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Sarkozy gioca con il fuoco della banlieue, Il Manifesto, 5/10/06

Sarkozy gioca con il fuoco della banlieue
Incursioni della polizia con i media al seguito, «errori» e pestaggi. E la periferia di Parigi rischia di riesplodere
Anna Maria Merlo
Parigi
Un centinaio di poliziotti ha fatto irruzione ieri alle 6 del mattino in un condominio di un quartiere popolare dei Mureaux, un comune della banlieue di Parigi. Gli agenti hanno buttato giù la porta di un appartamento dove si trovavano 15 persone, che erano già in piedi perché c'è il ramadan e la regola impone di far colazione prima che il sole si levi. «Sono entrati nell'appartamento in venti - racconta Adama, 17 anni - io e mio fratello siamo stati sbattuti per terra, con un calcio. Poi hanno spinto anche mia madre per terra e buttato giù il cibo. Quando ero a terra mi hanno schiacciato la testa, come a una merda. Io e mio fratello siamo stati ammanettati, gli altri messi con il viso al muro lungo il corridoio. Adesso voglio vendicarmi». I poliziotti hanno poi ammesso di essersi «sbagliati» di appartamento. Hanno investito un altro alloggio della torre, dove la famiglia che lo abita denuncia il fatto che è stata puntata una rivoltella alla tempia di un bambino down di 6 anni. Il tutto sotto gli occhi di giornalisti e di telecamere, opportunamente informati. Gli abitanti hanno subito reagito: «Bastardi», «ci vendicheremo», tafferugli, agitazione.
Ieri mattina ai Mureaux è stata questa la risposta della polizia agli scontri che avevano avuto luogo nel quartiere domenica sera. Alla fine, una persona è stata fermata, ma le attrezzature rubate agli agenti domenica - manganelli, un flash-ball e altro - non sono state trovate. Il sindaco dei Mureaux, François Garay, si è detto «indignato» per non essere stato avvertito dell'operazione dal ministero degli interni. Anche i sindacati dei poliziotti cominciano a inquietarsi per la spettacolarizzazione degli interventi degli agenti. Tutti accusano Sarkozy di orchestrare questa spettacolarizzazione a fini elettorali.
Ai Tartêtes, altro quartiere sensibile situato nel comune di Corbeil-Essonne, nei giorni scorsi ci sono state forti tensioni tra giovani e polizia, anche qui in presenza di telecamere e giornalisti. Gli scontri hanno fatto seguito all'aggressione di cui sono state vittime due poliziotti, pestati da alcuni giovani il 19 settembre scorso. Un'aggressione improvvisata, più che un agguato preparato, come pare emergere dai primi elementi dell'inchiesta.
Alla vigilia del primo anniversario dell'inizio della rivolta delle banlieues, il 27 ottobre 2005, le periferie difficili sono di nuovo in ebollizione. Il prefetto della Seine Saint-Denis ha denunciato le carenze del sistema e la crescita della violenza nel suo dipartimento, in una lettera spedita a giugno al gabinetto di Nicolas Sarkozy che è finita sulle pagine di Le Monde. Altri 27 prefetti avevano fatto la stessa cosa durante l'estate, lanciando l'allarme sullo stato dell'ordine pubblico nelle banlieues e denunciano la loro impotenza a riportare l'ordine. Le statistiche dicono che in Francia sono in forte aumento le violenze contro le persone. Ma Sarkozy si difende attaccando: ha scatenato una polemica feroce con i magistrati, accusando in particolare il tribunale di Bobigny, il più grande di Francia situato in una cittadina delle cintura di Parigi, di essere «lassisti» e di rilasciare sistematicamente i giovani arrestati dagli agenti. I magistrati hanno reagito con una manifestazione di protesta in piazza. Persino Jacques Chirac è stato costretto a intervenire, ha incontrato il primo presidente della Corte di cassazione e ha richiamato all'ordine repubblicano il ministro degli interni Nicolas Sarkozy, ricordandogli che esiste la divisione dei poteri. Ma Sarkozy ha alzato le spalle: «Chi è il mio giudice ? I francesi, in democrazia conta solo il giudizio dei francesi». Questo scontro tra i poteri dello stato si è tradotto in una giornata calda all'assemblea tra l'opposizione di sinistra e Sarkozy.
Il ministro gioca con il fuoco nelle banlieues, mentre sta lasciando invelenirsi la situazione, ormai drammatica, degli sfollati dello squat di Cachan, che dal 18 agosto scorso sono accampati in una palestra della cittadina. Due di loro, sui sei che sono in sciopero della fame, sono stati portati d'urgenza all'ospedale il 2 ottobre. Nella palestra il 19 settembre è stato riscontrato un caso di tubercolosi, e la situazione sanitaria si aggrava, con varicella, diarree, febbri. Ieri il governo, dopo più di un mese di indifferenza, è stato costretto a nominare due mediatori - i presidenti di Sos Racisme e della Licra, Dominique Sopo e Patrick Gaubert - per trovare una soluzione ai 200 sfollati, di cui molti bambini, che rifiutano di separarsi (tra chi ha accettato questa soluzione ci sono state già dieci espulsioni dalla Francia perché clandestini). «Il sindaco di Cachan ha deciso di accoglierli nella palestra, adesso il problema è suo» era fino a ieri la posizione di Nicolas Sarkozy, ormai costretto a mediare.