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Con questa iniziativa vogliamo continuare a proporre un appuntamento annuale di discussione un tema complesso e controverso, ma che riteniamo importante, ovvero la tortura come condizione nelle carceri italiane. Continuiamo a dedicare questo spazio di impegno al nostro amico Bruno Borghi che ha donato molto tempo negli ultimi suoi anni come volontario serio e cosciente nel carcere fiorentino di Sollicciano e che ha sempre denunciato con nettezza le violenze interne e la non applicazione dell’art. 27 della Costituzione italiana. Parleremo di "tortura" non solo fisica ma anche e soprattutto psicologica, di restrizione in ambienti che sono sempre più sovraffollati con minori garanzie e diritti, venendo meno anche la dignità e l’umanità delle persone detenute. Nelle sovraffollate carceri italiane, le persone che dovrebbero iniziare un percorso graduale di reinserimento nella società, sono invece sempre più spesso rinchiuse nelle celle a non far niente. Ma tortura vista anche come condanna all’ergastolo e quindi di un “fine pena mai” scritto sulla sentenza del condannato che non lascia speranze di futuro
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