Test dna per i ricongiungimenti: la Francia vota sì. Con modifiche
Destra spaccata Una petizione contro la legge ha raccolto in pochi giorni 55 mila firme. Sottoscrive anche l'ex primo ministro francese conservatore Dominique De Villepin
Anna Maria Merlo
Parigi
Malgrado le proteste contro il ricorso al test del dna per gli immigrati che chiedono il ricongiungimento famigliare, per stabilire la veridicità della filiazione e combattere le frodi, il senato francese ha alla fine approvato ieri una versione (la quarta) riveduta e corretta dell'emendamento Mariani (dal nome del deputato Ump che l'ha presentato). Neppure la messa in guardia del Consiglio consultivo di etica, interpellato da una senatrice, ha fatto indietreggiare governo e senatori : il Comitato giudica contraria alla tradizione francese l'imposizione del test sul Dna, poiché «l'identità e la natura di una persona e dei suoi legami famigliari non possono essere ridotti alla dimensione biologica ». Il Comitato, inoltre, teme la «banalizzazione» del ricorso ai test e deplora la «presunzione di frode» che pesa su tutti coloro che richiedono un permesso di soggiorno.
La petizione contro i test ha già raccolto, in pochi giorni, più di 55mila firme, tra cui quella dell'ex primo ministro di destra Dominique de Villepin. Dal socialista François Hollande all'attrice Isabelle Adjani, passando per il calciatore Lilian Thuram e il centrista François Bayrou, tutti si oppongono a questo emendamento, che «fa entrare la genetica nell'era di un'utilizzazione non più semplicemente medica e giudiziaria, ma applicata al controllo di Stato». Nicolas Sarkozy, invece, si è detto per nulla «choccato» dall'emendamento dna, mentre il primo ministro François Fillon, ha affermato che «per passare da un'immigrazione subita a un'immigrazione scelta, intendiamo dotarci di tutti gli strumenti necessari».
Il governo ha dovuto, comunque, fare qualche passo indietro: il ministro dell'immigrazione e dell'identità nazionale, Brice Hortefeux, ha accettato di limitare il ricorso all'esame dna solo per le relazioni madre-figli (escludendo quella padre-figli) possibile solo in seguito a una sentenza giudiziaria. L'emendamento Mariani era stato bocciato in commissione al Senato lo scorso 26 settembre, dopo essere stato invece votato, nella sua prima versione più dura, all'Assemblea il 20.
La petizione sottolinea i «problemi di carattere etico» sollevati dal test dna per gli immigrati e i loro famigliari: «da quando è la genetica a decidere chi ha il diritto o no di stabilirsi su un territorio? Inoltre, da quando una famiglia si definisce in termini genetici?». Come sottolinea l'attore Charles Berling, «se il presidente Sarkozy tiene tanto a questi test dna ha solo da farli passare alla sua famiglia», che, se si trovasse a chiedere il permesso di soggiorno verrebbe rifiutata, visto che si tratta di una famiglia ricomposta. La petizione sottolinea infine che questa legge «spezza il consenso» che si era costruito per la legge sulla bioetica e che esclude il ricorso a test genetici al di fuori delle inchieste giudiziarie e per motivi medici.
Non è solo la sinistra a protestare. I parlamentari di destra di sensibilità cattolica restano molto reticenti. La chiesa cattolica e i protestanti si oppongono chiaramente al testo di legge, a causa dell'«intrusione nella vita privata delle famiglie».
Nel governo, sette ministri e sottosegretari (tutti quelli che vengono dalla sinistra e alcuni altri di sensibilità cattolica) hanno espresso ad alta voce le loro riserve (ma nessuno ha pensato che era forse ora di dimettersi). Delle proteste sono venute anche dall'Africa. Per l'Unione africana, la legge è «incomprensibile e inaccettabile a livello etico, morale e culturale», e mostra, tra l'altro, una mancanza di conoscenza delle strutture della famiglia in Africa, diverse da quelle europee.
Per il presidente del Senegal, Abadoulaye Wade, si tratta di «un grave errore ». Le critiche più inattese sono arrivate dall'Ocse. Secondo l'organizzazione dei paesi più ricchi del mondo, i nuovi ostacoli posti ai ricongiungimenti famigliari in Francia penalizzano l'economia, perché scoraggiano la venuta di quadri dirigenti e di ricercatori (le cui famiglie sarebbero sottoposte allo stesso trattamento, se extracomunitari). Il Belgio, del resto, sta già approfittando della brutta immagine che la Francia dà di sé per attirare capitali in un paese «tollerante».
La polemica sull'emendamento dna ha fatto passare in secondo piano non solo tutto il corpo centrale della legge - che impone l'esame di francese e pretende un livello di reddito superiore al salario minimo per far venire i famigliari - ma anche l'altro emendamento, presentato sempre dal deputato Mariani, che mira ad escludere i clandestini da ogni struttura di alloggio di emergenza. Anche su questo punto, il governo ha dovuto modificare il testo, sotto la pioggia di critiche delle associazioni.