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Sardegna, la nuova rotta dei migranti africani, La Repubblica, 15/04/07

Sardegna, la nuova rotta dei migranti africani

Quando, alla fine di agosto, quel barcone si arenò a Santa Margherita di Pula, si pensò a un errore di rotta. In effetti era difficile credere che qualcuno, per raggiungere l'Italia e l'Europa, decidesse di transitare per la Sardegna. Non a caso i più increduli erano proprio i sardi i quali, pur essendo cittadini italiani, ancor oggi devono affrontare parecchie difficoltà per raggiungere la madre patria. Figuriamoci un marocchino, un tunisino o un algerino senza documenti.

Eppure fin da allora c'era più di un motivo per sospettare che - come ha detto lo scorso 12 marzo il comandante della Guardia costiera, l'ammiraglio Luciano Dassatti - si stesse aprendo "un nuovo fronte" nell'immigrazione irregolare. La principale meta delle carrette del mare, non è forse da anni un'altra isola, Lampedusa, molto più piccola e molto peggio collegata della Sardegna? Infatti, in un primo tempo, anche per Lampedusa si pensò a "errori di rotta" salvo poi rendersi conto che non lo erano affatto. Perché, come ormai è noto, i migranti in primo luogo voglio toccare la terra europea, anche a rischio di essere fermati. Molti di loro sanno che poi, con un po' di fortuna e qualche centinaio di dollari, basterà essere destinati al centro d'accoglienza di Crotone per tornare liberi.

Anche per la Sardegna la smentita è arrivata dalla cruda forza dei fatti: alla fine dell'anno passato, ai venti pionieri di Santa Margherita di Pula, se ne erano aggiunti settanta. E, dall'inizio di quest'anno, sono stati già 129 (con un buon numero di fortunati destinati a Crotone). Alla vigilia di Pasqua, sono avvenuti quasi in contemporanea tre sbarchi. L'ipotesi dell'errore di rotta così è definitivamente caduta. E già arrivano i primi segnali del radicamento del fenomeno.

La mattina del 7 aprile, i carabinieri hanno fatto sapere di aver denunciato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dieci agricoltori di Pula che facevano lavorare nelle loro serre con retribuzioni irrisorie (per averne un'idea, tipo quelle di un call center) alcuni migranti giunti in Sardegna dal Marocco. Il sistema economico ha subito risposto, come d'altra parte da anni accade nel resto del paese, all'offerta di lavoro clandestino, nero, e dunque sottopagato. E' l'effetto inevitabile dell'incontro tra le regole del libero mercato e le urgenze della miseria.

Secondo gli esperti, ci sono buone probabilità che la prossima estate gli sbarchi in Sardegna diventino la novità dell'eterna "emergenza-immigrazione". Con una peculiarità determinata dall'assetto urbanistico della costa meridionale dell'isola, interamente disseminata di seconde case e di alberghi, alcuni dei quali sono celebri mete del turismo miliardario internazionale. Scene come quella dello scorso agosto, quando la spiaggia di Cala D'Ostia si popolò improvvisamente di uomini stremati e assetati che si aggiravano tra gli ombrelloni, potrebbe ripetersi. Già nell'isola circola una battuta: la vista di quei disperati sarà, per i vip ospiti dei resort, una "tassa sul lusso" ben più pesante di quella pensata da Renato Soru. Ma la verità è purtroppo una sola: senza interventi immediati, la nuova rotta, completamente in mare aperto, allungherà la lista dei morti nel Mediterraneo. Anche su questo fronte è arrivato un primo segnale: la sera del lunedì di pasquetta una barca con diciassette migranti si è arenata su uno scoglio a sei miglia dalla costa. Questa volta, dopo due giorni, sono stati salvati.
(glialtrinoi@repubblica. it)