ROMA - Per gli immigrati che lavorano in Italia la pensione su cui possono realisticamente contare, sia oggi che nel futuro, è quella integrata al minimo, ossia 500 euro. Per i beneficiari di queste pensioni, non ci sono perciò prospettive di ampio benessere.
Lo afferma una ricerca realizzata dall'Inps e dalla Caritas-Migrantes sul pensionamento degli immigrati.
Attualmente gli immigrati in pensione sono 100 mila ma si stima che nel 2015 saranno 252 mila. Ora, tra gli italiani vi è un pensionato ogni 5 mentre tra gli immigrati, sempre fra 9 anni, si prevede un pensionato ogni 24. Nel periodo 2006-2015, il flusso più consistente di pensionati immigrati, comunitari e non, riguarderà la Lombardia (32 mila); segue Lazio (25 mila), Emilia Romagna (14 mila), Piemonte (10 mila), Campania (9 mila), Sicilia (5 mila). E poi 4 mila in Liguria, Friuli Venezia Giulia e Marche; 3 mila in Trentino Alto Adige e Puglia; 2 mila in Abruzzo e Calabria; mille in Sardegna. Molise e Basilicata sotto i mille.
Le aree che prevalgono sono il Nord Ovest (47 mila) e il centro (44 mila); il nord-est al terzo posto (36 mila), seguono il sud (18 mila) e le isole (6 mila). Al nord spetta il 55% dei pensionati immigrati e al Centro il 29%. Rispetto alle retribuzioni, "gli immigrati - sottolinea l'indagine - sembrano destinati ad ingrossare le fila dei poveri e questo perché le loro pensioni il più delle volte saranno integrate al trattamento minimo, 500 euro al mese".