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Dibattito sulla situazione dei rom in Italia e in Europa nella seduta del 20 maggio 2008 del Parlamento europeo a Strasburgo

Si è tenuto in Aula un acceso dibattito - cui ha partecipato una maggioranza di deputati italiani - sulla situazione dei rom in Italia e in Europa. In molti hanno sottolineato la necessità di garantire l'integrazione nelle società europee, ma anche di assicurare la legalità e la sicurezza dei cittadini. Alcuni deputati hanno polemizzato nei confronti del nuovo governo italiano che, invece, è stato difeso da altri.
Dichiarazione della Commissione La Commissione condanna ogni violenza neo confronti dei rom. Ha esordito così Vladimír ŠPIDLA chiedendo di garantire loro la sicurezza personale. Gli eventi di Napoli, ha aggiunto, non sono un caso isolato di violenza razzista che è un fenomeno presente in tutti gli Stati membri. La Commissione, ha proseguito, respinge anche ogni assimilazione dei rom con i criminali, mentre le autorità degli Stati membri devono dare l'esempio nella lotta al razzismo, indagare e punire gli attacchi xenofobi e i loro istigatori. Facendo riferimento ai pogrom e all'odio razziale, ha poi sostenuto che tutti gli uomini hanno il diritto di vivere in pace e di non subire discriminazioni fondate sulla razza o la religione. Non bisogna quindi «fare gli struzzi» con i problemi reali dei rom: «tutti ne vedono l'indigenza e la disoccupazione che porta sofferenza umana e tensioni sociali, spingendo i rom ai margini della società». I rom, a suo parere, «non sono meno intelligenti o criminali nati» e l'UE deve fare tutto il possibile per migliorare la loro inclusione. La libera circolazione dei rom, ha aggiunto, si basa su principi consacrati - anche sanciti dalla Corte di giustizia - e i rumeni possono quindi muoversi nell'UE, senza discriminazioni, poiché ne sono cittadini. La Commissione, ha poi precisato, vuole che tale diritto sia rispettato. Il commissario ha poi puntualizzato che la direttiva permette di rifiutare l'ingresso in uno Stato membro ai cittadini che non dispongono di risorse e che pesano sulla previdenza sociale. Questa valutazione, come quella sulla loro pericolosità, deve essere realizzata caso per caso, rispettando le procedure e motivando le decisioni, poiché si tratta di «una misura estrema che limita una libertà fondamentale dei cittadini dell'UE».

Se l'inclusione è una competenza degli Stati membri, ha proseguito, anche la Commissione ha un ruolo da svolgere, ad esempio coordinando e agevolando le politiche nazionali. Può anche assicurare che sia rispettato il diritto UE nei campi in cui è competente, e la direttiva deve essere completata con misure di sensibilizzazione sui diritti e sugli obblighi. Gli eventi di Napoli, ha proseguito, richiedono uno sforzo congiunto «per assicurare la nostra solidarietà ai nostri concittadini, spezzare il circolo vizioso di violenza e disperazione e offrire delle prospettive». Il Commissario ha anche sottolineato che il Fondo sociale europeo può contribuire a migliorare le condizioni di vita dei rom.

