Anche quest’anno circa trenta bambini hanno scontato il natale in carcere. Si, in carcere bambini di pochi mesi o pochi anni di vita, in galera il natale come gli altri giorni dell’anno.
Forse non tutti sanno che le donne, in attesa di giudizio o in esecuzione pena, possono finire dentro con i propri bambini. Una misura adottata al fine di evitare il dramma della separazione tra madre detenuta e figlio in tenera età; una misura che però crea l’aberrazione della detenzione di piccoli innocenti, abituati a vedere il cielo a scacchi, dietro le sbarre. Bambini che escono all’aperto per fare "l’ora d’aria", che vivono circondati da persone in divisa, che non hanno mai visto il mare, la montagna o una strada piena di gente, di macchine, di rumori. Bambini che quando mi è capitato di entrare in carcere sono scoppiati a piangere, perché non abituati a vedere facce nuove o persone di sesso maschile. Che cominciano a parlare tardi e poco rispetto ai loro coetanei. Che piangono molto, sorridono poco. Grazie all’indulto i bambini nelle carceri italiane sono diminuiti del 45% (negli ultimi 5 anni la media giornaliera è stata di 60 piccoli ristretti). Ma di bambini in carcere non ne vorremmo vedere nemmeno uno. La legge 40/2001 prospetta una serie di misure volte a far evitare il carcere alle detenute madri e ai propri bambini ma è stata largamente disapplicata dai giudici e presenta dei limiti nell’accesso ai benefici soprattutto per chi è in attesa di giudizio. E, al solito, le mamme straniere, non avendo un abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, finiscono dentro con il proprio piccolo (o in gravidanza) anche per il furto di un telefonino.. Evidentemente nel nostro stato democratico un telefonino vale quanto la libertà di un bambino!Per ovviare a questo dramma è attualmente in discussione alla Camera una proposta di legge dal titolo "Disposizioni per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori". Punto centrale è la realizzazione di case-famiglia protette per tutti quei casi in cui non siano possibili misure di sospensione o comunque alternative alla carcerazione. Il progetto di legge elimina qualsivoglia valutazione discrezionale da parte del giudice disponendo la custodia in case famiglia protette di madri con prole di età inferiore ai dieci anni ed eliminando gli ostacoli all’applicazione della detenzione domiciliare (costituiti principalmente dal giudizio prognostico sulla commissione di nuovi reati).Senza sbarre e senza divise si mettono finalmente al centro le esigenze del piccolo per garantire un normale sviluppo, in un ambiente più idoneo e più umano, diverso dal carcere. Viene inoltre prevista un’ulteriore ipotesi di permesso che autorizza la detenuta ad accompagnare il figlio all’ospedale in caso di ricovero del bambino al pronto soccorso e di soggiornare presso la struttura ospedaliera per tutto il periodo della degenza. Pensate che allo stato attuale quando un piccolo ristretto deve essere ricoverato viene portato in ospedale da un agente e lì è lasciato da solo: le madri dovrebbero essere con loro, ma il permesso del giudice a volte arriva troppo tardi.Sono invece caduti, in commissione giustizia, sotto il fuoco di emendamenti soppressivi delle destre ma anche di parte della sinistra, due articoli relativi alla revoca dell’espulsione e al rilascio del permesso di soggiorno delle detenute madri e della loro prole.Articoli discutibili nella loro formulazione, la cui mera cancellazione in commissione testimonia però, ancora una volta, un comportamento attento solo alla sicurezza e alla xenofobia da parte della politica istituzionale e non anche alle vite e al futuro di piccoli innocenti.Per questo ordine di ragioni Rifondazione comunista, su stimolo delle associazioni da sempre attente al tema, da Antigone a A Roma insieme, lancia una campagna di sensibilizzazione sul tema, perché il disegno di legge sia prontamente messo all’ordine del giorno dei lavori della Camera, dove dovrebbero essere reinseriti, quanto meno, strumenti di garanzia per il soggiorno e il futuro dei piccoli ristretti. “è il minimo per una società che si scandalizza, giustamente, dei maltrattamenti ai bambini, ma che al contempo è responsabile stabilmente della carcerizzazione di piccoli innocenti”. È il commento di Imma Barbarossa della segreteria nazionale del PRC, che plaude l’iniziativa coraggiosa della provincia di Milano, dove è sorto un Istituto a custodia Attenuata per madri che anticipa il disegno di legge. Bisognerà ora vedere come si tradurrà concretamente “quella custodia ridotta al minimo indispensabile" auspicata dal sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi, con la individuazione di sistemi di sicurezza "non invasivi" o addirittura non visibili e personale specializzato.Sulla stessa linea di Milano si sta muovendo anche il comune di Roma con l’azienda Farmacap, dove il Presidente Arturo Salerni annuncia la prossima apertura di un Istituto a custodia Attenuata per madri “è importante l’impegno degli enti locali a costruire misure di reale alternativa all’aberrazione dell’infanzia reclusa. L’esempio di Milano è importante e può essere realizzato anche nella realtà romana dove si verifica una significativa concentrazione di questi casi” Afferma Arturo Salerni, che aggiunge “Non vogliamo nessuna impunità per le madri con bambino, ma l’espiazione della pena sia compatibile con i principi basilari dello stato di diritto, dove l’infanzia, il diritto alla maternità, la dignità della persona dovrebbero avere, quanto meno, la stessa importanza del bene sicurezza, tanto caro e tanto declamato dai nostri politici anche a scapito di piccoli innocenti”