I clandestini dopo aver fatto naufragio avevano chiesto aiuto a un rimorchiatore maltese
Ma l'armatore non li ha fatti salire a bordo, e Malta si è rifiutata di soccorrerli, chiedendo aiuto alla Libia
Per 24 ore aggrappati alle gabbie dei tonni 27 immigrati salvati da una nave italiana
Alla fine sono intervenuti la Orione della Marina Militare Italiana e un areo Atlantic
Forse i naufraghi erano a bordo del 'barcone fantasma' avvistato qualche giorno fa
PALERMO - Ventisette immigrati clandestini sono rimasti per oltre 24 ore aggrappati alle gabbie di allevamento dei tonni, in attesa che qualcuno si decidesse a salvarli (
guarda le immagini). Dopo aver fatto naufragio nel basso Mediterraneo, gli immigrati si sono aggrappati al cavo d'acciaio di un rimorchiatore che li trainava, dove sono rimasti per una notte e un giorno a causa di un rimpallo di responsabilità tra Malta e la Libia. Solo questa sera sono stati soccorsi dalla nave Orione della Marina Militare italiana; la nave sta dirigendo ora su Lampedusa, dove dovrebbe giungere domenica mattina.
Nello stesso momento, sempre di fronte alle coste libiche, altri 26 immigrati venivano tratti in salvo da un rimorchiatore spagnolo.
I naufraghi forse appartenevano al
barcone "fantasma" avvistato lunedì scorso a 88 miglia a Sud di Malta e di cui si sono perse le tracce. Sono riusciti ad "agganciarsi" alle gabbie ieri pomeriggio, ma l'equipaggio del rimorchiatore maltese Budafel si è rifiutato di farli salire a bordo.
L'armatore non voleva rischiare di perdere il suo carico prezioso, diretto in Spagna. E ha avvertito le autorità del suo paese, dove in questi giorni si sono moltiplicati gli sbarchi. Un'emergenza che ha costretto il governo della Valletta a sollecitare l'aiuto degli altri Paesi dell'Unione Europea.
Da Malta è partita una richiesta di intervento diretta alla Libia, visto che la zona dove è avvenuto il naufragio, a circa 60 miglia dalle coste nordafricane, ricade sotto la competenza delle autorità libiche per quanto riguarda le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Ma le febbrili trattative diplomatiche sull'asse La Valletta-Tripoli, andate avanti per tutta la giornata, non hanno prodotto alcun risultato.
Oggi pomeriggio le autorità maltesi, che avevano inizialmente smentito le notizie diffuse dalle agenzie di stampa sulla vicenda, hanno finalmente trasmesso alla Centrale operativa delle Capitanerie di Porto le coordinate del punto in cui si trovava il rimorchiatore. In quella zona, infatti, stavano già operando - grazie a un permesso delle autorità libiche - la nave Orione della Marina Militare italiana e un aereo Atlantic, impegnati nelle ricerche del barcone con 53 clandestini 'scomparso' il 21 maggio scorso.
E' bastata una rapida ricognizione aerea per avvistare, le "gabbie" con gli immigrati abbarbicati alle passerelle che servono per gettare il mangime ai tonni. "Non potevamo farli salire a bordo del rimorchiatore, non c'era spazio sufficiente" si giustifica telefonicamente l'armatore Charles Azzopardi. Ma forse in questa decisione ha giocato anche il ricordo del Francisco Catalina, il peschereccio spagnolo rimasto bloccato per una settimana di fronte alle coste maltesi dopo avere soccorso 51 clandestini perché il governo de La Valletta si rifiutava di accoglierli.