 

Interventi in nome dei gruppi politici Lívia JÁRÓKA (PPE/DE, HU) ha sottolineato che la situazione dei rom «è orribile e terribile», mentre in tutta l'Europa è stato fatto «molto poco» durante l'ultimo decennio per sostenerli. Anche i governi «sono colpevoli» di ciò, «che siano di destra o di sinistra», poiché «sono stati incapaci di promuovere veramente l'integrazione dei rom nella società e nella maggioranza». Occorre quindi impegnarsi maggiormente per l'integrazione dei rom in Europa, «altrimenti ci ritroveremo in una situazione nella quale verranno commesse e perpetrate delle atrocità come quelle che abbiamo recentemente visto». Sostenendo che tale questione «non dovrebbe essere troppo politicizzata», ha sottolineato che i governi «non sono stati in grado di fare nulla di concreto». Dicendosi contraria «a sanzioni e ad azioni penali collettive», ha affermato che i governi devono fare del loro meglio «per lottare contro questi reati contro la discriminazione di qualsiasi gruppo etnico». Ha poi auspicato «standard minimi», oggetto d'accordo tra i paesi membri, «sul come si possa risolvere la questione di rom». Martin SCHULZ (PSE, DE) ha anzitutto ringraziato il commissario Špidla per aver menzionato gli elementi essenziali di cui si deve dibattere. Ha quindi sottolineato che «la destra e la sinistra del Parlamento condividono valori comuni», e si è detto quindi grato ai conservatori che concordano sul fatto che i problemi da risolvere devono essere affrontati in modo adeguato nel rispetto dei diritti umani, «poiché la dignità dell'uomo è inviolabile». Scacciare le persone, ha aggiunto, «è inaccettabile» e «non permette di risolvere alcun problema». Il problema in discussione, ha poi voluto precisare, «non è certo un problema tipicamente italiano», «si presenta anche in Italia come si è presentato ovunque nell'Unione europea negli ultimi anni»: «è il problema dell'insufficiente grado di integrazione delle minoranze nella nostra società, in particolare del gruppo rom». Questi ultimi, ha sottolineato, «vivono una situazione drammatica» e avvenimenti come quelli che si sono appena verificati in Italia «si sono già registrati anche in altri paesi dell'Unione europea». Ha quindi nuovamente insistito sul fatto che non vi è l'intenzione di «accusare l'Italia», ma semplicemente «chiederci come - insieme alle autorità italiane - possiamo risolvere il problema nell'interesse della comunità rom che ora ha bisogno del nostro immediato aiuto». Anche «nell'interesse fra l'altro delle autorità locali, dei piccoli comuni, delle piccole città che sono arrivate al limite della loro capacità di intervento nel campo dell'integrazione». Occorre chiedersi quindi come, anche con lo stanziamento di fondi dell'Unione europea, si può aiutare queste comunità locali e l'Unione deve muoversi nella stessa direzione. «Non possiamo perderci in controversie sulla colpa dell'uno o dell'altro o sulle carenze dell'uno e dell'altro», ha proseguito, occorre invece adoperarsi affinché «gli avvenimenti degli ultimi giorni siano considerati un'occasione per affermare che la comunità rom necessità della solidarietà di tutti i paesi europei, di tutti i cittadini europei e integrarli». Ha anche aggiunto, peraltro, che «dalla comunità rom dobbiamo esigere che si faccia integrare nelle nostre società nel pieno rispetto della sua identità culturale». Il leader socialdemocratico, ha poi annunciato di aver parlato con il Ministro degli esteri Frattini per precisare che il gruppo socialista, insieme alla Commissione e al Consiglio, vuole cercare di arrivare a risolvere i problemi più urgenti. Anche perché i rom «non possono essere fatti bersaglio di attacchi di persone che a causa dei deficit esistenti portano avanti una politica di destra estremamente populistica».
Viktória MOHÁCSI (ALDE/ADLE, HU) si è innanzitutto congratulata con il commissario «per il bellissimo discorso», precisando di voler rispondere «a questi pogrom antirom che hanno avuto luogo il 13 maggio e gli sviluppi successivi in Italia». Ha quindi ricordato di aver visitato Roma e Napoli questa settimana per esaminare la situazione e, in quella occasione, ha chiesto anche «l'intervento urgente delle autorità romane per garantire i diritti dei rom e la loro protezione da ulteriori atti di violenza e aggressioni razziste contro l'ostilità antirom che prevale in Italia». Ho poi affermato di aver anche scritto una lettera a Silvio Berlusconi «esprimendo la preoccupazione di tante ONG in merito a una politica che associa i rom a stereotipi negativi, utilizzando l'intera popolazione rom come il capro espiratorio elettorale» e «ora noi vediamo qual è l'impatto di questa campagna elettorale». L'emergenza dei rom, ha ricordato, è stata causata da una bambina di 16 anni «che avrebbe portato via un bambino di pochi mesi dalla mamma a Napoli». A tale proposito, ha sottolineato che, dall'indagine fatta, sembra «che la storia sia falsa» e la polizia - che «non ha ricevuto nessuna denuncia» - non sta indagando su questo fatto. Ha poi rammentato che il 13 maggio, a Napoli, un gruppo di circa 60 persone «ha messo a fuoco campi nomadi rom con bottiglie molotov», mentre atti simili di violenza hanno avuto luogo