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Sono circa 1200 gli internati nei «manicomi giudiziari» italiani |
L’ultima relazione sugli Opg scritta dai responsabili di Antigone parla di letti di contenzione e strutture come lager, lo racconta Susanna Marietti, dell’osservatorio sugli Opg: «Ci sono persone che si fanno 25 anni di carcere per reati minimi, solo perché
di anno in anno viene prorogata la misura di sicurezza».
L’ultima visita a Sant’Eframo a Napoli: «Resti di cibo in terra, odore di urina nelle stanze e lungo i corridoi. Gli operatori e sanitari si sforzano ma non basta. E poi i letti di contenzione, ci sono persone che restano lì per giorni, altri imbottiti di farmaci». Antigone li ha visitati tutti gli Opg e ne chiede la chiusura immediata
ANTONELLA MARIOTTI
ROMA
Il 13 aprile lo hanno trovato impiccato nella sua cella. Era detenuto per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma Salvatore, 50 anni, era un recluso particolare: stava nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa e quel 13 aprile aveva saputo che era stata «prorogata la misura di sicurezza». Gli Opg sono sei in Italia, per più di 1200 internati, tre presto saranno chiusi e da subito non accoglieranno più detenuti: uno è proprio quello di Aversa, poi Castiglione delle Stiviere e Reggio Emilia. Rimangono in attività Montelupo Fiorentino, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).
La proposta
La proposta è stata presentata nella sede del Ministero della Salute la settimana scorsa, in una riunione sulla salute mentale da Marco D’Alema, psichiatra e consigliere sulla psichiatria del ministro della Salute Livia Turco. «La misura è stata decisa in accordo con il ministero della Giustizia» assicurano i tecnici del ministero. «Si tratta di una dismissione graduale - spiega D’Alema -. Si calcola che almeno trecento persone detenute negli Opg possano essere reinseriti nella società. E’ necessario rivedere le situazioni singolarmente, fare progetti “di uscita’’».
L’ultima relazione sugli Opg scritta dai responsabili di Antigone, associazione che si occupa della vita in carcere, parla di letti di contenzione e strutture come lager, lo racconta Susanna Marietti, dell’osservatorio sugli Opg: «Ci sono persone che si fanno 25 anni di carcere per reati minimi, solo perché di anno in anno viene prorogata la misura di sicurezza». L’ultima visita a Sant’Eframo a Napoli: «Resti di cibo in terra, odore di urina nelle stanze e lungo i corridoi. Gli operatori e sanitari si sforzano ma non basta. E poi i letti di contenzione, ci sono persone che restano lì per giorni, altri imbottiti di farmaci». Antigone li ha visitati tutti gli Opg e ne chiede la chiusura immediata. «Sono anni che se ne parla - ribatte D’Alema - adesso vogliamo farlo ma creando strutture adeguate, magari più piccole, o ristrutturando quelle esistenti. Si inizierà col non inviare più persone ai tre previsti per la chiusura, per quanto riguarda Castiglione delle Stiviere verrà trasformato in una struttura sanitaria». Trasformazione che vuol dire anche cambio di competenze «la sanità interna agli istituti di pena deve passare come competenza al ministero della Salute e su questo sono d’accordo entrambi i dicasteri, Giustizia e Salute appunto». Nuove strutture, riqualificazione di alcune esistenti. Chi lo farà e quanto costa? «Ci sono già in discussione accordi con le regioni interessate che avranno anche finanziamenti adeguati per questo tipo di progetti» sottolinea D’Alema.
Le perplessità
Tutti d’accordo quindi? Non del tutto. I primi a parlare di «perplessità» sono gli psichiatri che, come si dice in questi casi, «operano sul territorio». «Non siamo contro la chiusura degli Opg anzi» spiega Silvio Frazingaro, psichiatra e rappresentante per il Veneto che alla riunione del ministero ha espresso più di una dubbio: «Prima si deve creare l’accoglienza di queste persone, è impensabile che possano diventare ospiti nelle comunità dove adesso ci sono i nostri pazienti». Le comunità di accoglienza sono aperte, finestre senza inferriate e porte senza serrature chiuse a chiave. «Questo è un problema soprattutto per gli operatori - prosegue Frazingaro - abbiamo impiegato anni a trasformare chi lavorava nei vecchi manicomi da sorveglianti in infermieri. E adesso dovremmo fare un passo indietro?».
Dello stesso tenore Ludovico Cappellari, vice presidente della Società italiana di psichiatria: «Chiariamo subito una cosa: come Sip siamo completamente d’accordo nella chiusura degli Opg, sono una vergogna nazionale. Il problema è il metodo, non si può decidere di chiudere senza prima fare formazione per i medici che dovranno prendersi carico di queste persone, e creare strutture adatte che sostituiscono il carcere. Dobbiamo concordare i passi e le modalità ».
Quelli che qualcuno ha chiamato gli «orfani della 180» presto saranno liberi. E i più pericolosi? «Saranno trenta le persone veramente a rischio - conclude Marco D’Alema - per loro si troveranno soluzioni adeguate».