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In arrivo le squadre anti-sbarchi
L'Unione europea fa un altro passo verso la formazione delle pattuglie comuni da inviare alle frontiere degli stati membri per contrastare l'immigrazione illegale
Alberto D'Argenzio
Bruxelles
Se non ci saranno intoppi dell'ultima ora, le pattuglie europee di intervento rapido per combattere l'immigrazione illegale, Rabit nell'acronimo inglese, saranno già attive sul finire di questo 2007. Mal che vada, per l'estate prossima chi vive o villeggia in zone di sbarchi di massa dovrà abituarsi all'idea di incrociare una guardia di frontiera lituana, britannica o rumena, ognuno con la propria divisa ma tutti con un braccialetto comunitario e tutti assieme a sostegno delle forze di polizia locali per controllare, riconoscere e fermare i clandestini. Si tratta concretamente di gruppi di personale specializzato da attivare con urgenza su richiesta di uno stato membro in caso di una pressione migratoria eccezionale. Pattuglie organizzate e gestite da Frontex, l'Agenzia Ue per il controllo delle frontiere esterne con sede a Varsavia.
Ieri la commissione libertà, giustizia e interni del parlamento europeo ha fatto un determinante passo in avanti in questo senso dando il suo via libera al progetto, un semaforo verde arrivato con la sola opposizione del Gue, il gruppo di sinistra che raccoglie comunisti e verdi dei paesi scandinavi. Manca solo il sì di tutta l'Eurocamera, un sì scontato che arriverà il 26 aprile e poi il definitivo via libera dei 27 previsto per giugno. «Poi, una volta preparato lo staff, le pattuglie potranno partire. Quest'anno, se qualche stato le richiederà, altrimenti l'anno prossimo», spiega un funzionario della presidenza tedesca.
La grande novità emersa ieri riguarda il carattere vincolante dato dal parlamento alla partecipazione degli stati membri, un punto che non fa contenti tutti, visto che alcune capitali preferivano dare un carattere non obbligatoria alla loro partecipazione al progetto. «Gli stati non possono decidere se partecipare o meno a un meccanismo di appoggio, devono farlo automaticamente visto che si tratta delle frontiere comuni della Ue», ha affermato l'autore del rapporto del parlamento, il liberale belga Gérard Deprez. Quindi ogni capitale dovrà definire nei prossimi mesi, d'accordo con Frontex, il numero di agenti che intende mettere a disposizione dell'Agenzia in modo da formare una «riserva strategica» di personale qualificato. Deprez parla di un minimo di 250 e un massimo di 500 uomini, agenti organizzati in gruppo e da inviare «obbligatoriamente» sul luogo degli sbarchi una volta che il direttore di Frontex decide di rispondere positivamente a una richiesta urgente di aiuto inviata da uno stato membro. Solo per due ragioni uno stato potrà non inviare uomini: il contemporaneo arrivo di ondate di immigrati sul suo suolo o lo svolgersi di avvenimenti di grandi dimensioni, come i Mondiali di calcio o le Esposizioni universali. Infine una deroga per il Lussemburgo che conta solo una trentina di guardie di frontiera: il Granducato potrà inviare soldi e mezzi e tenersi il personale.
Problemi maggiori si sono incontrati al momento di indicare il potere di azione delle guardie di frontiera in trasferta. «Saranno in un livello di piena uguaglianza con gli agenti locali», dice Deprez, il che vuol dire che potranno portare armi e usare la forza. Ma non è che operino in completa autonomia: «I membri dei gruppi eserciteranno le loro funzioni e competenze sotto le istruzioni e, per regola generale, in presenza di agenti dello stato che ha richiesto il loro intervento». Sul tema delle tutele per i migranti, Deprez assicura che il lavoro verrà svolto «rispettando pienamente la dignità delle persone ed i diritti umani» e che «il compromesso finale prevede tutele sulla privacy e il trattamento dei dati». Meno problemi per i costi: a parte gli stipendi degli agenti, a carico della madre patria, il conto (assicurazioni, viaggi, vitto e alloggio) lo paga Frontex.