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Appello degli avvocati italiani: salviamo la vita di Ocalan, gravi le sue condizioni di salute

SALVIAMO LA VITA DI OCALAN:

GRAVI LE SUE CONDIZIONI DI SALUTE

 APPELLO DEGLI AVVOCATI ITALIANI

Gli avvocati Giuliano Pisapia, Luigi Saraceni e Arturo Salerni – difensori in Italia di Abdullah Ocalan – appresa la notizia del grave stato di salute del leader Kurdo Abdullah Ocalan, già sofferente di cuore e colpito ieri da un infarto, attualmente detenuto in isolamento nel carcere turco di Imrali, rivolgono un appello all’Unione Europea e al Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa affinché siano adottate le misure opportune nei confronti della repubblica turca per rendere possibile ai difensori, ai familiari e ai medici di fiducia del detenuto di poter tempestivamente accertare le sue condizioni di salute.

Pisapia, Saraceni e Salerni chiedono anche un intervento urgente delle Autorità italiane in considerazione del fatto che ad Ocalan è stato concesso, nel nostro Paese, l’asilo politico. L’Italia ha quindi il dovere politico e giuridico di fare tutto quanto necessario, a livello diplomatico, per salvaguardare la vita  e la salute del leader kurdo.

Ocalan, dopo l’illegittimo rapimento avvenuto in Kenya, è da molti anni rinchiuso in totale isolamento nell’isola di Imrali e in una condizione in cui non è concesso, neppure ai suoi familiari e ai suoi difensori, di recarsi in carcere per verificare le sue condizioni di salute e di detenzione.

E’ ora che si pervenga ad un radicale miglioramento delle condizioni di detenzione di Ocalan, che appaiono in contrasto con gli standard previsti dalle convenzioni internazionali, e che vengano poste in essere tutte le misure per tutelare la sua incolumità. I difensori italiani del leader kurdo chiedono pertanto al Comitato per la prevenzione della tortura un intervento immediato per accertare la situazione di salute di Ocalan, nonchè il trattamento che subisce in carcere.

Se si tiene conto che, da tempo, quando ancora era in Italia, Ocalan ha fatto una scelta di pace e richiede esclusivamente la fine delle discriminazioni e delle violenze nei confronti del popolo kurdo in Turchia, ben si comprende che la sua morte, o il peggioramento delle sue condizioni di salute - di cui sarebbero responsabili i suoi carcerieri- rischierebbe di porre fine a quella speranza di pace che l’Unione Europea e tutti i democratici auspicano. Soprattutto dopo la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che ha condannato il governo Turco proprio  per  la violazione, avvenuta nel corso del processo, di vari articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, prevedendo che nei confronti del leader kurdo si svolga un nuovo processo nel quale sia garantito il diritto di difesa e un giudice imparziale.