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Presentazione: Coordinamento per il fenomeno migratorio nella Regione Lazio, A. M. Pugliese

Presentazione: Coordinamento per il fenomeno migratorio nella Regione Lazio È stato insediato in data 14 febbraio 2007 il tavolo di coordinamento per lo studio del fenomeno migratorio nella Regione Lazio. È una tappa importante del percorso intrapreso dalla regione in materia, in sintonia con il Governo. Il dibattito sulle politiche migratorie avrà un seguito nella Conferenza Regionale sull’immigrazione che si terrà i prossimi 1° e 2° marzo. Il riconoscimento ufficiale arriva dopo un intenso periodo di discussione su i cambiamenti dei flussi migratori e i percorsi di integrazione, durante il quale giunte comunali e regionali hanno avanzato le loro proposte. Si è giunti così alla proposta di legge partecipata per l’integrazione e il rispetto dei diritti dei migranti (uguaglianza, sicurezza e rispetto delle identità): troppo spesso ancora la popolazione migrante soffre dei processi di marginalizzazione.Apre la discussione, dopo la lettura del messaggio del presidente Marrazzo, la consigliera regionale Anna Pizzo, prima firmataria della legge. “Siamo tutti cittadini del Lazio, italiani e stranieri”: queste le parole della consigliera per introdurre il disegno di legge. L’inclusione promossa dal tavolo di studio sul fenomeno migratorio va oltre il coinvolgimento alla vita sociale: l’includere deve essere anche partecipazione alla politica. I migranti nella fase di  discussione del disegno di legge sono stati chiamati ad esprimersi su tutte le questioni riguardanti la loro vita e prese in considerazione dalla legge quadro (salute, lavoro, emergenza abitativa, multiculturalità e integrazione). Dialogare sul decreto con i migranti nei municipi, nei centri sociali e in tutti gli spazi in cui essi sono presenti sarà anch’esso strumento di inclusione alla vita politica: questo è il prossimo passo di attuazione della legge.L’introduzione di una nuova idea di Democrazia, che “include tutti e non esclude nessuno” delinea un profilo alto e solenne del disegno di legge partecipato. È dunque, secondo Pizzo, “una giornata storica” per la Regione. Di seguito è intervenuta la Presidente della Commissione per le Politiche sociali alla regione Lazio Grosso. Il suo intervento si è concentrato sulle discriminazioni e le politiche terroristiche di cui oggi sono ancora vittime i migranti, il passato italiano di emigrazione. È impensabile che ancora si perpetui verso i migranti un atteggiamento di ostilità e di discriminazione, e per di più che a promuoverlo siano i mezzi di comunicazione di massa, diffondendo l’immagine del migrante come di un nemico. Dobbiamo fermarci a riflettere su quanto accade e imparare dal nostro passato di emigrazione; ma soprattutto non bisogna dimenticare che il migrante non è un nemico che viene a minacciare la nostra sicurezza e a rubarci il lavoro ma un uomo e in quanto tale va rispettato: queste le osservazioni conclusive di Grosso.   Nel suo intervento l’Assessore alla regione Manganelli ha invece evocato il passato italiano di emigrazione ( promuovere l’accoglienza e l’integrazione negata ai nostri migranti); ha auspicato con il disegno di legge un passaggio da principi teorici a politiche concrete, e il coinvolgimento non solo dei residenti ma anche dei migranti negli interventi sulle questioni che li riguardano direttamente. I relatori istituzionali hanno lasciato poi la parola ai rappresentanti di associazioni, organizzazioni no-profit, membri del Comune di Roma, rappresentanti sindacali e di associazioni straniere. Dagli interventi sono emerse critiche all’operato del Governo e della Regione Lazio sulla gestione del fenomeno migratorio e sono state avanzate proposte per un auspicabile miglioramento in materia (accesso alla casa e ai concorsi pubblici per gli immigrati, facilitazioni per il rinnovo del permesso di soggiorno, il superamento dei campi Rom, interventi a tutela dei minori migranti, maggiori investimenti per la risorse familiari sociali, politiche contro il razzismo e le discriminazioni, più attenzione e chiarezza per la questione dei rifugiati e il coinvolgimento delle realtà locali). Ha presieduto al convegno il Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, che ha preso la parola per dare una risposta sulle questioni emerse.È stato stimato un bilancio delle politiche di governo sui flussi migratori: molto è stato fatto ma soprattutto ancora molto c’è da fare per la promozione dei diritti dei migranti. Il ministro si impegna in prima persona con la nuova legge sull’immigrazione a rivedere le questioni più spinose: a ripensare la gestione delle pratiche per il permesso di soggiorno ( agevolando il passaggio delle competenze dalle Poste ai Comuni); a garantire più legalità attraverso percorsi più democratici di inserimento lavorativo e di accesso alle risorse sociali. Questo però, precisa Ferrero, non potrà avvenire subito e solo attraverso la modifica della legge Bossi-Fini, ma attraverso interventi graduali: alla discussione dovranno seguire politiche di ripensamento del welfare, del diritto di cittadinanza e della libertà religiosa. Perché possa esserci dialogo è necessario che i migranti accettino i diritti costituzionali italiani e imparino la lingua del luogo. Riguardo invece ai temi tanto presenti nel dibattuto pubblico nell’ultimo periodo, il velo e il prelievo del sangue, vanno demandati, secondo il Ministro, alla scelta personale. Il ripensamento delle politiche migratorie da parte del Governo viene sintetizzato nel seguente schema: l’appartenenza deve essere una scelta e non una condizione necessaria per rimanere in Italia; garantire i diritti dei migranti, in modo da favorire altri legami sociali oltre a quelli di comunità, di famiglia e di clan; riconoscere una pluralità di identità (gli immigrati “non vanno impiccati ad una sola qualifica”) e creare spazi dove possano incontrarsi; superare la paura di un nemico che viene a derubarci dello status sociale.       Il ministro Ferrero ha dunque mostrato di apprezzare il percorso intrapreso dal Consiglio regionale del Lazio, verso il superamento delle problematiche esistenti attraverso il dialogo, il confronto e la partecipazione tra le parti sociali.