Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Roma, 4 giugno 2013 - IL MONDO AL TEMPO DELL’AUSTERITY RAPPORTO SUI DIRITTI GLOBALI 2013

Roma, 4 giugno 2013 - IL MONDO AL TEMPO DELL’AUSTERITY RAPPORTO SUI DIRITTI GLOBALI 2013

Roma, martedì 4 giugno, ore 11.30
CGIL nazionale, Sala Simone Weil, Corso d’Italia 25 

Il Rapporto è a cura di Associazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil, in collaborazione con
ActionAid | Antigone | Arci | Cnca | Comisiones Obreras Catalogna | Fondazione Basso-Sezione Internazionale | Forum Ambientalista | Gruppo Abele | Legambiente | Sbilanciamoci!

Con la prefazione di Sharan Burrow, Segretario generale del sindacato mondiale ITUC

«L’austerità è una condanna a morte per i più poveri» (Joseph Stiglitz)

PARTECIPANO
Danilo Barbi, segretario nazionale Cgil
Paolo Beni, presidente nazionale Arci, deputato
Marco De Ponte, Segretario Generale ActionAid Italia
Maurizio Gubbiotti, coordinatore nazionale Legambiente
Grazia Naletto, portavoce Sbilanciamoci!
Mauro Palma, presidente onorario Antigone
Ciro Pesacane, portavoce nazionale Forum Ambientalista
Sergio Segio, curatore del Rapporto, direttore di Associazione Società Informazione
Don Armando Zappolini, presidente nazionale Cnca

CON UN INTERVENTO DI 
Moni Ovadia

 

Il Rapporto sui diritti globali compie undici anni. Undici anni di passi indietro, di arretramento dei diritti, di riduzione della ricchezza, di indebolimento della democrazia, di demolizione del sistema di welfare. L’austerità sta aggravando decisamente la crisi e sono ormai in molti a chiedere a gran voce che si intraprenda la strada della ripresa, degli investimenti e della spesa sociale. Ma cosa si nasconde dietro l’apparente asetticità e inevitabilità delle misure che la Troika impone all’Europa?
Come spiega Sharan Burrow –  Segretario generale dell’International Trade Union Confederation (ITUC), il sindacato mondiale – che quest’anno per la prima volta firma la prefazione del Rapporto – siamo di fronte a una «storica e finale resa dei conti con il modello sociale che ha contraddistinto a lungo l’Europa, garantendo i diritti del lavoro e delle fasce più deboli della popolazione. Dietro lo schermo delle ragioni economiche e di bilancio si afferma una visione del mondo e delle relazioni sociali e umane diversa da quella che abbiamo conosciuto e che è stata conquistata dalle lotte e dai sacrifici dei lavoratori, dei sindacati, delle forze sociali lungo tutto il secolo scorso». 

Nella risposta alla crisi il sindacato deve avere un ruolo di primo piano, deve ricominciare a organizzarsi, a ridare potere contrattuale ai lavoratori, a intensificare la propria influenza per respingere con forza l’agenda mondiale, per affermare una nuova economia e nuove relazioni industriali, nel segno dell’equità, dell’ecologia, della riduzione degli squilibri tra Nord e Sud del mondo, dei diritti umani, del welfare. Anche per questo, perché anche la difesa dei diritti dei lavoratori possa essere globale, il Rapporto di quest’anno vede la partecipazione della Comisiones Obreras de Catalunya. Perché se dai diritti e dal lavoro bisogna ripartire per sconfiggere la crisi, anche la risposta dei sindacati deve essere globale. Bisogna evitare che l’attuale recessione (che nel 2012 ha riguardato 9 Paesi sui 17 dell’eurozona) si trasformi in inarrestabile declino e in pericolosa rottura della coesione sociale.


