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Misure razziste, come due secoli fa, Il Manifesto, 05/09/07

corsi e ricorsi
Misure razziste, come due secoli fa
Patrizio Gonnella *

«In Inghilterra le case di correzione vennero istituite per rinchiudere e confinare la schiera di persone "senza padrone" gettate sulla strada in seguito alla dissoluzione del sistema caritativo dei monasteri cattolici (...). Istituzioni simili furono fondate anche in altre parti d'Europa: la più famosa fu la Rasp House di Amsterdam, costituita (...) intorno al 1550 per confinarvi l'orda di vagabondi (...). Fu questo il periodo (...)della Mint di Bristol, un'enorme casa di lavoro fondata nel 1701 dai mercanti della città per confinarvi i poveri vagabondi, e delle proposte di John Locke per case di lavoro penali quale mezzo per ridurre il carico delle parrocchie nel mantenimento dei poveri non reclusi (...). Oltre a dare ai magistrati il potere di far fustigare o imprigionare mendicanti, attori girovaghi o giocatori d'azzardo, zingari, venditori ambulanti, e "tutti coloro che rifiutavano di lavorare per i salari usuali e comuni", il Vagrancy Act li autorizzava a incarcerare i pazzi vagabondi e "tutte le persone che giravano qua e là e alloggiavano in birrerie, granai e case o all'aria aperta, senza poterne rendere conto" (...). Il parlamento autorizzò nel 1752 i magistrati a ricompensare le guardie per l'arresto di vagabondi (...). Secondo alcuni commentatori del provvedimento questo sforzo di trasformare in un affare le vessazioni contro i poveri aumentava il rigore dell'applicazione delle leggi (...). La magistratura introdusse anche la ruota a pedali. I detenuti salivano i gradini della ruota, facendola girare con i piedi mentre si reggevano a una sbarra per tenersi diritti (...). I giudici espressero per la ruota un entusiasmo senza limiti. Uno di loro osservò che essa costituiva "la punizione più tediosa, angosciosa e salutare che fosse mai stata escogitata dall'ingegno umano" (...). Nel loro entusiasmo, i magistrati non risparmiarono nessuno, costringendo alla ruota donne incinte, vagabondi storpi con gambe in cattivo stato e operai con l'ernia».
La ruota a pedali resta fortunatamente ancora solo un futuribile scenario di orizzonte. Ma, per tutto il resto, l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e il piano del governo contro vagabondi e prostitute sono ben sintetizzati dalla lunga citazione che precede. Tristemente, essa si ambienta a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. Il gioco estivo alla raccolta di consenso di amministratori fiorentini, romani, bolognesi getta a mare 250 anni di civiltà giuridica. Michael Ignatieff ne «Le origini del penitenziario. Sistema carcerario e rivoluzione industriale inglese 1750-1850», raccontava così la nascita del sistema della repressione agli albori del capitalismo. Il Corriere della Sera di ieri preannunciava il nuovo reato di «questua molesta» voluto dal ministro Amato. Ieri il ministro degli Interni rettificava sostenendo che c'è già la possibilità di punire i mendicanti con le norme attualmente presenti nel nostro codice penale che, ricordiamo, è del 1930. Forse però il ministro non ricorda che un legislatore meno preoccupato di inseguire i turbinii dell'opinione pubblica estiva aveva depenalizzato sin dal 1981 il reato di «esercizio abusivo di mestieri girovaghi» (tale è il mestiere dei lavavetri, così definito proprio dalla circolare fiorentina) e abrogato nel 1999 il reato di «mendicità». Lo aveva fatto un altro governo di centrosinistra.
Le misure proposte da sindaci e ministri dell'Unione contro mendicanti, lavavetri, prostitute sono misure indecenti. Ci fanno tornare velocemente e tragicamente indietro di due secoli e mezzo. Mettono sullo stesso piano criminali e poveri, sfruttati e sfruttatori. Ci fanno fare un passo culturale, giuridico, sociale e politico indietro nel passato carcerario violento e inumano di cui Ignatieff e Foucault hanno raccontato le origini. In Italia però in questi due secoli e mezzo ci sono stati Cesare Beccaria, il liberalismo penale, il codice Zanardelli, l'antifascismo, la Costituzione repubblicana. Solo la parentesi fascista con le leggi razziali aveva osato tanto. Le misure contro i vagabondi di oggi sono misure dirette contro gli immigrati, in particolare contro i nomadi. Per questo sono misure razziste.Siamo partiti da una inventata nuova emergenza - quella dei lavavetri - per poi arrivare a proporre modifiche in peggio delle norme sulla custodia cautelare e sulla sospensione condizionale della pena. Il centrosinistra rischia di diventare vittima di se stesso e della propria mania di inseguire la destra sulla sicurezza e l'ordine pubblico. I sindaci - autoproclamatisi governatori - si trasformano in novelli prefetti e questori. Un comandante di polizia municipale a Roma racconta orgoglioso alla stampa di avere raccolto in un autobus giovani prostitute da lui arrestate. Neanche fosse Serpico o l'ispettore Callaghan. Il tutto mentre a Roma il traffico impazzisce. Cari Veltroni, Domenici, Cofferati: se ci fossero nelle vostre (nostre) città meno macchine ai semafori, ci sarebbero anche meno lavavetri. * Presidente di Antigone