Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator «La Bocconi discrimina gli stranieri», il Manifesto, 24/03/07

«La Bocconi discrimina gli stranieri», il Manifesto, 24/03/07

Gli studenti extracomunitari pagano automaticamente le tasse più alte. La condanna del tribunale
«La Bocconi discrimina gli stranieri»
Lo ha stabilito un'ordinanza del tribunale di Bologna. A ricorrere contro l'istituto privato una ragazza di origine cinese che aveva superato il test d'ingresso
Cinzia Gubbini
L'università Bocconi di Milano discrimina gli studenti extracomunitari. Lo ha stabilito un'ordinanza del Tribunale di Bologna che si è occupato del caso di una ragazza cinese costretta a rinunciare ai suoi studi nella prestigiosa università privata perché inserita automaticamente nella quarta fascia di reddito, la più alta, proprio perché straniera. Questa è la regola alla Bocconi: chi ha la cittadinanza italiana o di un paese europeo, nei corsi di laurea triennali, paga le rette in base al reddito. Ma se lo studente è extracomunitario, qualunque sia il suo livello di reddito, scatta la fascia più alta. Ciò significa che bisogna sborsare ogni anno 8.683,58 euro. E per una famiglia con un reddito annuo di 20 mila euro come quella di Jing Jing Huang, brillante studentessa diplomatasi con il massimo dei voti in un Istituto commerciale di Bologna, era impossibile pagare una tassa così salata.
Ma il comportamento della Bocconi «appare in violazione delle norme antidscriminatorie», ha sentenziato il giudice Matilde Betti riferendosi sia al testo unico sull'immigrazione sia al decreto che attua la direttiva comunitaria sulla parità di trattamento. «L'origine nazionale degli studenti - prosegue il giudice - costituisce infatti l'unica ragione per cui all'università Bocconi gli europei sono preferiti, ottenendo tariffe di iscrizione più vantaggiose». Nell'ordinanza si fa riferimento anche all'articolo 3 della Costituzione («tutti i cittadini hanno pari dignità sociale...»), ricordando che la Corte costituzionale ha già bocciato nel 2005 la legge della regione Lombardia con la quale si escludevano gli stranieri dalle riduzioni per il costo dei mezzi pubblici.
La vicenda di Jing Jing si è conclusa a suo favore a dicembre. Solo ora però la notizia ha iniziato a circolare. A perorare la causa l'avvocato genovese Roberto Faure, che da anni porta in tribunale istituti pubblici e privati che, in un modo o nell'altro, discriminano chi non ha la cittadinanza italiana. «La questione era abbastanza semplice - spiega Faure - la diversità di trattamento è basata esclusivamente sulla nazionalità, dunque palesemente discriminatoria. In questo caso la novità è che si tratta di un ente privato. Dunque, può scegliersi i suoi "clienti"? La conclusione del tribunale è chiarissima: no».
Ma perché la Bocconi fa pagare rette tanto costose agli extracomunitari? Di fronte al giudice, l'istituto si è appellato alla sua autonomia finanziaria e alla sua libertà di insegnamento. Il tribunale ha però ribattuto che l'autonomia delle istituzioni di alta cultura è riconosciuta anche dalla Costituzione ma «nei limiti previsti dalle leggi dello Stato». Cassato anche l'argomento secondo cui, in fondo, non si tratta di discriminazione ma di un «diritto di tipo patrimoniale». Della serie: se paghi, puoi frequentare i corsi anche se sei extracomunitario. L'ordinanza, però, parla chiaro: «L'università Bocconi può compromettere per alcuni di loro il godimento e l'esercizio delle libertà fondamentali in campo culturale in condizione di parità con i cittadini dell'Unione europea».
L'università si sta attrezzando per modificare questo automatismo. Ma ci tengono a spiegare che «la politica della Bocconi è imperniata all'internazionalizzazione», e che non c'è alcuna volontà di discriminare gli extracomunitari. Piuttosto, spiegano, «tutte le grandi università del mondo» prevedono meccanismo diffferenziati per gli stranieri, «un modo per tutelare i cittadini italiani e comunitari, la cui autocertificazione dei redditi è più facilmente verificabile». Una regola, insomma, pensata per lo studente che si sposta da un paese straniero per frequentare la Bocconi. Ma non è il caso di Jing Jing, e di chissà quanti altri, i cui genitori vivono in Italia, e dichiarano i propri redditi esattamenti come gli altri cittadini. Insomma, i cervelloni della Bocconi non hanno ancora capito che il mondo, ormai, è qui.