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Le associazioni: «Situazione disperata»
Calais
È bastato un servizio della Bbc per riaccendere la miccia. La catena televisiva britannica ha annunciato all'inizio di aprile che il Comune di Calais vuole creare un nuovo centro per migranti e lo ha battezzato immediatamente Sangatte 2. Nell'aprile 2003 l'allora ministro degli interni Nicolas Sarkozy faceva chiudere Sangatte, il centro nato per ospitare i kosovari che scappavano dalla guerra e poi arrivato ad ospitare fino a 2.000 persone, con il corollario di disperazioni e mafie. Con la notizia, riparte immediatamente la polemica tra i due lati della Manica: Londra non vuole assolutamente un nuovo centro. «Dicono che non sarà un nuovo Sangatte, ma facciano quel che facciano, servirà come una calamita per gli immigrati che vogliono andare nel Regno unito. Li richiamerà», spiega il deputato conservatore britannico Richard Ashworth, che per evitare malintesi ha inviato una lettera direttamente a Sarkozy. I risultati delle pressioni britanniche non si sono fatti attendere. Due settimane fa i ministri degli interni di Regno unito e Francia, John Reid e François Baroin, hanno raggiunto un'intesa: non verrà aperto alcun nuovo centro. Al Comune non la prendono bene. «Non abbiamo mai parlato di un nuovo centro, ma di un punto di accoglienza fuori dal centro in cui le associazioni possano dar da mangiare ai migranti», spiega Bernard Barron, portavoce del Comune. «Siamo in piena emergenza sanitaria e umanitaria, ogni giorno ci sono 100-200 persone che sopravvivono in condizioni indecenti aspettando di passare in Inghilterra. L'inverno scorso ha fatto molto freddo e ogni mattina avevamo paura di ritrovarci con un africano morto di freddo. Le Ong hanno fatto pressioni e il sindaco (Jackie Hénin, eurodeputato comunista) due mesi fa ha ceduto decidendo di mettere a disposizione un terreno e di cercare un bungalow. Questo non sarà un Sangatte bis». Ma per il bungalow ci vuole il permesso dello Stato, che però snobba Calais e i suoi problemi. Secondo Sarkozy con la chiusura di Sangatte i problemi di pressione migratoria sono stati risolti. Londra cavalca la stessa tesi e assicura che da allora l'arrivo di clandestini nell'isola è calato dell'88%. Le Ong, gli amministratori locali e anche i camionisti assicurano in coro: «La situazione è disperata». «Prima c'era solo Calais - ribattono ancora dal Comune - adesso le mafie usano tutti i porti da Ostenda (in Belgio, ndr) fino a Cherbourg (in Normandia, ndr): dove ci sono navi per l'Inghilterra ci sono migranti che cercano di salirci. Ci vorrebbe una politica europea: non puoi aprire il rubinetto a est e poi chiuderlo a Calais». Il fatto è che anche l'Europa sta a guardare. Il 16 maggio il commissario agli interni Franco Frattini proporrà una direttiva contro il lavoro nero, una proposta di approccio integrato per il controllo delle frontiere dell'est e poi a settembre un'altra proposta per facilitare l'entrata alle persone con un'alta qualifica professionale. Non si parla di quote europee (la Germania pone il veto), e più in generale non si parla di nulla che possa provare a risolvere il dramma di chi vive nelle jungle di Calais.