Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Immigrazione - Prime impressioni sulle Note per la riforma del T.U. presentate dal Ministro Amato, meltingpot.org, 29/9/06

Immigrazione - Prime impressioni sulle Note per la riforma del T.U. presentate dal Ministro Amato, meltingpot.org, 29/9/06

Immigrazione - Prime impressioni sulle Note per la riforma del T.U. presentate dal Ministro Amato

Un commento dell’Avv. Roberto Malesani

Si mantiene l’impianto della legge Bossi Fini esasperando gli strumenti del controllo e della selezione della forza lavoro migrante.

Il Ministro Amato ha presentato in Commissione Affari Costituzionali un dettagliato programma per la riforma del Testo Unico sull’Immigrazione.

Vedi il testo integrale Note per la riforma del Testo Unico sull’immigrazione

Prime considerazioni generali

“Le prime considerazioni sono assolutamente negative perché con queste premesse si mantiene, e in qualche misura si inasprisce, l’impianto generale della legge Bossi-Fini che abbiamo sempre criticato e che è stata contestata dai movimenti schierati per l’abolizione di questa legge. Si vuole quindi continuare a mantenere il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, legame negativo che massimizza lo sfruttamento del lavoro degli immigrati e, conseguentemente, si insiste ancora sul sistema dell’ingresso in Italia attraverso i flussi di immigrazione che vengono parzialmente modificati su base triennale, salvo la possibilità per il Governo di modificarli in base alle esigenze. Questo significa che si mantiene quel impianto della Bossi-Fini che tende a regolamentare e a gestire la forza lavoro migrante ed il mercato del lavoro dei migranti. Lo spirito della Bossi-Fini viene in questo modo mantenuto intatto. Mi sembra, ma poi lo vedremo per singoli punti, che venga addirittura ampliato questo tipo di controllo.”

Lo sponsor

“Non solo l’impianto della Bossi-Fini e quello dell’accesso al lavoro tramite quote viene mantenuto, ma viene in qualche misura massimizzato con l’introduzione dello sponsor. Lo sponsor è una vecchia conoscenza della Turco-Napolitano, che lo ammetteva anche da parte di singole persone, di singoli utenti. Qui mi pare che l’intento, delegando la gestione dello sponsor solo all’associazionismo di riferimento sindacale, ai patronati, all’associazionismo cattolico, alle associazioni imprenditoriali e professionali – sono gli unici che secondo questo testo possono prestare la garanzia economica anche piuttosto onerosa – sia di delegare a questi soggetti anche la gestione stessa delle quote, perché il meccanismo dello sponsor dovrà essere attuato sempre all’interno delle quote che il Governo stabilirà attraverso il decreto triennale, come scrive il Ministro Amato. In questi ultimi anni i sindacati istituzionali, le associazioni e i patronati di riferimento hanno spesso fatto non solo il gioco della concertazione, ma addirittura hanno contrattato condizioni contrattuali con il datore di lavoro senza alcun riscontro o alcun contatto diretto di natura democratica o assembleare con i lavoratori, tanto meno con i migranti. Dal testo diffuso sembra proprio che si voglia delegare all’imprenditore e alle associazioni di riferimento di buona parte del centro sinistra la gestione del mercato del lavoro migrante. A mio parere non è casuale, ma è anzi un’astuzia che porta questo impianto a fare una virata verso una gestione privata del mercato del lavoro. Lo Stato non fa neppure più da mediazione, nemmeno apparentemente, dal momento che saranno le associazioni private a gestire il mercato del lavoro dei migranti.”

Liste di collocamento presso le Ambasciate ed i Consolati italiani

“Ad una prima lettura, avevo pensato ad una vera e propria follia, visto il comportamento delle Ambasciate italiane negli ultimi anni, improntato ad una inettitudine e a ritardi burocratici, quando non alla corruzione – questo lo abbiamo visto soprattutto per i permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare. Delegare ad ambasciate e consolati una parte importante dell’accesso al lavoro in Italia sembrerebbe quindi una follia, se però non fosse in linea con le politiche di spostamento del controllo dei confini verso i paesi di origine, politiche che ormai fanno parte del background culturale e normativo dell’Italia e dell’Unione Europea. Pensiamo ai CPT istituiti in Africa e in Libia mediante gli accordi bilaterali, pensiamo al controllo delle frontiere esercitato dai paesi dell’est, condizione imposta a questi paesi per entrare nell’Unione Europea.
Le liste di collocamento presso le rappresentanze italiane all’estero mi paiono un altro tassello con cui si sposta ulteriormente il controllo dei flussi di migrazione nei paesi di origine. È vero che sono le ambasciate italiane a farlo, ma si tratta comunque di istituzioni che gestiscono un’attività di controllo nel territorio dei paesi di provenienza. Quello che emerge nel complesso è che da un lato si sposta addirittura il controllo dei flussi di migrazione nei paesi di origine attraverso il sistema delle liste di collocamento affidate ai consolati; dall’altro la gestione interna viene affidata al privato sociale di riferimento della sinistra e del mondo cattolico. In sostanza verrà messa in atto un’operazione di privatizzazione, con tutto quello che ciò può comportare. È proprio un’operazione scientifica di massimizzazione dello sfruttamento del mercato del lavoro ed in particolare di quello migrante.

