figlia di 3 anni, che ha trascorso con lei la giornata al comando dei vigili, è stata visitata e poi presa in consegna dai suoi parenti.
La polizia municipale sospetta che l'episodio sia stato premeditato, ma il console cinese a Milano, Limin Zhang, ha respinto questa ipotesi. "Smentisco nel modo più categorico - ha dichiarato - che sia possibile che gli incidenti di stamani siano stati in qualche modo preorganizzati o premeditati dalla comunità cinese". Il console si è dato da fare per far tornare la calma, ma anche sostenuto di voler garantire fino in fondo i diritti dei suoi connazionali: "Aspettiamo la liberazione della donna - ha dichiarato - perché la situazione si calmi. Voglio sapere chi ha sbagliato, sono qui per capire, e per proteggere gli interessi legali dei commercianti cinesi che pagano le tasse e sono in regola". Limin Zhang ritiene che, ultimamente, la pressione sulla sua gente sia esagerata e che il divieto di far circolare i carrelli per le merci sia esagerato.
La "battaglia" è proseguita per diverso tempo con i gruppi di cinesi in rivolta che si rifiutavano di lasciare la sede stradale. Due auto della polizia sono state distrutte e ribaltate. Danneggiate anche altre macchine in sosta. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto un agente colpire un ragazzo con il calcio della pistola. In via Niccolini, un centinaio di cinesi si sono praticamente asseragliati sventolando bandiere della Cina.
"Tutti i giorni mi fanno una multa" ha dichiarato Ling Xiu, una commerciante della zona, cercando di spiegare le ragioni della protesta. "Noi siamo qui per lavorare. Non siamo mafiosi, non uccidiamo nessuno, lavoriamo e basta pagando le tasse. Lei mi deve spiegare perché tutti i giorni i vigili mi fanno una multa. Glielo dico io perché, perché la polizia vuole il male dei cinesi. Infatti gli italiani possono lavorare, ma a noi lo impediscono. E adesso mi hanno chiuso il negozio, come faccio a dare da mangiare ai miei figli? A pagare l'affitto di casa?".
Intorno alle 14 le cariche sono cessate, ma la tensione è rimasta alta. Per terra i segni degli scontri con bottiglie rotte e cestini divelti. Intorno alle 15, un centinaio di cinesi, soprattutto giovani, ha cercato di avviare un altro corteo di protesta con uno striscione e diverse bandiere rosse della Repubblica Popolare. Sullo striscione c'era scritto: "Violenze e abusi sulla comunità cinese". Il corteo non era autorizzato e alla sua testa si sono registrati brevi momenti di nervosismo con la polizia.
La tensione è tornata a crescere quando una donna italiana ha apostrofato i cinesi in corteo: "Ma cosa fate? Ma non vedete che avete combinato? Qui deve passare l'autobus". La donna è stata rincorsa da alcuni cinesi e si è rifugiata nel portone aperto di un palazzo al civico 7, mentre qualcuno le lanciava addosso una bottiglietta di plastica piena d'acqua. Poi la situazione si è normalizzata di nuovo.
Nel frattempo il corteo si è trasformato in presidio, bloccando il traffico quasi in tutta la zona. Più tardi un italiano sui trenta anni ha gridato contro i manifestanti: "E' giusto che i cinesi vengano picchiati". L'uomo è stato salvato dal linciaggio da parte delle forze dell'ordine che lo hanno sottratto dagli aggressori.
Per tutto il pomeriggio alcune centinaia di esponenti della comunità cinese hanno mantenuto il presidio tra via Sarpi e via Bramante. I manifestanti hanno esposto striscioni con scritte contro i vigili e non solo: "Chiediamo diritti civili", "Basta violenze sulla comunita' cinese", "Basta razzismo". Dopo essere stati invitati dal console a sciogliere il presidio, sono state avviate una serie di assemblee spontanee per decidere il da farsi. Una parte di loro, soprattutto i giovani, vorrebbe proseguire la protesta con un corteo nel quartiere.