in altre città italiane come Milano. In proposito, si è detta preoccupata che sulla base delle informazioni ricevute dalle autorità di polizia «a Napoli non c'è nessuna indagine di polizia su questo caso». Al riguardo ha affermato che «il governo italiano sembra essere forte con i deboli e debole con i forti». A suo parere, in tema di sicurezza «si dovrebbe prima esaminare quello che è la criminalità organizzata, la camorra» e «si cerca di parlare dell'immigrazione dei rom per distogliere l'attenzione da quelli che sono i reali problemi dell'Italia». Ha quindi auspicato che le autorità italiane faranno un'indagine adeguata ed efficace di quello che è successo a Napoli e a Milano e perseguano rigorosamente tutte le persone responsabili, «compresi i funzionari pubblici che continuano a fare dichiarazioni contro i rom, incitando all'odio razziale». Ha poi rivolto un invito alle autorità italiane affinché cooperino pienamente con le istituzioni intergovernative, con le organizzazioni internazionali e con la società civile italiana «per risolvere l'emergenza umanitaria dei rom in Italia». Ha infine invitato la Commissione europea a preparare una strategia per i rom per fare della loro integrazione «una priorità urgente» e coordinare i paesi membri nelle loro responsabilità, «nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini rom». Per Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), il Parlamento non è il luogo adatto «per polemiche contro questo o quel governo», bensì per discutere, portare alla luce e cercare «soluzioni condivise» su questioni che «preoccupano e turbano gli europei», come ciò che succede in Italia. Ha quindi proseguito sostenendo che si tratta di eventi molto diversi per importanza e gravità come «gli attacchi ai rom, la situazione di degrado e di povertà di intere zone controllate dalla criminalità organizzata, dove italiani e migranti competono sul nulla», alla crisi tragica dei rifiuti «fino alle ultime; incredibili, affermazioni - al limite dell'omofobia - della nostra nuova e davvero bellissima ministra italiana per le pari opportunità».

Senza «polemiche sterili», la leader dei Verdi ha chiesto di attenersi «ai fatti» e di capire «che cosa si può fare per aiutare e migliorare la situazione e non avvelenarla ancora di più». Non bisogna «negare la realtà», ha proseguito, si è deciso di dibattere sui rom perché si tratta della «minoranza più discriminata in Europa». Gli episodi di «estrema violenza, di intolleranza e razzismo», ha poi ammonito, devono essere chiamati con il loro nome «se vogliamo cominciare a risolverli». Negando di essere "buonista", ha affermato che «la legalità è il cuore della soluzione che noi tutti perseguiamo: il rispetto delle regole, di tutte le regole».

Queste regole, ha insistito, «vietano di rubare e di occupare il suolo pubblico, di obbligare i bimbi alla mendicità o le donne ad una situazione di schiavitù». Ma vietano anche «di discriminare, di cacciare le persone povere e di mantenere senza diritti per decenni gente che non sa più neppure di che nazionalità è». Gente, ha spiegato, che rimane nomade «non per scelta, ma perché in fuga».  La deputata ha quindi ringraziato il Commissario Špidla per le sue parole che hanno «chiarito con coraggio alcune evidenze che noi abbiamo sempre sostenuto rispetto alla direttiva 38 e alcune interpretazioni sbagliate del nostro governo».  Per Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT), «la grave situazione economica, energetica e di sicurezza di tutti i cittadini dell'Unione avrebbe dovuto forse indurre questo Parlamento ad un'azione di responsabilità per cercare di controllare quella paura armonizzata che sembra ormai serpeggiare in tutti i paesi dell'Unione». Invece, «si è scelta una strada diversa»: «una decisione partitica, forse solo per ottenere un impatto mediatico», poiché «risulta evidente che non c'è un fondamento politico ma partitico dal fatto che questo sia un dibattito senza risoluzione».  La deputata ha poi detto di condividere le parole del Papa: «solidarietà e generosità e perché ci sia solidarietà occorre il rispetto della legalità». Ha quindi insistito sostenendo che la generosità italiana è nota: «mentre altri paesi sparavano sugli extracomunitari, non facevano attraccare le navi con i profughi o lasciavano gente morire affogata nel mare attaccati ad oggetti da pesca o dei relitti, l'Italia ha sempre accolto cittadini extracomunitari e cittadini comunitari con grande attenzione e generosità».  Certo, ha proseguito, «ci sono stati degli atti atroci che vanno condannati e che l'attuale governo ha condannato». Si è poi chiesta per quale motivo la situazione dei rom in Italia «non sia stata seguita dall'on. Mohacsi l'anno scorso, cinque mesi fa, un anno e mezzo fa» e per quale motivo questo Parlamento ne parla oggi «a cinque settimane dal voto e non ha affrontato in maniera chiara questo problema quando l'urgenza era evidente». Ha quindi concluso ribadendo che si è avuto un approccio di tipo partitico «mentre occorrono soluzioni politiche».  