Nasce l'Istituto che cura i migranti
Immigrati e persone vicine alla soglia di povertà, nomadi, senza fissa dimora, rifugiati, vittime di tortura e non autosufficienti. Ma anche famiglie povere e anziani. A queste categorie di persone si rivolge l'Istituto nazionale della promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto alle malattie della povertà, inaugurato oggi a Roma, nella sede del San Gallicano, dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, del ministro della Salute, Livia Turcodi Valeria Pini
ROMA -
E' stato inaugurato oggi, a Roma, il primo Istituto nazionale per la promozione della Salute delle popolazioni migranti e il per il contrasto delle malattie della povertà. Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Italia e in Europa e lavora in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità. Il centro si rivolge agli immigrati e alle persone vicine alla soglia di poverta', nomadi, senza fissa dimora, rifugiati, vittime di tortura e non autosufficienti. Ma anche famiglie e anziani soli, giovani coppie non abbienti e pensionati minimi. Si trova nella sede dell'Ospedale San Gallicano, a Trastevere, nel cuore della capitale.
La struttura è stata inaugurata dal ministro della Salute Livia Turco e dal presidente della Repubblica Giorgio Napoletano.
In questa stessa sede dal 1993, il professor Aldo Morrone si dedica alla salute dei migranti. Una squadra composta da sette medici e un centinaio di collaboratori volontari. Fra loro ci sono mediatori culturali, medici, psicologi e nutrizionisti che accolgono circa 10.000 pazienti all'anno. Persone arrivate dai diversi Continenti e qui trovano aiuto.
Sarà proprio Morrone a dirigere l'Istituto nazionale per la promozione della Salute delle popolazioni migranti e il per il contrasto delle malattie della povertà. Fra i pazienti molte persone senza regolare permesso di soggiorno. Numerose le vittime di sfruttamento e violenza, di tortura, le donne, i bambini che ricevono cure ogni giorno. Fra gli obiettivi c'è quello di creare una rete nazionale, diffusa in ogni regione italiana, per promuovere la salute, la prevenzione, la cura, la formazione e la ricerca sanitaria sulle patologie legate alle situazioni di poverta' e di immigrazione clandestina in crescita nel Belpaese. Fino a oggi hanno aderito all'Inmp le Regioni Sicilia, Puglia e Lazio.
L'istituto punta anche alla formazione di operatori che possano seguire rifugiati o immigrati che vogliano ottenere questo status. "Va detto che è
incredibile come ancora oggi- ha detto Morrone- possano esistere nel mondo casi di persone maltrattate e sottoposte a tortura". Quello "che abbiamo cercato di fare con questo gruppo e' stato ridare dignita' a persone che ne sono state private - ha aggiunto Morrone - nei modi piu' tremendi e inimmaginabili".
Morrone ha infine sottolineato l'importanza dei mediatori culturali nell'affrontare i problemi dei pazienti stranieri. "I mediatori culturali creano integrazione perché traducono una domanda spesso non esplicita e facilitano l'accesso ai servizi socio-sanitari determinando integrazione. Quando si ammalano molti immigrati hanno paura, perché vedono crollare il loro progetto migratorio, il loro futuro, quello della loro famiglia. Anche in questi casi i mediatori hanno una funzione importante".