Il giallo dei kit Quasi europea ma in fila alle Poste Spariti da giorni negli uffici postali i moduli per rinnovare i permessi Ci. Gu. Roma Maria è una signora rumena che tra qualche giorno festeggerà l'ingresso del suo paese nell'Unione europea e, di conseguenza, la fine delle tribolazioni legate al permesso di soggiorno. Ma i giorni immediatamente precedenti al natale li ha comunque trascorsi a preoccuparsi di rinnovare quel pezzo di carta che significa legalità in Italia. Era scaduto il 16 ottobre. Il suo ultimo appuntamento in commissariato, prima di poter avviare definitivamente la procedura del rinnovo - comunque obbligatoria, nonostante lo status di quasi comunitaria - era stato fissato al 19 dicembre. E a Maria è toccato scontare - come a migliaia di altri cittadini stranieri in queste ore - un'altra novità di fine anno: la scesa in campo di Poste, incaricata dal governo di «sveltire» le pratiche legate ai permessi. Per la polizia italiana è stato veramente un bel regalo, stanchi, gli agenti, di passare il tempo dietro al tavolo della scrivania a fare da passacarte. Tanto contenti che, nonostante gli appuntamenti già fissati, ora dicono a tutti gli utenti stranieri di rivolgersi a Poste. Ma se uno straniero si reca al più vicino ufficio postale - come ha fatto Maria - troverà soltanto tante altre persone in fila: perché i nuovi kit con cui è possibile rinnovare i permessi, chiederli, convertirli, sono finiti dal 12 o 13 dicembre. Cioè due o tre giorni dopo che l'ente Poste ha preso in mano la situazione. E da allora, nono sono più arrivati: «Io ho chiesto a tutti gli uffici 'ma quando tornano?' - racconta Maria - 'non lo sappiamo', rispondevano. Io ero disperata, anche perché faccio le pulizie in tredici case e non potevo continuare a dire a tutti: oggi non vengo perché devo rinnovare il permesso». Finché una delle famiglie per cui Maria lavora non l'ha aiutata, raggiungendo un piccolo paese in provincia di Roma: «Lì avevano ancora qualche kit, ma erano gli ultimi», raccontano i datori di lavoro di Maria. Nessuno, in questo colossale passaggio di competenze, in questa vera rivoluzione copernicana delle procedure amministrative che regolano la vita degli stranieri in Italia, ha pensato che fosse il caso di preparare il terreno, di studiare quali sarebbero state le conseguenze. Neanche per sogno: il referente da un giorno all'altro è diventata Poste, e in faccia agli immigrati vengono chiuse le porte dei commissariati e degli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture. Ancora ieri Poste spiegava : «I kit arriveranno da un giorno all'altro, ma non siamo ancora in grado di dare una data certa. Ne avevamo stampati 1 milione 700 mila, siamo stati presi in contropiede». Ma che fine hanno fatto i moduli? Maria qualche idea ce l'ha: «Una volta di fronte agli uffici postali ho incontrato un uomo che diceva di avere i kit, e si offriva anche di compilarli, ma dovevi dare 150 euro». Cioè: i soliti furbi ne hanno fatto incetta , e ora li rivendono a peso d'oro. Non è la prima volta che accade, è successo negli anni passati finché il Viminale, durante l'ultimo decreto flussi (affidato anche quello a Poste) non introdusse la regola elementare per cui una persona non potesse ritirare più di due moduli. Ma di questa «buona pratica» non si è serbata memoria. E se non si intende pagare, chi deve rinnovare il permesso di soggiorno non può tornare a casa per le feste: senza la ricevuta che attesta la consegna di tutti i documenti (il famoso «cedolino») che ora rilascia Poste una volta compilato e restituito il kit (e dopo aver versato 30 euro per il servizio nelle casse dell'ente) non è possibile lasciare l'Italia. Per Maria è l'ultimo anno di queste assurdità. A capodanno, di certo alzerà il calice.