Concordando con quanto affermato dal commissario, Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) ha affermato che «siamo di fronte ad atti politici e fatti di cronaca gravissimi». Ha poi ricordato che vi sono direttive e pronunciamenti del Parlamento europeo «che debbono valere per tutti, anche per l'Italia», precisando che ciò vale sia per l'attuale governo - i cui primi atti e intendimenti «preoccupano moltissimo e ci scandalizzano» - sia per quello precedente. La lotta alla discriminazione e l'impegno di integrazione dei rom, ha insistito, «è sancito da voti parlamentari», mentre i diritti di mobilità e soggiorno «sono pilastri della cittadinanza europea» e l'Europa deve favorirne la realizzazione.  Ha poi sostenuto che va riconosciuto il diritto alla cittadinanza dei rom «anche come minoranza europea che fu perseguitata dal nazismo». Infine, ha definito «molto grave» ciò che sta accadendo: «c'è un uso politico della paura, ad esempio della fobia da rom, al fine di conquistare consensi elettorali, le vocazioni della paura come base della cattura di voti». E così facendo «si uccide la politica e la democrazia, si avvelena la convivenza e si distrugge quella civiltà che l'Europa è richiamata a promuovere». Ha quindi concluso affermando che «questa discussione deve produrre fatti concreti: verifiche sugli atti degli Stati membri, verifiche sui territori e sulle condizioni di vita dei cittadini rom».
Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha sottolineato che «le ripetute accuse dei socialisti spagnoli contro l'Italia e il suo sovrano diritto alla sicurezza interna vengono da chi amministra rigidamente il controllo delle coste, da chi è fresco della vicenda di Ceuta e Melilla, da chi tratta l'indipendentismo catalano e basco mettendo sullo stesso piano polemica politica e terrorismo». Ha quindi chiesto ai socialisti spagnoli e europei se sono a conoscenza «di quanta generosità l'Italia accorda ai Rom»: «Lo sanno quanto ricevono in termini di assistenza sociale godendo di sostegni economici, d'istruzione e di assistenza sanitaria di cui i cittadini italiani non godono? Lo sanno anche quanta parte di reati di allarme sociale è ascrivibile ai cosiddetti nomadi?» Ha poi chiesto al commissario Špidla: «chi tutela i bambini che chiedono l'elemosina, vendono le rose, puliscono i vetri delle auto nelle città italiane ai semafori, insomma bambini sfruttati di cui spesso non si sa assolutamente la genia?». 

In proposito, ha sostenuto che occorre attivarsi, ad esempio, «per controllare il DNA di tutti questi bambini», con il duplice scopo «di tutelare il minore e verificarne i legami parentali», come fatto per i desasparecidos in Argentina. Dicendosi contrario ai campi rom in Italia e nel resto d'Europa, ha quindi proposto la promozione di una Stato rom, «magari in un'area dell'Est europeo visto che in gran parte vengono da quell'area», nel quale possano «esprimere al meglio la loro identità e perché sia tutelata e perché si possano meglio autogovernare». A suo parere, «finirebbe così la loro diaspora, potrebbero amministrarsi e governarsi autonomamente, migliorerebbe la loro qualità di vita e la sicurezza sociale e, finalmente, migliorerebbe anche la nostra».

  Interventi dei deputati italiani
Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT) ha osservato che era stato detto che il governo italiano non era sotto accusa, «ma in realtà negli interventi è stato citato abbondantemente, come è stata anche citata la politica di destra populista, mentre la collega Mohacsi ha detto che non è vero il fatto del bambino di sei mesi di Napoli e la collega Frassoni se l'è presa con il Ministro per le pari opportunità». Un governo che ha giurato da appena sei giorni, ha aggiunto, «è sotto accusa feroce da parte dei ministri del governo spagnolo per fatti certamente che se visti a casa loro sono molto più gravi». Si è quindi detto favorevole al problema della solidarietà per tutti i cittadini, «non solo per una parte di essi». Si è detto anche convinto che «un governo abbia il dovere di garantire la sicurezza a tutti i cittadini e non a qualcuno in particolare, abbia il dovere di garantire a tutti i bambini di poter vivere nelle stesse condizioni non a qualcuno in particolare, abbia il dovere di assicurare l'integrazione con l'operosità e non offrendo e offrendosi come ricettacolo in alcuni casi di problemi di delinquenza».  Ha quindi sottolineato che non deve essere messo sotto accusa un governo, «che peraltro ha avuto una larga maggioranza come mai era successo nella storia d'Italia». Il problema, ha concluso, non deve essere affrontato in chiave politica ma con serietà e «questo Parlamento e l'Unione europea, una volta per tutte, dovrebbero smettere di fare manfrina, e fare una politica europea dell'integrazione seria non attaccando di singoli governi».  Gianni PITTELLA (PSE, IT) ha concordato con il Commissario Špidla sul fatto che gli assalti ai campi rom di Roma e Napoli dei giorni scorsi «sono fatti gravissimi che vanno scongiurati assicurando risposte risolutrici». Queste però «non sono né lo scarico di responsabilità sulla matrigna Europa né l'invio delle ruspe, né il linguaggio discriminatorio e avvilente», come quello ascoltato dal collega Romagnoli, che rischiano invece «di alimentare un clima pericoloso che può sfociare in violenza e razzismo». 