Prolungamento della validità dei permessi di soggiorno e raddoppio della validità del permesso per attesa occupazione

E’ una novità positiva, nel senso che migliorano leggermente le condizioni dell’immigrato in una condizione di usurpazione. Si tenta di andare incontro a quanto chiedono i movimenti da circa due anni. La richiesta dei movimenti avveniva però in un contesto in cui non era possibile un dialogo circa il superamento o l’abrogazione della legge emanata dal Governo Berlusconi, pertanto il piano della riforma era l’unico praticabile. L’attuale Governo sostiene invece il cambiamento radicale della Bossi-Fini e certo il prolungamento della validità dei permessi di soggiorno non va in quella direzione, si tratta di un provvedimento che avrebbe potuto essere attuato con un semplice decreto.
Suona come una misura per “addolcire la pillola” amarissima di queste proposte con un provvedimento dovuto, che doveva essere attuato qualche anno fa per una semplicemente questione di buon senso. Nel contesto della bozza di modifica diramata dal Ministro si inserisce certo come dato positivo, ma l’impianto resta del tutto negativo; il progetto mi pare di tipo neo conservatore, va all’opposto di quelle che sono sempre state le istanze dei movimenti radicali, che dicono che la Bossi-Fini va abrogata e va fatta una legge sull’immigrazione basata sul principio della cittadinanza di residenza, del libero accesso, della libera circolazione delle persone e soprattutto basata sul fatto che la permanenza in Italia vada slegata dalla condizione di lavoratore. Questi punti non vengono nemmeno ipotizzati in questa riforma o anticipazione di riforma che ci presenta il Ministro Amato.

Il capitolo dei centri di permanenza temporanea

La gravità della presa di posizione sui CPT e CDI sembra nascosta fra le righe perché il ministro Amato tenta virtuosamente, a suo dire, di fare una distinzione fra coloro che sono semplicemente irregolari e coloro che invece delinquono. Oltretutto la sovrapposizione tra il semplice irregolare, ossia lo straniero con problemi amministrativi e il detenuto, il “delinquente”, è stata sempre posta come condizione principale per la chiusura dei CPT, perché si crea una confusione che di fatto determina la criminalizzazione dell’irregolare.
Al di là di queste considerazioni, mi pare che si voglia introdurre la figura di una specie di campo di internamento, visto che questi CEE dovrebbero diventare luoghi di esecuzione delle espulsioni per soggetti pericolosi non meglio identificati. Mi viene subito in mente Guantanamo come paradigma di questa idea. Chi sarà a verificare che il soggetto è pericoloso? Sarà il Prefetto, sarà il Questore, saranno gli organi di polizia, i carabinieri, i magistrati? In questo modo si apre alla creazione di strutture di internamento dove verranno eseguite le espulsioni ma dove si potranno anche mantenere rinchiusi i soggetti definiti illegali.
Pensando alla normativa sul terrorismo mi chiedo che effetti avranno questi Centri nel recepire soggetti “potenzialmente pericolosi” perché indicati tali da una relazione della Questura. Francamente mi sembra un’apertura molto pericolosa che va nella direzione dei campi di internamento. Nel contempo si mantiene inalterato l’impianto dei CPT, perché comunque i centri di identificazione, mascherati da Centri di Accoglienza, vengono mantenuti.

I rimpatri volontari

Incentivare il rimpatrio volontario mi sembra proprio un invito al masochismo per i migranti. Come si può pensare ad un provvedimento per cui gli immigrati tranquillamente se ne tornano a casa in cambio di favori in futuro quando la scelta di vita radicale messa in atto da queste persone è basata spesso sulla disperazione, sul coraggio, sulla voglia di cambiare vita, ragion per cui migranti sono disposti ad attraversare il mare in tempesta morendo a grappoli, purtroppo, come merci qualsiasi per arrivare in Italia?
Il rimpatrio volontario mi sembra in linea con il progetto dello sponsor, perché se il mercato del lavoro verrà gestito dalle associazioni che conosciamo, le quali non si pongono neanche lontanamente il problema dell’abolizione della Bossi-Fini ma che probabilmente accetteranno questo impianto, allora ci potrà essere facilmente anche un tipo di atteggiamento paternalistico nei confronti dei migranti da parte di questi sponsor, dicendo loro “magari ti conviene tornare a casa perché avrai dei benefici in futuro”.
Mi sembrano tutte proposte che vanno nella direzione di massimizzare quello che è già l’impianto a regime della Bossi-Fini: lo sfruttamento e la gestione dei flussi di mobilità dei migranti nel mercato del lavoro degli stessi."