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Bergamo: "No alle nozze dei clandestini", La Repubblica, 03/12/07

Bergamo: "No alle nozze dei clandestini"

Giuliana Ubbiali

BERGAMO - L´abito da sposa, le fedi nuziali, il bouquet di fiori e la prenotazione del ristorante. Anche se tutto è pronto per il fatidico sì, il matrimonio non s´ha da fare se uno dei due promessi sposi è straniero e senza permesso di soggiorno. Accade a Caravaggio, nella Bassa Bergamasca, una delle roccaforti della Lega guidata dal sindaco Giuseppe Prevedini e dal suo vice, il senatore del Carroccio Ettore Pirovano. Alla responsabile dell´ufficio di stato civile è arrivata una comunicazione inequivocabile del primo cittadino: qui non si sposano gli immigrati clandestini, è la sostanza.
Una novità, visto che di solito allo straniero che vuole sposare un cittadino italiano si chiedono solo un documento di identità e un nullaosta del consolato del paese d´origine che ne attesti la nazionalità. Se poi il pretendente o la pretendente sono clandestini, questo generalmente non è preoccupazione del Comune. Ci pensano eventualmente prefetto e questore all´espulsione. Da adesso invece, perlomeno a Caravaggio, oltre alla comune trafila di documenti per le pubblicazioni del matrimonio, viene chiesto anche il permesso di soggiorno. «Non mi presterò mai più a sposare un clandestino - tuona il sindaco - Nella maggior parte dei casi si tratta di matrimoni di comodo, spesso in cambio di soldi, per regolarizzare stranieri che subito dopo chiedono il ricongiungimento familiare e nel giro di due anni ottengono la cittadinanza».
Di casi del genere il sindaco di Caravaggio dice di averne già visti: «Almeno un paio di volte. In uno la differenza d´età era sospetta, uno degli sposi aveva 30 anni e l´altro 60. In un altro caso ho chiesto alla questura di eseguire dei controlli ed è risultato che il pretendente sposo era clandestino e con una sfilza di precedenti penali. Il giorno del matrimonio è arrivata la polizia e prima del sì l´ha portato via».
Ma se anche si trattasse di matrimoni d´amore, per il sindaco del Comune bergamasco sposare un irregolare significherebbe essere suo complice: «Perché dovrei sposare un clandestino? La legge stabilisce che vengano espulsi, io non voglio agire contro la legge». Ma la legge non prevede che gli ufficiali di stato civile debbano chiedere il permesso di soggiorno per le pubblicazioni e la mossa del sindaco potrebbe sollevare qualche contestazione, così com´è accaduto in Veneto, a Cittadella, per l´ordinanza del sindaco sul reddito degli immigrati: «Che le facciano, le contestazioni, non vedo l´ora, così si vedrà chi è per la clandestinità. Quanto abbiamo deciso non è previsto espressamente da nessuna parte perché c´è un vuoto legislativo, ma è supportato dalla legge stessa che non vuole in Italia chi non è regolare. Insomma, noi sindaci siamo sempre l´ultima ruota del carro per quanto riguarda i poteri di tutelare la nostra gente, ma siamo il primo bersaglio dei cittadini quando ci sono dei problemi».