Dopo aver precisato che il dibattito non costituisce «un processo all'Italia o al suo governo», ha sottolineato il messaggio «chiaro e cooperativo» del commissario. Dal governo italiano, ha spiegato, «ci aspettiamo risposte convincenti e concrete, coerenti con le due esigenze di fondo: l'integrazione e la sicurezza, accoglienza, integrazione e sicurezza nel rispetto della legge e per mano dello Stato e non di milizie e di ronde fai da te che rimandano a tempi bui che non vogliamo veder ritornare». Definendo «ridicoli» alcuni titoli di giornali - quali "L'Europa processa l'Italia" oppure "Il compagno Schulz, nemico di Berlusconi, contro l'Italia" - ha invece sottolineato che è l'Italia, «paese stimato e amato nel mondo per i suoi valori di civiltà», a chiedere all'Europa «di svolgere il ruolo che le compete per rafforzare la sicurezza e favorire l'integrazione».  Marco PANNELLA (ALDE/ADLE, IT) ha sottolineato che, «dinanzi alla gravità dei fatti che ciascuno riesce ad avvertire», vi è però «un atteggiamento e un'ignoranza della realtà italiane ed europea che mi fa paura». «La colpa è sempre degli altri», ha esclamato, rivendicando «il dovere e il diritto di autoaccusarci»: «a Roma, a Napoli abbiamo governato noi da 15 anni ... e in tutta l'Italia si è sviluppata una campagna televisiva vergognosa, si è passati dal 10% al 24% dell'informazione televisiva nel denunciare i crimini creando una psicosi di paura». Ha quindi concluso sostenendo con forza che «dove non c'è democrazia non c'è pace per i rom ma nemmeno per gli italiani», e «l'Italia non è una democrazia, non è uno Stato di diritto». Ed è a partire da questo che si può lottare e si può sperare». Per sgombrare ogni equivoco, Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha subito sottolineato che «ogni atto di violenza e di discriminazione va condannato senza mezzi termini». Ma occorre anche «fare i conti con la realtà, evitando soprattutto ipocrisie o peggio ancora strumentalizzazioni politiche». Ha quindi steso «un velo pietoso» sul tentativo di molti di «attribuire responsabilità a Berlusconi sulla situazione dei rom in Italia in questi giorni», sostenendo che sulle responsabilità, soprattutto relative al degrado nei campi rom abusivi, «forse ne sanno qualcosa di più Veltroni e Bassolino». Ciò detto, ha chiesto a tutti «uno sforzo di responsabilità e di serietà che ci impone oggi, dopo tanti ritardi e appelli caduti nel vuoto, di trovare una soluzione». Occorre «mettersi dalla parte di chi vive nei campi rom in situazioni assolutamente disumane ed inaccettabili», ma anche «dalla parte di quella mamma a cui hanno tentato di rapire la figlia e dalla parte della famiglia della signora Reggiani, violentata ed uccisa poco meno di un anno fa». Ha quindi rilevato che le proposte sono chiare e ripetute da anni, accolte dal Parlamento nelle risoluzioni sulla strategia per i rom sulla strategia europea sui diritti dei minori: «risolvere il problema dei campi rom, dove manca ogni forma di igiene e sicurezza; prevedere misure molto severe come la perdita della patria podestà per quei genitori che costringono i propri figli all'accattonaggio, alla prostituzione e al lavoro minorile; combattere la dispersione scolastica che arriva in alcuni Stati membri anche al 75% dei minori rom; utilizzare al meglio i fondi comunitari a disposizione per i tutti i cittadini di origine rom che lavorano, che si vogliono integrare e che mandano i figli a scuola». Allo stesso tempo, però, «occorre isolare e rimpatriare le persone che delinquono abitualmente». Ha quindi concluso ricordando che «il problema riguarda tutti gli Stati membri». Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT) si è detto «molto preoccupato» per i recenti incidenti accaduti in Italia. A suo parere, «c'è un clima da caccia alla streghe nei confronti dei cittadini rumeni e rom con tanto di spedizioni punitive e di incendi appiccati nei campi nomadi». Inoltre, «da parte del governo italiano è in atto un'ossessiva campagna sulla sicurezza che chiama in causa l'Europa, il trattato di Schengen e la libera circolazione nell'UE». Ha quindi sottolineato che occorre ricondurre la questione sicurezza «su un piano di civiltà giuridica che non può essere piegata a logiche emergenziali». Lo Stato di diritto, ha insistito, «impone che la responsabilità penale sia individuale e che non possa essere attribuita a categorie collettive» e deviare da questo principio «è un precedente pericoloso che porta alla criminalizzazione di interi gruppi etnici». Ritenendo «legittima» la domanda di sicurezza, ha però ammonito dal «cadere nella strumentalizzazione creata per alimentare odio e xenofobia per fini politici» e «invece di brandire il reato di immigrazione clandestina, il governo italiano dovrebbe utilizzare più efficacemente i fondi dell'UE per le politiche di integrazione». Ha quindi concluso sostenendo che occorre riportare il dibattito sull'espulsione dei rom «nel corretto ambito europeo, per ribadire che vanno applicate le leggi esistenti senza mettere in discussione la libertà di circolazione dei cittadini comunitari, che è un diritto inalienabile di cittadinanza europea». Roberto FIORE (NI, IT), al suo primo intervento in Aula, ha sottolineato che si tratta di «un atto d'accusa nei confronti di un governo che per due anni ha permesso l'entrata di centinaia di migliaia di persone e ha permesso allo stesso tempo che queste persone vivessero in uno stato di degrado incredibile, creando un nuovo sottoproletariato». Ha anche rivolto «un atto di accusa nei confronti di chi non ha pensato a una moratoria nel momento in cui la Romania ed altri paesi entravano nella Comunità europea». Ha poi aggiunto che l'Italia non ha la possibilità di affrontare questo problema, visti gli altri gravissimi problemi cui deve far fronte, come i rifiuti, il lavoro e il problema della casa. Quello dei rom, ha insistito, è un problema «insormontabile», anche perché «i campi di cosiddetta solidarietà sono i campi teoricamente legali, ma dove vi sono continuamente abusi nei confronti dei bambini e le situazioni igienico-sanitaire sono assolutamente terribili». Ciò che l'Italia può fare con l'appoggio dell'Europa, ha concluso, è sospendere il trattato di Schengen per almeno sei mesi, istituire anche in Italia il reato di immigrazione clandestina, nonché «negoziare, assieme alla Romania, alla Bosnia, alla Macedonia, alla Serbia, cioè paesi comunitari ed extracomunitari, il rimpatrio umano dei rom presenti sul territorio nazionale». Mario MAURO (PPE/DE, IT) ha esordito affermando di voler dare fiducia a Martin Schulz sull'intenzione di voler affrontare in modo costruttivo il problema dell'accoglienza, «ma anche delle regole imprescindibili che i rom, come tutti, devono osservare per partecipare a quel progetto di convivenza che chiamiamo Unione europea». «Lo stillicidio dei diritti e della dignità di queste persone, ma anche di inermi cittadini italiani coinvolti in una spirale di violenza negli ultimi diciotto mesi - ha esclamato - rappresenta un esempio della contraddizione di quei governi e di quelle istituzioni che da un lato predicano comprensione e dall'altro tollerano che esseri umani vivano tra vermi e topi, che si rubi, che si violenti, che si uccida, che la folla provi a farsi giustizia da sola». Se veramente abbiamo a cuore di trovare una soluzione, ha aggiunto, «riconosciamo non solo e non tanto che anche il governo Prodi in Italia ha fallito, ma che la gente di sinistra, come quella di destra, fa fatica ad accettare l'altro». In questo modo, ha concluso, «sarà più facile farci carico di un problema, che altrimenti ridurremo a ostaggio di un vecchio modo di fare politica e che avrà bisogno di evocare il "mostro Berlusconi" per sentirsi assolto dai propri errori». Per Mario BORGHEZIO (UEN, IT), «è il popolo nel nostro paese a volere che il governo affronti senza buonismi, con realismo, l'emergenza criminalità, anche dei rom». Occorre certamente difendere i diritti umani ma «bisognava farlo anche a Ceuta» per il quale c'è stato