Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Niente più permesso per i soggiorni brevi, meltingpot.org, 17/05/07

Niente più permesso per i soggiorni brevi, meltingpot.org, 17/05/07

Niente più permesso per i soggiorni brevi

Cambia per l’ennesima volta in pochi mesi la disciplina per i soggiorni brevi.

Stavolta però dalla Camera dei deputati è venuta l’approvazione definitiva: il permesso di soggiorno, per soggiorni fino a tre mesi per visite, affari, studio e turismo, non serve più. Il cittadino extracomunitario, al momento dell’ingresso in Italia (o entro 8 giorni se arriva da un paese Schengen) dovrà comunicare alla frontiera o in questura la sua presenza. Se non lo fa, o se si trattiene più di tre mesi, viene espulso.

Il voto della Camera di ieri è però definitivo: per l’ingresso degli extracomunitari in Italia per visite, affari, turismo e studio per un periodo non superiore a tre mesi non sarà più richiesto il permesso di soggiorno: lo prevede la legge approvata definitivamente dall’Aula di Montecitorio con 281 sì, 187 no e 29 astenuti.

In base al testo approvato, al momento dell’ingresso in Italia o, in caso di provenienza da Paesi dell’area Schengen, entro otto giorni dall’ingresso, lo straniero dichiara la sua presenza, rispettivamente all’autorità di frontiera o al Questore della provincia in cui si trova: viene espulso se non lo fa o se si trattiene in Italia oltre i tre mesi.

Il provvedimento è stato duramente contestato, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno visto degli immigrati come protagonisti, dal centrodestra che ha votato contro. L’Udc si è astenuta sul voto finale. Per il ministro per le Politiche europee Emma Bonino, invece “ora sarà più facile attirare in Italia talenti stranieri”. “Sono molto soddisfatta – ha aggiunto - perché il nostro Paese finalmente torna ad essere parte della circolazione mondiale di queste persone altamente specializzate. Fino a ieri abbiamo assistito a una burocrazia ’ammazza impresa’: per ottenere un permesso di soggiorno per brevi permanenze il manager cinese o indiano poteva attendere, per adempimenti vari, anche alcuni mesi. Solo che il via libera spesso arrivava quando magari il lavoro non c’era più o l’affare era già concluso se non addirittura sfumato. Adesso, allineandoci alla normativa comunitaria, si volta pagina, e l’Italia ha un elemento in più per tornare competitiva".

Fonte - http://metropoli.repubblica.it