Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Sentenza del Tribunale per i minori Salah ha vinto: potrà rimanere in Italia, Liberazione, 19/10/06

Sentenza del Tribunale per i minori Salah ha vinto: potrà rimanere in Italia, Liberazione, 19/10/06

Sentenza del Tribunale per i minori Salah ha vinto: potrà rimanere in Italia

Laura Eduati
Salah Choufka ha vinto la sua battaglia. Il tribunale per i minori di Firenze autorizza il professore marocchino residente a Lucca e la sua famiglia a rimanere in Italia fino al 2009, vale a dire fino a che la figlia minore, Hind, non avrà compiuto 21 anni. Choufka era stato raggiunto da un decreto di espulsione emanato dalla Questura di Lucca: aveva richiesto il rinnovo del permesso di soggiorno con 4 giorni di ritardo e dunque, secondo la Bossi-Fini, era diventato clandestino. E con lui la moglie Latyfa, la piccola Hind e la ventunenne Ymane, studentessa brillante alla quale l’Università di Pisa aveva rifiutato l’iscrizione al terzo anno perchè risultava “clandestina”.

Saleh oramai è conosciuto in città: non solo perché ci vive e lavora da 16 anni, ma anche perché ha sempre dato una mano ai migranti, è diventato mediatore culturale e ha fondato l’associazione Italia-Marocco per l’amicizia e la cooperazione. E così, quando ha deciso lo sciopero della fame, 19 tra amici e attivisti (moglie inclusa) hanno cominciato il digiuno in segno di solidarietà. Al suo fianco si sono schierate l’Acli, Aimac, l’Arci, la Cgil, Cisl, Uil, Cittadinanzattiva, Mani Tese, l’Equinozio-Associazione nuova solidarietà, l’Associazione di Mutuo Soccorso Andrea Macchia.

L’incubo per Salah inizia nel 2004, quando per un cavillo burocratico la Questura gli ordina di tornarsene in Marocco perché risulta irregolare. Choufka dà battaglia, è un uomo dal forte temperamento. «Stavano infrangendo il mio sogno: nel 2003 avevo fatto venire in Italia la mia famiglia, ero riuscito a trovarmi un buon lavoro e una casa spaziosa. Ero pronto a richiedere la carta di soggiorno e quindi la cittadinanza». E poi ha in mano un foglio che dimostra l’appuntamento per il rinnovo del permesso di soggiorno, ma per la Questura il biglietto non è valido nonostante una sentenza del Tribunale di Lucca e della Cassazione gli diano ragione. Per Salah Choufka si tratta di vera e propria persecuzione. «Per la Questura sono diventato persona non grata dal 1998, da quando cioè due poliziotti mi malmenarono e mi spaccarono tre costole. Denunciai gli agenti». Dice anche che non è la prima volta che le autorità tentano di allontanarlo dall’Italia con dei pretesti. «Una volta mi hanno incriminato perché avrei insultato una cameriera, un’altra mi volevano espellere perché la metratura del mio alloggio (uno dei parametri della Bossi-Fini per la concessione del permesso di soggiorno, ndr) non era adeguata».

Ecco perché ora si teme che la Questura possa intralciare nuovamente la sentenza del Tribunale dei minori. A dir la verità, sono altri a temerlo. Lui no. «La verità è che io non ho paura. So che la legge è dalla mia parte. La paura ce l’ho per la democrazia di questo Paese e per il livello dei diritti umani, spesso calpestati». Sente invece estrema gratitudine per le persone che hanno digiunato «come Gandhi» insieme a lui. «Siamo nel mese del Ramadan, per me digiunare è quasi un abitudine, ma so che per i miei amici è stato molto difficile e dunque li ringrazio con tutto il cuore».

Se non vi saranno intralci, dunque, la famiglia Chiufka continuerà a vivere a Lucca. E Ymane potrà iscriversi finalmente al terzo anno di Economia e commercio. Ha già dato 12 esami, il primo anno i voti erano talmente buoni da assicurarle una borsa di studio. Ma Salah ha voglia di lottare ancora: «Farò causa alla Questura e chiederò il risarcimento danni». E infine rivolge un invito da capopopolo ai migranti: «Scrivilo per favore: se venite discriminate non abbiate paura, avete tutto il diritto di chiedere aiuto alle associazioni che vi aiuteranno. Non scoraggiatevi mai».