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Sinistra Europea: «Migranti cittadini come gli altri», Liberazione, 12/11/06

 
 

Sinistra Europea: «Migranti cittadini come gli altri»

 
Convegno a Roma. «I diritti questione fondamentale»
Laura Eduati
L’Europa non è l’Eldorado, e questo si sapeva. Ma ai migranti che riescono a bucare le frontiere rischiando la vita e ai 20 milioni che ormai vi risiedono (regolari e irregolari), il Vecchio continente riserva un trattamento che vìola troppo spesso i diritti universali dell’uomo: espulsioni collettive, esclusione dal diritto di voto, trappole burocratiche per l’ottenimento di permesso di soggiorno o la cittadinanza, scarso accesso ai diritti sociali (sanità, scuola, lavoro regolare) e, come sottofondo musicale, la xenofobia.

E l’ipocrisia: l’Europa è una fortezza che occasionalmente apre delle crepe per risucchiare i lavoratori stranieri che le servono. Eccome se le servono. Che al governo vi sia Zapatero, Blair o Villepin, non fa alcuna differenza. E allora la soluzione pare semplice: smetterla di legare immigrazione alla politica sulla sicurezza, considerare i migranti cittadini come gli altri, come gli autoctoni, e favorire lo sviluppo dei Paesi poveri per fermare l’ondata migratoria.

Di questo si è discusso ieri a Roma alla seconda giornata di Parlacon ’06, incontro internazionale della Sinistra Europea che ha visto la partecipazione di Rifondazione, gli spagnoli di Izquierda Unida, il partito comunista moldavo, lo svizzero Partei der Arbeit, i greci di Synaspismos, il portoghese Bloque de Esquerda, il tedesco Linke-Pds, il cipriota Akel e il partito comunista francese.

L’ottenimento della cittadinanza di residenza, spiega l’europarlamentare del Prc Giusto Catania, è fondamentale perché «modifica i rapporti di forza tra i migranti e la nostra società»: se diventano cittadini a pieno titolo, anche la destra più razzista sarà costretta a modificare i programmi per conquistare il loro consenso. Ecco il senso, continua la discussione il ministro Ferrero, del ddl Amato sul dimezzamento a 5 anni per ottenere la cittadinanza italiana. «Non ci rifaremo né al modello inglese né a quello francese. Semplicemente daremo i diritti ai migranti, senza forzarli all’integrazione, ma permettendo loro di scegliere in che modo relazionarsi col resto della società», continua Ferrero, che propone una legge sulla libertà religiosa. Ma sul braccio di ferro tra Rifondazione e il Viminale interviene l’ex responsabile immigrazione del Prc Mauro Cartocci: «Proporremo una nostra legge». Una legge che sleghi il permesso di soggiorno al lavoro e non consideri più i migranti come semplice forza lavoro («un argomento di moda anche nel centrosinistra», polemizza Mercedes Frias); una legge che tolga al ministero dell’Interno il monopolio assoluto sulle politiche migratorie, frutto del binomio straniero-delinquente instaurato dalla Bossi-Fini; una legge che conceda i diritti a tutti gli stranieri, specialmente ai richiedenti asilo.

Linee guida, queste, che tutta la Sinistra Europea condivide pienamente. Lo fa con straordinaria energia la giovane parlamentare di Izquierda Unida Isaura Navarro: «Zapatero è conosciuto come il campione dei diritti civili, ma ha ingaggiato una guerra senza limiti contro i migranti». Al punto da costruire in Marocco due centri di internamento per minori, e trascurare i pestaggi o le esecuzioni di stranieri da parte della Guardia Civil alle frontiere di Ceuta e Melilla. Rifiutare gli accordi bilaterali con i cosiddetti “Paesi terzi sicuri”, come il Marocco e la Libia, che di democratico hanno poco o nulla e che in cambio di aiuti allo sviluppo assumono il ruolo del carabiniere. Così le deportazioni dei migranti nel deserto rimangono al di fuori degli occhi europei, e chi s’è visto s’è visto.

Il tema delle frontiere, pattugliate da Frontex (l’agenzia Ue per la protezione dei confini europei, specialmente quelli marittimi, ndr), preoccupa non poco la Sinistra Europea: centinaia di migranti muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa.

«E’ ovvio che c’è un legame tra immigrazione, mercato e sviluppo», sottolinea Barbara Borchardt di Linke-Pds. Ossia: se si dedicassero più finanziamenti alla cooperazione (la media europea è dello 0.5% del Pil) e se i Paesi poveri avessero accesso ai mercati mondiali, probabilmente la pressione migratoria scenderebbe. «Ma occorre anche elaborare una politica europea sull’immigrazione comune».

«La cittadinanza moderna non si basa più sullo ius sanguinis, che genera esclusione», dice Russo Spena, «e non ha niente a che vedere con la nazionalità, ma sulla concessione dei diritti». Conclude Graziella Mascia: «Purtroppo c’è stata una regressione in Europa. Dobbiamo puntare su di una politica della pace e della lotta alla precarietà, che colpisce spesso gli stranieri».