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Le carceri più piccole chiudono per indulto, corriere della sera 13/11/06

Il rapporto di Antigone sulla situazione dei 208 istituti di pena italiani
 
Le carceri più piccole chiudono per indulto
Tutti fuori i detenuti. Nelle grandi città celle di nuovo pieneLe carenze: non ci sono docce né acqua calda. «Tre anni per le riforme»
 
ROMA - Piccole carceri senza più detenuti. Dopo l' indulto varato dal Parlamento sono decine gli istituti di pena rimasti letteralmente deserti: agenti penitenziari a guardare celle vuote. Il primato spetta alla Puglia, regione nella quale sono due le case circondariali «chiuse per indulto»: quella di San Severo (Foggia) e quella di Spinazzola (Bari). E anche in Sardegna, ormai, alcune colonie agricole e pastorali per reclusi sembrano destinate a chiudere i battenti: nell' alta Valle del Tirso, c' è la colonia di Lodè-Mamone (Nuoro) che attualmente ospita 19 detenuti mentre ad Is Arenas (la struttura nella quale ci sono i bungalow utilizzati in passato anche dal ministro Castelli per le sue vacanze al mare) sono i rimasti solo in 26 (dei 124 che erano presenti fino a luglio) ad allevare ovini, polli, cavalli e asini bianchi dell' Asinara. Il prosciugamento della popolazione carceraria ha agito a macchia leopardo. Fatte salve le grandi città, dove il turn over dei nuovi ingressi è molto alto, tant' è che a Roma Regina Coeli si è già tornati a livelli di guardia, l' effetto indulto ha messo in evidenza un problema di gestione delle piccole carceri: a chi giova e quanto costa tenere aperta una struttura con meno di dieci detenuti? Se lo sono chiesto, in Sicilia, i responsabili delle carceri di Castelvetrano (8 detenuti), Giarre (7) e Mistretta (8). Ma lo stesso problema è emerso anche a Locri (3), ad Altamura (2), a Sala Consilina (8), Ancona (9), a Grosseto (6), a Venezia-Sat (5). I dati dello spopolamento, scomposti secondo i flussi d' uscita di tutte e 208 le carceri italiane, emergono dal Rapporto dell' Osservatorio di Antigone che annualmente propone la più accurata delle radiografie sul sistema penitenziario italiano. E per il 2006, lo studio curato da Laura Astarita, Paola Bonatelli e Susanna Marietti conduce ad un' unica conclusione: quella dell' indulto è un' occasione unica per riportare le carceri italiane in una situazione di normalità e di legalità. «Bisogna innanzitutto creare le condizioni affinché venga attuato il regolamento carcerario del 2000», osserva il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, riferendosi al testo voluto dal direttore del Dap Alessandro Margara e poi varato durante la gestione di Gian Carlo Caselli. Così, mentre montano le polemiche sugli effetti indesiderati dell' indulto, che ha sgonfiato la popolazione carceraria da 61.246 a circa 39 mila presenze, Antigone dà all' amministrazione tre anni di tempo per fare le riforme necessarie: altrimenti tutto sarà come prima e un nuovo sovraffollamento, con un tasso previsto di crescita di 2.000 presenze in più ogni anno, renderà inutile ogni tentativo di cambiamento. Anche per questo Gonnella osserva che «l' amnistia è a questo punto un atto necessario perché sarebbe controproducente impegnare la magistratura in procedimenti che non avranno alcun esito essendo la pena già condonata». Con o senza amnistia, l' indulto rappresenta comunque una occasione unica per effettuare i lavori straordinari di manutenzione alle carceri italiane. In molto casi, gli interventi sono di carattere strutturale e si possono eseguire solo liberando le sezioni dai detenuti. Sei anni dopo il varo del Regolamento Margara, l' 89% dei detenuti non ha la doccia in cella, il 69% non dispone di acqua calda. Sei detenute su 10 non possono utilizzare il bidet. E quasi il 13% ancora dorme nelle brande accanto al bagno senza parete di separazione. E poi c' è la luce: il 18% dei reclusi deve tenerla sempre accesa, mentre uno su tre non ha l' interruttore nella cella. Ma tutti gli esperti del settore ripetono che non c' è cambiamento possibile in carcere senza una riforma del codice penale che ridisegni la geografia dei reati e delle pene. Osserva infatti Mauro Palma, presidente onorario di Antigone: «Su questi punti c' è lo spazio temporale per intervenire e occorre farlo con urgenza. Tenendo ancora una volta uniti il problema penale e quello penitenziario perché non si riforma l' uno senza aver ben chiaro un progetto per l' altro». * * * La riduzione 1 I detenuti presenti nelle carceri italiane sono 38.848. Il dato è al 31 agosto 2006. Tra questi, 1.818 donne. Solo tre mesi prima, il primo giugno scorso, i carcerati che affollavano i penitenziari italiani erano 61.246 * * * Gli arresti 3 Tra il 1° agosto al 1° settembre sono entrate in carcere 6.337 persone. Rispetto allo stesso periodo del 2005 gli arrestati che hanno fatto ingresso in carcere sono 600 in meno * * * Il ritorno 2 Sono 1407 i detenuti scarcerati grazie all' indulto che sono tornati in carcere per aver commesso un altro reato. Il dato è al 31 Ottobre. Gli stranieri sono oltre 500, in parte arrestati per non aver lasciato l' Italia
 
Martirano Dino