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«Verona offra più lavoro agli ex detenuti», L'Arena 9/1/07

 
Sopralluogo della senatrice di Rifondazione comunista alla casa circondariale per verificare le condizioni della struttura 
Tiziana Valpiana: «Dopo l’indulto migliorano le condizioni nel carcere di Montorio»
 

«C’è un problema del lavoro degli ex detenuti o di quelli che potrebbero usufruire della semilibertà avendo un lavoro. A Verona, infatti, chi è in carcere fatica a trovare un lavoro fuori, se non in una onlus, in forma protetta».
A dirlo è la senatrice di Rifondazione comunista, Tiziana Valpiana, reduce dal sopralluogo nella casa circondariale di Montorio, per verificare le condizioni della struttura e le condizioni di vita dei detenuti dopo il via al provvedimento sull’indulto, dei primi di agosto.
«Prima dell’indulto a Montorio c’erano 780 detenuti, di cui 700 uomini e 80 donne», spiega la senatrice, «mentre al 21 dicembre scorso, quindi quattro mesi dopo l’indulto, il numero è sceso a 504, di cui 464 uomini e 40 donne. Le persone uscite da Montorio per l’indulto e che poi hanno nuovamente compiuto reati e sono rientrate sono state otto, il che dimostra la bontà del provvedimento. In base al quale chi delinque ancora quando rientra in carcere deve scontare anche l’intera pena che con l’indulto gli è stata abbonata»
La Valpiana, con il capogruppo consiliare di Rifondazione comunista, Fiorenzo Fasoli, sostiene che la riduzione di un terzo del numero dei detenuti, dopo l’indulto, ha portato a migliorare anche le condizioni di vita materiali dei detenuti, a Montorio, per il 70 per cento stranieri. «Negli ultimi anni si era arrivati a quattro letti per cella e comunque qualsiasi luogo del carcere, come i bagni, le sale di svago, e il luogo dei pasti era eccessivamente affollato. Ora la situazione è migliorata e il rapporto fra guardie e detenuti consente di controllare meglio la situazione».
Quanto alle condizioni igienico-sanitarie della casa di Montorio, in passato più volte giudicate allarmanti soprattutto per il sovraffollamento, la Valpiana riporta «una situazione non grave. C’è una decina di detenuti con patologie croniche pregresse», dice, «mentre i tossicodipendenti vengono seguiti dal Sert nel recupero. Resta il fatto che per i tossicodipendenti si dovrebbe trovare una forma di rieducazione altermativa al carcere». (e.g.)