Portopalo, assolto l'unico imputato
Delusi i familiari delle vittime
SIRACUSA - Non ha un colpevole la strage di immigrati della notte tra il 25 e il 26 dicembre 1996 al largo di Portopalo, (Siracusa), dove morirono in acque internazionali 283 immigrati indiani, pachistani e cingalesi di etnia tamil. Ieri, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, la Corte d'assise di Siracusa, presidente Romulado Benanti, ha assolto per non aver commesso il fatto l'unico imputato: Sheik Tourab, pachistano residente a Malta, armatore della "F 174", la barca di 16 metri inabissatasi quella notte.
Il pubblico ministero Filippo Focardi aveva chiesto la condanna all'ergastolo per quello che veniva chiamato il “naufragio fantasma", prima che nel 2001 fosse ritrovato il relitto a cento metri di profondità in fondo al mare. Vennero recuperati anche alcuni cadaveri ed alcuni documenti. Nel 2003 il via al processo, sdoppiato poi in due tronconi. Davanti alla Corte d'assise di Siracusa unico imputato Tourab Ahmed Sheik, accusato di omicidio plurimo volontario e ora assolto. Pachistano, residente a Malta, è l'armatore dell'imbarcazione che affondò durante il trasferimento degli immigrati dalla nave madre, la "Yohan".
Drammatiche le testimonianze rese nel corso del dibattimento da parte di alcuni sopravvissuti a quella notte. A Catania, invece, davanti alla Corte d'assise d'appello, è imputato El Hallal Youssef, comandante della "Yohan", nave cargo greca, che durante quella tragica notte, entrò in collisione con la piccola imbarcazione sulla quale stavano salendo centinaia di immigrati. Anch'egli è accusato di omicidio plurimo. La prossima udienza a Catania è fissata per il 14 maggio e la sentenza potrebbe arrivare a fine giugno.
"E' un epilogo amaro anche se solo parziale, perché ritengo che possa esservi comunque giustizia per la memoria delle quasi trecento vittime e dei loro familiari nell'altro processo". E' il commento dell'avvocato Paolo Reale, difensore di parte civile, subito dopo il verdetto. "Questa sentenza – ha osservato il legale - deve comunque indurci a una riflessione sullo stato attuale, assolutamente carente, della nostra legislazione nel fronteggiare simili fenomeni".
Delusa anche Simonetta Crisci, avvocato delle 32 famiglie pachistane costituitesi parte civile nel processo. "Tourab ha sempre sostenuto che quella sera non era sulla nave. E tuttavia due dei sopravvissuti sentiti dalla corte lo hanno identificato, separatamente, in una foto che lo ritraeva con altre cinque persone. E hanno testimoniato che quella notte era presente e dava ordini".
Diverso il parere di Giovanni Maria Bellu, il giornalista che per primo ricostruì i fatti di quella notte nel libro "I fantasmi di Portopalo", Mondatori 2004. "E´ una vicenda complicata sul piano tecnico e giuridico. L´assoluzione non mi sorprende, anzi la davo per scontata. Siamo di fronte a un'organizzazione radicata in 8 Stati diversi, con responsabilità a vari livelli della morte di 283 persone. Abbiamo anche i nomi dei vari attori. Ma non l´assenza di un sistema giuridico internazionale ha ridotto la causa ad un simulacro di processo, con un solo imputato e con un capo d'accusa, quello della volontarietà dell'omicidio plurimo, difficilmente sostenibile".
Per l'avvocato Giuseppe Cristiano, che ha assistito l'imputato, "il processo non si conclude con un giudizio politico o etico. La sentenza esprime un giudizio strettamente giuridico, e da questo punto di vista ritengo si tratti di una sentenza corretta. La responsabilità in un processo va esclusivamente affermata sulla base di criteri di prova. Cosa che qui non è accaduta visto che, almeno così sembra - ma sarà necessario leggere le motivazioni - l'assoluzione è stata pronunciata con formula piena".
(ANSA/AGI/Redattore Sociale)