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UE : Rapporto sul razzismo nei Paesi aderenti, asgi.it, 31/08/07

UE : Rapporto sul razzismo nei Paesi aderenti

Presentato il rapporto sul razzismo e la xenofobia nel 2006 dall'Agenzia europea dei diritti fondamentali. Il documento analizza il livello di discriminazione in settori quali l'impiego, gli affitti, la vendita di alloggi e l'istruzione.Mancanza di informazione sulle leggi contro gli atti discriminatori da parte delle vittime, soprattutto Rom e immigrati, riscontrata in gran parte dei paesi dell'Ue.

Il rapporto

Agenzia europea dei diritti fondamentali

Sebbene si siano registrati progressi nella trasposizione da parte dei singoli Stati membri della direttiva europea sull'uguaglianza razziale datata 2000, l'agenzia continua a rilevare mancanza d'informazione vittime dimostrano

Violenza razzista

Degli undici Stati che dispongono di dati sufficienti per la valutazione del grado di violenza riconducibile al razzismo, "otto hanno dimostrato un andamento di violenza in crescita: Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Polonia, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito. Solo Repubblica Ceca, Austria e Svezia registrano un'inversione di tendenza". Per gli altri 16 Stati l'informazione risulta insufficiente o addirittura inesistente.

Va inoltre considerato che esistono profonde disparità nella raccolta dei dati: mentre alcuni paesi non se ne occupano per nulla; la Gran Bretagna, ad esempio, ha registrato negli ultimi 12 mesi un numero di rapporti di crimini razziali maggiore rispetto a quelli di tutti gli altri Stati membri.

Lavoro a rischio e appartamenti off-limits

Le statistiche dimostrano che, nella maggior parte degli Stati dell'Unione europea, il livello di disoccupazione degli immigrati e delle minoranze è significativamente più alto rispetto a quello del resto della popolazione. Una ricerca condotta in Svezia ha svelato che un nome che suona arabo riduce notevolmente le possibilità di ottenere un lavoro. Il governo svedese ha pertanto promosso un progetto che introduce l'anonimato quando si tratta di presentare domande di lavoro. Anche altri Stati membri seguono simili procedure per tentare di aumentare la diversità etnica nei luoghi di lavoro.

La discriminazione razziale nel mercato degli affitti è stata segnalata alle autorità contro la discriminazione come una delle principali cause di malcontento, in particolare rispetto ad annunci con clausole che impediscono la locazione a stranieri. Nel 2006 la corte belga condannò a 3 anni di reclusione un cittadino, poi sospendendone la pena, per aver pubblicato un annuncio in cui era indicato che l'appartamento era ubicato in un edificio senza stranieri.

Incertezza legale e istruzione limitata

Un altro problema consiste nella mancanza di leggi chiare in tema di assunzione di stranieri e d'affitto a immigrati. Questa incertezza, insieme alla mancanza di documenti e di regolari permessi di lavoro, ha dato origine a forme di sfruttamento di immigrati e a difficoltà nella stipula di regolari contratti d'affitto.

Sebbene teoricamente la maggior parte degli Stati membri garantisca accesso sicuro all'istruzione, di fatto alcune minoranze debbono fare i conti con un'altra realtà. Ad esempio, i centri di accoglienza per chi ha fatto richiesta di asilo sono spesso situati lontano dalle città in cui hanno sede le scuole. Inoltre, in gran parte dell'Unione europea si avverte un fenomeno di segregazione: l'agenzia ha citato nel suo rapporto che metà degli allievi Rom nella Repubblica Ceca frequentano scuole riservate a bambini con menomazioni mentali e bambini con particolari esigenze.

Il futuro dell'agenzia

Il rapporto è il primo lavoro ufficiale della neonata agenzia europea, che riprende il cammino dell'ex Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti e xenofobi di Vienna. Durante il dibattito in commissione parlamentare per le libertà civili, gli eurodeputati hanno espresso la necessità di nominare al più presto un direttore, lamentandosi dei limiti imposti dal suo mandato. "Avrei preferito la nuova agenzia avesse denti più aguzzi per diventare una vera e propria sentinella di guardia", ha commentato Sophia In't Veld, deputata olandese del gruppo dell'alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa (ALDE).

L'eurodeputato italiano Claudio Fava, del gruppo socialista europeo (PSE), si dice deluso del ruolo assegnato al Consiglio: "Mi piacerebbe che fosse obbligato a confrontarsi con l'agenzia regolarmente, e non solo qualora lo ritenga opportuno". Manfred Weber, invece, deputato tedesco del gruppo del partito popolare europeo (PPE-DE), avverte: "Dobbiamo essere un punto di riferimento per i diritti fondamentali in tutto il mondo ed evitare la politicizzazione dell'agenzia".

Fonte : Parlamento europeo