invece «il silenzio omertoso dell'Internazionale socialista». Ma occorre «difendere anche e soprattutto dall'illegalità di tutti, anche dei rom, i cittadini onesti!», ha esclamato, sostenendo che si batterà personalmente affinché il governo italiano «faccia diventare figura di reato l'associazione a delinquere tipica delle famiglie rom, finalizzata a commettere furti e rapine, e magari anche reati più gravi». La violenza xenofoba, ha poi aggiunto, «non appartiene al nostro popolo, meno che mai ai cittadini campani e napoletani, appartiene alla camorra, che dobbiamo combattere». Il popolo «chiede sicurezza, cosa che non esclude provvedimenti umanitari e di solidarietà, ma prima la sicurezza, che è un dovere altrettanto importante da garantire». «Il blabla della Commissione non ci convince», ha concluso, «i cittadini, nel nostro paese e in Europa, chiedono sicurezza dall'immigrazione selvaggia e dalle invasioni di chi non emigra per lavorare, si tratta molto spesso di delinquenti che emigrano e non di emigranti che delinquono». Vito BONSIGNORE (PPE/DE, IT) ha rilevato che «la difficile situazione in materia di ordine pubblico e la naturale reazione popolare in seguito ai numerosi episodi di violenza che hanno allarmato l'opinione pubblica hanno indotto il governo italiano a adottare nuove misure di sicurezza». Ha quindi respinto «con fermezza» chi definisce le norme contenute nel pacchetto di sicurezza in via di approvazione «discriminatorie, razziste e fuori dalle direttive comunitarie». «Provvedimenti rigorosi in materia di affitto in assenza di regolare contratto, di espulsione degli immigrati senza permesso, di aggravamento delle pene previste per chi commette reati ritenuti d'allarme sociale», ha insistito, «rientrano a pieno titolo nelle norme europee». L'Italia, ha aggiunto, «è e resterà un paese accogliente che si sta dando una nuova politica dell'integrazione ma che non è più disposto a tollerare la presenza degli immigrati clandestini». Tutti i cittadini comunitari ed extracomunitari, ha quindi concluso, «sono i benvenuti purché rispettino le regole e le norme della convivenza civile», mentre l'Unione europea e i 27 paesi membri «dovranno perciò fare ciascuno la propria parte e anche noi dobbiamo vigilare affinché i diritti civili siano rispettati in tutta Europa». A parere di Claudio FAVA (PSE, IT) «i fatti ci dicono che il governo Berlusconi sta ritroducendo il concetto di razza nell'impianto giuridico del nostro paese e sta rapidamente portando l'Italia alla periferia dell'Unione europea, violando sistematicamente i principi fondanti su cui è costruita la direttiva 38 dell'Unione europea e primo fra tutti il diritto di libera circolazione della persone come principio fondamentale». Ha quindi indicato due di quelle che ritiene le conseguenze di tale situazione: «la prima l'abbiamo vista a Napoli qualche giorno fa quando è stato delegato alla camorra il compito, in forma di supplenza, di esercitare ordine pubblico e di sloggiare a colpi di molotov chi stava nei campi rom in quella città». La seconda conseguenza «ce la consegna il collega Romagnoli che tira fuori una proposta della quale non si può certo fregiare della paternità», visto che l'idea di «ricostruire, costruire o immaginare uno Stato nel quale rinchiudere e confinare tutti i cittadini di etnia rom ed ebrei fu fatta da Goebbels negli anni '30 nella Germania nazista, poi scoppiò la guerra e allo Stato degli zingari e degli ebrei si sostituirono i forni crematori» Romano LA RUSSA (UEN, IT) ha anzitutto precisato che aveva previsto un intervento, tuttavia alla luce di quanto asserito dal collega che lo ha precedeuto, ne avrebbe fatto un altro. Si è quindi detto dispiaciuto «moltissimo» che «le motivazioni che hanno indotto a questo dibattito siano palesemente mosse da un intento persecutorio, accusatorio e punitivo nei confronti di uno Stato membro e di un governo che è stato eletto con larghissima maggioranza di consensi» che «per alcuni ha la colpa di non essere un governo di sinistra».
