di Salvatore Dama
«Difendere la Bossi-Fini. Con le unghie e con i denti». Il leader di Alleanza nazionale impartisce ai suoi gli ordini per la campagna di autunno. L’altro giorno ha riunito alcuni colonnelli a Montecitorio. E li ha messi in guardia: «Occhio ragazzi che la sinistra sta cercando di affossare la nostra legge sull’immigrazione. E tenterà di farlo con un’imboscata». Cosa che è puntualmente accaduta in commissione Giustizia alla Camera, dove è in corso l’esame di una proposta di legge, predisposta dalla Rosa nel Pugno, per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. Norma innocua. Almeno all’apparenza. Leggendo il testo, tuttavia, si scopre che, all'articolo 6, è prevista la possibilità di concedere il permesso di soggiorno allo straniero anche se detenuto e senza lavoro. Purché possa esibire una promessa di assunzione. Risultato? La Bossi-Fini diverrebbe automaticamente carta straccia. La destra annuncia battaglia. Giulia Bongiorno, deputata di An (ma si potrebbe definire una deputata finiana e basta, visto che quando si candidò annunciò di farlo per stima personale nei confrotni del leader), definisce la proposta della RnP un «cavallo di Troia». Inserito in una «legge caramella, cioè una legge dal titolo apparentemente condivisibile, che non si può non votare». «Si sta tentando surrettiziamente di cambiare la Bossi-Fini premiando quegli immigrati che non lo meritano», aggiunge il collega di partito Maurizio Gasparri. Insomma, una posizioe suggerita direttamente dal presidente di An. Il partito ha deciso di riappropriarsi del tema dell’immigrazione. Con energia. E senza lasciarsi scavalcare a destra dalla Lega. Ieri, nel corso di una riunione del gruppo parlamentare sempre a Montecitorio, i deputati aennini hanno deciso la linea. Opposizione dura contro le imboscate sulla Bossi-Fini. Ostruzionismo durissimo contro la legge che prevede la cittadinanza veloce. Già a partire dal suo iter in commissione. Sabato e domenica è in programma a Roma l’assemblea nazionale del partito. Fini ha dato mandato ai suoi di predisporre un ordine del giorno. Sempre sul tema dell’immigrazione. L’idea è questa: preparare le strutture del partito a raccogliere le cinquecentomila firma necessarie per proporre un referendum abrogativo. Ciò nel caso cui la sinistra riuscisse a modificare la Bossi-Fini, rendendola meno severa. L’ordine del giorno prevede anche una nuova formulazione del documento finiano sulla nuova destra nella parte relativa agli stranieri. «Il testo di Fini risale a luglio - spiega Gasparri - Nel frattempo il governo Prodi ha assunto decisioni discutibili. In particolare sulla cittadinanza veloce. C’è l’esigenza di aggiornarlo». Scomparirà la parte relativa al voto amministrativo agli immigrati, probabilmente. La svolta finiana meno amata dai dirigenti.