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Frattini: "Da noi non c'è la sharia", La Repubblica, 9/10/06

Il responsabile di Giustizia e Immigrazione con Straw sul velo:
"Dobbiamo difendere la libertà d'espressione"

Frattini: "Da noi
non c'è la sharia"

Il commissario: nella Ue le donne islamiche si dicano europee
di ALBERTO D'ARGENIO

BRUXELLES - "Vorrei sentire le stesse donne musulmane affermare: prima siamo europee e poi islamiche. Vorrei vedere i moderati dell'Islam guidare le proprie comunità verso l'integrazione".
Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Ue con delega alla Giustizia e all'Immigrazione, non ci sta. Si oppone a chi attacca i valori occidentali e propone un nuovo modello di integrazione: la concertazione tra i rappresentanti islamici e le istituzioni locali. Per diffondere queste idee il commissario europeo ha organizzato il Forum europeo dell'integrazione che è iniziato venerdì a Rotterdam, in Olanda, e che tra le altre città toccherà anche Milano.

Le dichiarazioni dell'ex ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, hanno riaperto le polemiche sul velo islamico e, più in generale, sull'integrazione dei musulmani. Cosa ne pensa?
"Innanzitutto vorrei sottolineare la grande amarezza che provo per come si reagisce alla libera espressione del pensiero. È del tutto inaccettabile che le affermazioni di una persona vengano puntualmente attaccate. Quando la libertà di pensiero del Santo Padre è stata messa in discussione dalle minacce dei terroristi avrei voluto vedere i moderati islamici prendere la parola. Ma non l'hanno fatto".

Ma, nel merito, il velo è inaccettabile?
"Beh, io su questo punto vorrei una presa di posizione da parte delle donne islamiche. Vorrei sentire le donne musulmane affermare di sentirsi innanzitutto europee. Credo ce ne siano moltissime che, ad esempio, si considerano prima italiane e poi islamiche. Sono queste le donne che vorrei sentir parlare. D'altronde come si può parlare di integrazione se poi si vuole segregare la donna?"


Integrazione e identità sono due spinte inconciliabili?
"L'identità religiosa e delle tradizioni non si mantiene segregandosi, ma aprendosi. Questo è un concetto che dovrebbe essere spiegato dalle leadership culturali e religiose mentre ci siamo ritrovati di fronte al silenzio quando sono esplosi i casi della ragazza di Palermo chiusa in casa e della ragazza di Brescia uccisa dal proprio clan. Insomma, tra i pilastri della società europea ci sono l'eguaglianza tra uomo e donna e la libertà d'espressione e non si toccano. Da noi mica vige la sharia".

Ma neanche i leader politici hanno preso posizioni nette...
"Ho già criticato la mancanza di prese di posizione su questi due casi e sono stato il primo italiano a reagire contro le minacce al Papa. Io dico che i valori fondamentali dell'Europa devono essere garantiti. Se noi non manteniamo un'identità forte, se non siamo chiari sui nostri principi come facciamo ad integrare gli altri? Possiamo garantire il rispetto delle tradizioni delle comunità musulmane solo se queste non sono in contrasto con alcune regole di base, anche quelle non scritte".

Regole non scritte. E se invece le scrivessimo come hanno fatto in Francia proibendo il velo?

"Sinceramente per legge avrei difficoltà a farlo, sennò domani dovrei accettarne una che impone la lunghezza delle minigonne".

Se dovesse scegliere tra i due modelli di integrazione, l'assimilazione e il multiculturalismo, quale preferirebbe?

"Hanno fallito entrambi. Ora il nostro lavoro parte con questa premessa: puntiamo sull'integrazione concordata in cui chi rappresenta le diverse comunità concerta le linee e stabilisce i punti che non possono essere valicati. A Rotterdam, per esempio, esiste un contratto municipale sottoscritto dalle comunità musulmane a nome dei loro membri. Un piccolo esempio di integrazione concertata che è l'unico modo di evitare l'avvento degli estremisti".