Come ha avuto modo di spiegare Paul Krugman «il programma dell’austerity rispecchia da vicino la posizione dei ceti abbienti, ammantata di rigore accademico. Ciò che il più ricco un per cento della popolazione desidera diventa ciò che la scienza economica ci dice che dobbiamo fare». Secondo l’ILO, chi invece ha seguito strade opposte all’austerity ha finora ottenuto risultati assai più positivi. Gli USA hanno finanziato politiche per la crescita, riducendo la disoccupazione e arrivando, nel primo trimestre 2013, a un +2,5% del PIL. Paesi come l’Uruguay, il Brasile, l’Indonesia hanno consolidato e ampliato l’occupazione e la qualità del lavoro grazie a politiche di sviluppo. In Europa, invece, oltre alla disoccupazione, cresce la precarietà, quella che sino a poco tempo fa si era usi edulcorare chiamandola flessibilità.

E cosa accade in Italia? Gli ultimi dati dell’ISTAT documentano un Paese ferito in profondità, con consumi calanti e famiglie impossibilitate a far fronte ai costi di cure ed esami diagnostici, a pagare le bollette, a riscaldare l’abitazione, con povertà e rischio di esclusione che riguardano un quarto della popolazione; percentuali che si raddoppiano per la scandalosa povertà minorile, ai livelli più alti d’Europa. Tra il 2012 e i primi tre mesi del 2013 sarebbero 121 le persone che si sono tolte la vita per cause direttamente legate al deterioramento delle condizioni economiche personali o aziendali: il 40% in più rispetto al corrispondente trimestre dell’anno scorso.
La distanza tra ultimi e nuovi penultimi, già breve, si è ulteriormente accorciata. Basti pensare che su un totale di 16,7 milioni di pensionati italiani, il 13,3% riceve meno di 500 euro al mese; il 30,8% tra i 500 e i 1.000 euro, il 23,1% tra i 1.000 e i 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro. In sostanza, quasi otto milioni percepiscono meno di 1.000 euro mensili, oltre due milioni meno di 500 euro. La diseguaglianza è il prodotto e assieme la fotografia dell’iniquità sociale.

Di tutto questo e di molto altro ancora parla il Rapporto di quest’anno. Macro-capitoli tematici documentano la situazione e delineano possibili prospettive future. L’analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, da schede tematiche, da quadri statistici, da un glossario, da una bibliografia e sitografia, dalle sintesi dei capitoli e dall’indice dei nomi e delle organizzazioni citate. Uno strumento fondamentale d’informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media e nell’informazione, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni.

Ideato e realizzato dall’Associazione Società INformazione onlus, è co-promosso con la Cgil nazionale, in collaborazione con ActionAid, Antigone, Arci, Comisiones Obreras (CCOO) della Catalogna, Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (Cnca), Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente, Sbilanciamoci!, vale a dire con le associazioni tra le più autorevoli, rappresentative e territorialmente diffuse che sono concretamente impegnate sulle problematiche trattate dal Rapporto.

Prefazioni di Susanna Camusso e Sharan Burrow. Introduzione di Sergio Segio. Interventi di Yezid Arteta Dávila, Danilo Barbi, Nnimmo Bassey, Ricard Bellera I Kirchhoff, Paolo Beni, Carla Cantone, Luigi Ciotti, Tony Clarke, Vittorio Cogliati Dezza, Astrit Dakli, Marco De Ponte, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Embarka Hamoudi Hamdi, Vera Lamonica, Elena Lattuada, Saul Meghnagi, Pat Mooney, Salih Muslim Muhammad, Grazia Naletto, Mauro Palma, Livio Pepino, Ciro Pesacane, Claudia Pratelli, Michele Raitano, Vincenzo Scudiere, Fabrizio Solari, Pablo Solon, Leopoldo Tartaglia, Gianni Tognoni, Ignacio Fernández Toxo, Alex Zanotelli, Armando Zappolini.

Il Comitato Scientifico del Rapporto è composto da Aldo Bonomi, Massimo Cacciari, Massimo Campedelli, Francesco Ciafaloni, Chiara Daniele, Andrea Di Stefano, Guglielmo Epifani, Maurizio Gubbiotti, Luigi Manconi, Maria Luisa Mirabile, Mauro Palma, Marco Revelli, Guido Viale, Danilo Zolo.