Ha quindi esclamato: «Non è colpa nostra se in Italia i rom si manifestano quasi esclusivamente per rapine, furti, rapimenti di minori, accattonaggio abusivo. Questa è l'immagine in Italia, nostro malgrado, dello zingaro, questa è l'immagine che viene data dai rom. Io sono ancora alla ricerca, qualcuno me lo segnali se lo conosce, di un rom in Italia con un lavoro regolare, legale e che paghi regolarmente le tasse». «Non accusatemi di razzismo, siate seri», ha proseguito sostenendo di difendere «gli europei onesti e anche i rom onesti». Ogni Stato «deve avere come priorità la sicurezza dei propri cittadini, diversamente i cittadini si sentono giustificati a farsi giustizia da sé». Ha quindi auspicato che «i governanti spagnoli e parlamentari europei invasati e di parte tacessero e guardassero un po' di più a casa loro». Per Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), «il dibattito per gran parte non è stato all'altezza» della relazione del Commissario né dell'invito rivolto da Martin Schulz a non tener conto di problemi specifici che si riferiscono ad un paese, in particolare all'Italia, quanto piuttosto di prendere in consiederazione il problema in generale. A quest'ultimo proposito, ha affermato che «possiamo essere tutti d'accordo»: «accoglienza e solidarietà a quelli che entrano nei vari paesi, ai rom che hanno certamente una problematica particolare», ma anche «sicurezza e legalità». La Commissione, a suo parere, potrebbe dare delle indicazioni e direttive europee, ma occorre non strumentalizzare e non approfittare per fare una polemica - «che è tutta italiana» - contro un «governo in funzione da pochi giorni». Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT) ha sostenuto che «è in atto una campagna politica e mediatica per la criminalizzazione dei migranti e dei rom in Italia». Ha poi aggiunto che «la vera anima del governo italiano è stata espressa qui in quest'Aula da diversi parlamentari» - citando Fiore, Borghezio e La Russa - i quali «hanno detto in modo esplicito che bisogna sospendere Schengen, istituire il reato di immigrazione clandestina, espellere tutti i rom e hanno fatto l'equazione tra rom e criminali». Ha quindi insistito sul fatto che «la campagna è evidente» anche perché «il governo ha annunciato l'istituzione di commissari straordinari sui rom», mentre «si susseguono le retate contro i rom invece di provvedere ad arrestare coloro che incendiano i campi rom in Italia». Dichiarazioni di questo tenore «sono dichiarazioni spesso espresse da vari ministri del governo italiano» mentre in Italia ci sono 200.000 rom di cui 80.000 italiani e, dei restanti 120.000, 50.000 sono nati in Italia. Ha quindi concluso sostenendo che, probabilmente, «bisognerebbe dare la cittadinanza e si risolverebbe buona parte del problema rom in Italia». Luca ROMAGNOLI (NI, IT) - che ha chiesto la parola al termine del dibattito "per fatto personale" - ha sottolineato che non dovrebbero tollerarsi offese gratuite ed ha precisato di aver sempre condannato «ogni violenza e discriminazione, sempre e comunque, nei confronti degli individui come delle comunità». Ha anche sostenuto di credere «all'autodeterminazione dei popoli» che, se riconosciuta per i palestinesi, dovrebbe valere anche per gli altri e, quindi, era questo il senso delle sue affermazioni a proposito dei rom. Si è pertanto dispiaciuto che «qualcuno abbia in maniera strumentale utilizzato» le sue parole, nonché di essere stato «liquidato con titoli che assolutamente non mi appartengono». Ha infine concluso affermando: «nessuno intende mettere in discussione i diritti umani, non sono né razzista né xenofobo, ma fermo sul diritto all'ordine sociale che tutti qui dovremmo difendere e se permettete, in più, alla piena sovranità d'Italia».
Link utili L'UE e i rom - sito della Commissione europea (in inglese) Risoluzione del Parlamento europeo del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i rom Risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri Risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne Rom nell'Unione europea Risoluzione del Parlamento europeo del 28 aprile 2005 europeo sulla situazione dei Rom nell'Unione europea

 

Riferimenti   Dichiarazione della Commissione - Situazione dei rom in Italia Dibattito: 20.5.2008   Contattare   Federico ROSSETTO Servizio Stampa - Redazione italiana Indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Numero di telefono A Bruxelles: (+32-2) 28 40955 (BXL) Numero di telefono A Strasburgo: (+33-3) 881 74133 (STR) Numero di cellulare: (+32) 498 98 33 23