Ancora polemiche per la circolare del ministero dell'Interno
che impone ai prefetti di schedare per censire i rom, adulti e minori
Impronte ai rom, no della Cei "E' xenofobia e discriminazione"
Alemanno: procedure da chiarire. Cacciari: sto con Maroni, adesso però ci aiuti
ROMA - L'Italia è a rischio "xenofobia o peggio, discriminazione razziale". A lanciare l'allarme è la Cei, che attraverso la sua fondazione Migrantes torna a condannare la richiesta del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di prelevare le impronte digitali ai tutti i rom, bimbi compresi. Una schedatura che continua a spaccare il fronte politico, con l'opposizione che parla di "provvedimento incostituzionale" e la maggioranza che fa quadrato attorno a Maroni.
Dopo il Pontificio consiglio della Pastorale dei migranti e la Caritas, la Conferenza episcopale italiana schiera sul fronte rom la fondazione Migrantes: "Si assiste di giorno in giorno, nei confronti di immigrati e rom, al paventare provvedimenti restrittivi e discriminatori che, prima ancora di essere attuati, destano allarme e agitazione generale. Si continua ad annunciare lo smantellamento dei campi nomadi - prosegue la nota - senza indicare sotto quale tetto essi possano sopravvivere; si vogliono compromettere di fatto le vie di accesso a chi chiede asilo o protezione umanitaria; si preannuncia il prelievo delle impronte digitali ai bambini rom. Tutto questo non significa smorzare le paure e dare tranquillità alla nostra gente, ma porre le premesse per riesumare una specie di xenofobia o peggio di discriminazione razziale, di cui anche in Italia si è fatta amara esperienza".
La fondazione della Cei non comprende poi "perché le impronte digitali vengano prelevate soltanto ai minori di questa minuscola etnia rom, quando proprio in questi mesi si è spesso informati di bande minorili italiane, che scorrazzano per le vie e parchi delle nostre città".
Sul fronte politico, l'opposizione continua ad attaccare la proposta di Maroni. Per il segretario del Pd, Walter Veltroni, non si batte così l'immigrazione illegale. "Non sono contrario alle impronte digitali - spiega il leader Udc, Pierferdinando Casini - ma sono favorevole al fatto che ognuno di noi le dia, dal presidente della Repubblica al bambino rom. Catalogare una razza è invece un atto di razzismo".
Per Antonio Di Pietro, "una cosa è la sicurezza una cosa è la schedatura. Prima si comincia con gli zingari, poi si prosegue con gli ebrei, poi si va avanti con gli omosessuali e gli oppositori politici, alla fine rimane un regime". Mentre il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, pur non prendendo posizione sulla questione calda delle impronte ai rom, conferma piena concordanza con il ministro Maroni sul dovere di garantire condizioni decorose a quanti hanno diritto a stare in Italia.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, chiede "un chiarimento su quelli che sono i meccanismi di identificazione e riconoscimento per fare in modo che ogni persona possa sapere chi ha di fronte. Non ci vogliono le schedature - afferma - ma l'identificazione". Mentre, per il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, "prendere le impronte a bambini rom è costituzionalmente impossibile". Infine, secondo il moderatore della Tavola valdese, Maria Bonafede, "la rilevazione delle impronte, ha il sapore brutale di una schedatura su base etnica".
(vla. po.)