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Pestaggi nel cpt, agenti a processo
Ricordo, anzi no Il pestaggio nel 2003 a Bologna. Un operatore della Croce rossa smentisce il racconto che aveva fatto. E conserva il posto nel nuovo centro per immigrati
Sara Menafra
Bologna
Sono di questi giorni le inaugurazioni dei cpt dell'era Amato, che il ministro promette senza filo spinato né botte per i detenuti. Ci sarebbe da credergli, se non fosse per processi come quello che si è svolto ieri in un aula del tribunale di Bologna. Per la seconda volta in Italia (la prima è stata a Lecce, era imputato anche un prete, don Cesare Lodeserto) dei poliziotti sono finiti alla sbarra per le violenze compiute durante un pestaggio in un cpt: l'ispettore Giacomo Alessi e gli agenti del servizio volanti Paolo Cognitti, Sergio Valentini e Giuseppe Marini. Tutti accusati di lesioni personali aggravate. Una delle vittime del pestaggio avvenuto la notte del 2 marzo 2003, Said Imich, raccontò la propria storia sulle pagine de il manifesto. Sporse denuncia con altri due - ma i feriti «refertati» furono più di dieci - e ieri mattina era in aula per la prima udienza. Ma qui l'ingranaggio della giustizia si è impigliato, costringendo la giudice Manuela Melloni a richiamare continuamente i testimoni. In aula Said ha raccontato di nuovo la storia della prima spedizione punitiva nel cpt bolognese. A guidare l'assalto era l'ispettore Alessi, che sfondò la porta della saletta tv nella zona dormitorio urlando ai migranti che gli chiedevano di calmarsi «sfondo la porta e sfondo anche voi». Due ore di botte indiscriminate, persino su una donna, seguite dall'accanimento a freddo su detenuti seduti a terra sotto l'occhio degli agenti. «Un poliziotto - ha spiegato Said - mi si è avvicinato e mi ha sfondato uno scudo sulla testa. Poi sono arrivati altri due agenti, urlavano che volevano fare una foto al più bello e si sono fermati davanti a me». Dei tanti chiamati a testimoniare, tra agenti e volontari del centro, solo la deputata Ds Katia Zanotti ha confermato di aver visitato due giorni dopo i migranti ancora malconci. Silenzio da tutti gli altri, a partire da Gianluca Metalli, giovane operatore della Croce rossa, che sentito a verbale alcuni mesi dopo i fatti ricordava «un ragazzo con accento francese con una ferita sanguinante alla testa, un altro con evidenti lesioni sulla schiena, i feriti dicevano di essere stati picchiati dalla polizia (...) ricordo che nel corridoio ove erano seduti gli ospiti c'erano evidenti tracce di sangue». All'udienza di ieri Metalli non ricordava più nulla. Come e più di lui l'ex operatore Filippo Volpe e l'ispettore Gallerani. «Sono entrato nella struttura dove dormono gli ospiti perché mi è stato detto che alcuni dovevano andare in infermeria - diceva ieri Metalli - Non ricordo che tipo di ferite avessero, capita spesso che alcuni si procurino lesioni da soli». Nel cpt della nuova era Metalli c'è ancora. Fa sempre l'operatore a Bologna, anche se ora la gestione è della Misericordia. E c'è anche l'ispettore Alessi, quello che guidava l'assalto: sovrintende alla struttura da quasi due anni.